Capitolo Undici

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Ornella per tutta la serata aveva sentito addosso a sé lo sguardo indagatore di Paola ed era cosciente del fatto che  era riuscita a sfuggire alle  domande dell'amica, solo perché si trovavano in un luogo molto affollato.  A casa, però, sapeva che non avrebbe avuto scampo.
Come prevedibile, Paola, appena indossato il pigiama, si accomodò sulla sua brandina con le gambe incrociate, appoggiò il gomito sul ginocchio destro,  il mento sul palmo della stessa mano e disse semplicemente:
"Ti ascolto."
Ornella, che nel frattempo si stava cambiando,  diede le spalle all'amica, ma non per pudicizia, ma perché voleva evitare il suo sguardo.
"Non c'è molto da dire."
"E invece c'è molto da dire, Ornella. Un attimo prima, ci siete tu e Valeria che parlottate sole al tavolo, un attimo dopo ti trovo a ballare con Josh, che ha provato a metterti più di una volta le mani sul culo."
"Non gli ho lasciato mettere le mani sul mio culo!"
"Ok....ma sono confusa, prima mi dici che ti piace qualcuno e poi ti butti addosso a un'altra persona."
"Non mi sono buttata addosso a Josh, ho semplicemente ballato con lui perché è carino."
"E Valeria?"
"Beh, Valeria si è scopata Letizia nel bagno del locale stasera!"
Detto questo Ornella si abbandonò di schiena e con le braccia aperte sul letto.
"Sei sicura?" chiese Paola, dopo aver speso qualche secondo per elaborare quell'informazione.
"Paola, le ho viste uscire dallo stesso bagno mentre si sistemavano i vestiti." rispose Ornella sollevandosi sui gomiti.
"Ma magari non hanno proprio scopato!"
"E uguale Pa'! Qualsiasi cosa abbiano fatto, Valeria è interessata a lei."
"Mi dispiace, Ornella."
Ornella si mise nella stessa posizione di Paola, rivolta verso l'amica, che però, guardava letteralmente dall'alto in basso, a causa del dislivello che c'era tra il letto e la brandina posto accanto ad esso.
"C'è stato un momento quando siamo rimaste sole in cui....non so, ho sentito che c'era qualcosa. Mi ha anche chiesto perché mi fossi arrabbiata quando l'ho vista ballare con Letizia, e sembrava infastidita dal fatto che ci avessi provato con Josh. Ma evidentemente era tutto nella mia testa."
"Mmm," commentò Paola pensierosa "non credo che sia tutto nella tua testa. Solo che prima tu ronzavi attorno a Marco e ora c'è Josh che ronza attorno a te. Finché vedrà da parte tue interesse per dei ragazzi, lei non farà niente per farle capire che le piaci. Perciò credo che debba fare tu la prima mossa."
"Non credo di poterlo fare, Paola."
"Se si tratta di Letizia, Ornella, credo che sia roba di poco conto. Magari hanno bevuto e si sono lasciate prendere la mano."
"Non è questo."
"Di che si tratta, allora?"
"Se facessi la prima mossa ammetterei che provo qualcosa per lei."
"Ornella, anche se non lo hai mai ammesso a voce alta, è così."
"Ma non è giusto!" sbottò, lasciando di stucco Paola.
La ragazza dopo aver guardato Ornella per qualche secondo, senza sapere che dire, si alzò dalla sua brandina e prese posto vicino all'amica.
"Non c'è nulla di male se ti piace una ragazza." le disse mettendole una mano sul ginocchio.
"Non ho detto che c'è qualcosa di male, ho detto che non è giusto."
Paola adesso la guardava confusa, come darle torto, del resto.
"Non ti seguo, qual è la differenza?"
Ornella non riusciva a rispondere, all'improvviso, infatti, le si era formato un nodo alla gola e le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Paola aspettò pazientemente che fosse in grado di parlare di nuovo.
"Se quello che provo è reale," disse una volta calmata "dovrò riprogrammare me stessa, la mia vita, l'immagine che gli altri hanno di me...tutto. E non so se ho la forza di farlo, non dopo gli ultimi mesi passati, durante i quali mi sono dovuta abituare a pensarmi senza Luca, perché senza di lui non sapevo chi ero. Adesso che ho imparato a stare da sola, mi succede questa cosa che cambia tutto. Mi confonde, Paola."
Le lacrime fecero di nuovo capolino, ma stavolta Ornella cercò conforto sulla spalla di Paola, la quale cominciò ad accarezzarle la testa. Paola la lasciò piangere e, quando i singhiozzi  cessarono, sempre accarezzandole la testa disse:
"Hai dovuto imparare a stare senza Luca, perché siete praticamente cresciuti insieme, Ornella. Ti sei dovuta assestare, è normale. Ma quello che provi per Valeria è un'altra cosa; non devi riprogrammare niente, perché il fatto che ti piacciano le donne o te ne piace solo una, non cambia quello che sei, ma aggiunge qualcosa. L'Ornella che vuole baciare Valeria, è un'altra versione di te, ma non è incompatibile con le altre. Per quanto riguarda l'immagine che gli altri hanno di te, sti cazzi. L'importante è che tu riconosci te stessa."
La voce di Paola era calma e rassicurante e Ornella si sentì come se le avessero levato un macigno di dosso. Sollevò la testa dalla spalla dell'amica e si asciugò le ultime lacrime con il dorso della mano.
"Va meglio, ora che ti sei sfogata?" chiese Paola.
Ornella annuì.
"Parlerai con Valeria?"
"Forse."
"Me lo farò bastare per stasera."
Paola diede un bacio sulla fronte all'amica e tornò sulla sua brandina.
"Sei sempre così paziente con me." disse Ornella quando furono entrambe sdraiate ognuna al proprio posto "Sei venuta qua per tre giorni e ti sei dovuta sorbire tutti i miei drammi. A volte ho l'impressione che tu per me sia un'amica migliore di quanto io lo sia per te."
Paola non rispose subito, tant'è che Ornella pensò che si fosse addormentata, ma la ragazza era sveglia e dopo un minuto rispose:
"Ti sei mangiata pasta col pesto, per me."
Ornella fece una piccola risata nonostante il momento non lo richiedesse. La frase di Paola però era assurda.
"Come scusa?"
"Era Marzo," continuò Paola, seria "e Francesco si era comportato da pezzo di merda per l'ennesima volta. Aveva fatto come sempre, mi aveva dato false speranze per poi allontanarsi e dirmi che aveva bisogno di essere libero, e infatti si stava scopando una. Ma vabbé. Un giorno stavo malissimo per questo, ma non ti dissi niente, perché stavi ancora male per Luca e  non volevo aggiungere i miei problemi d'amore ai tuoi. Ma qualcuno a scuola doveva averti detto qualcosa, perciò dal nulla tu mi invitasti a passare il pomeriggio da te. Cucinasti pasta con il pesto parché è la mia preferita, anche se a te non piace , dopo pranzo ci siamo visti Grease, anche se odi quel film. Addirittura non hai fatto nessun commento sarcastico e quando finito il film, ci siamo messe a fare i compiti tu, facesti anche i miei compiti di matematica, anche se....."
"Odio la matematica."
"Cominci a capire dove voglio arrivare? Magari non sei diretta come me. Ma quel giorno, anche se non eri capace di darmi consigli o ascoltare le mie lamentele, sei stata comunque premurosa, e lo sei sempre, soprattutto nelle piccole cose a cui nessuno bada."
Paola non poteva vederlo perché erano ormai al buio, ma quel ricordo fece sorridere Ornella. L'atmosfera si era fatta pesante, tra mezzi coming out e ricordi di manchevoli fidanzati, così Ornella disse:
"Stando a quello che dici sono un'amica eccezionale. Perché Grease fa veramente schifo!"
Ornella sentì Paola scoppiare a ridere e subito dopo il cuscino arrivarle dritto in faccia.
Il pomeriggio del giorno dopo Paola sarebbe partita, non era esattamente un momento per cui Ornella non vedeva l'ora, ma ora che aveva parzialmente metabolizzato la sua cotta per Valeria, c'era un'altra cosa che doveva fare, parlare con zia Carla e poteva farlo solo quando fosse rimasta sola con la donna.
La mattina della partenza Paola e Ornella la trascorsero da sole, volevano godersi le ultime ore insieme. Fu una mattinata senza grandi pretese. Un bagno a mare e l'ultima granita, rigorosamente con doppia panna per Paola. Quando fu ora, si recarono alla stazione insieme alla zia. A differenza di quando era arrivata, l'abbraccio che Paola aveva riservato ad Ornella, durò di più di quello dato a Carla.
"Ricordati che vai bene qualsiasi cosa tu voglia essere." le sussurrò all'orecchio.
Poi aggiunse guardandola in faccia.
"Parla con lei."
Ornella non aveva idea se la lei a cui  si riferiva fosse la zia o Valeria, ma era un consiglio che avrebbe usato per entrambe.
Quando il regionale su cui Paola era salita, partì, Ornella si girò verso la zia, che per discrezione era rimasta qualche passo indietro mentre le due ragazze si stavano salutando.  Lesse nella sua espressione un certa tensione. Evidentemente, anche per la zia la partenza di Paola non era un momento da aspettare con ansia. Ora non c'era nulla che poteva trattenerla dal parlare con la nipote. Infatti, disse, più greve di quanto forse volesse risultare.
"Dobbiamo parlare."
"Lo so." rispose Ornella.
Appena un quarto d'ora più tardi le due donne erano sedute in salotto.
Carla aveva preso posto sul divano, sedeva rigida e con le mani nascoste sotto le cosce, posizione che la nipote sapeva,  assumeva quando era in difficoltà.
Ornella si era seduta sulla poltrona con le gambe incrociate e le braccia conserte, che però sciolse per evitare che dall'altra parte la zia avvertisse un atteggiamento di chiusura da parte sua.
"So che Paola ha visto la mail di tuo padre, e so anche che te lo ha detto." iniziò Carla.
"Da quanto tu e papà vi sentite?" tagliò corto Ornella.
"Mi ha scritto la prima volta dopo un anno e mezzo che dalla sua partenza."
A Ornella scappò una risata.
"Partenza? È così che la chiami? Partenza è quando qualcuno va via dopo averti salutato e informato sulla sua destinazione. Papà non l'ha fatto, perciò non è partito, zia, lui è sparito. L'unica cosa che ci ha lasciato è un misero biglietto che però invece di rispondere alla domande ne ha sollevate altre. E adesso, a distanza di anni, scopro che forse quelle domande potevano avere risposta se tu ti fossi la briga di dirmi che era in contatto con te."
"Non credere che io abbia le risposte che cerchi...."
"Fa lo stesso, zia!" sbottò la ragazza "Avresti dovuto dirmelo che siete in contatto. È per questo che tu e mamma avete litigato? Ho sempre pensato che lei si fosse allontanata da te per qualche motivo stupido dei suoi, ma invece sei tu la stronza che ha agito alle nostre spalle. Dov'è? Sentiamo. Anzi no non dirmelo, ha scritto a te del resto perché dovrei interessarmi su dove si trova, se lui non si è interessato a parlare con me."
"Ornella, so che sei arrabbiata...."
"È per questo che hai tolto le foto dal tuo soggiorno? Perché sono foto con lui?"
Carla assunse un'espressione confusa
"Di che parli?"
"Sei sempre stata piena di foto, vuoi farmi credere che da quando ti sei trasferita hai adottato uno stile minimal? È chiaro che le hai nascoste perché non volevi che le vedessi. Sono foto con lui e non potevi permettere che io..."
"Stop!" urlò Carla.
Ornella si zittì, interdetta dalla reazione della zia, che però ora sembrava pentita di aver alzato la voce.
"Ornella," disse dolcemente "ti prego ascoltami cinque minuti, poi potrai sbroccare quanto vuoi, ok?"
La ragazza annuì.
"Non vedo e non sento tuo padre da quando è andato via. L'unica forma di contatto sono le poche mail che ci siamo scambiati. Ha cominciato a lui a scrivermi e gli ho risposto, perché è sempre mio fratello, non importa quanto io sia arrabbiata. Credimi, però, se ti dico che in quelle lettere non c'è nulla che possa dire dove si trova. Mio fratello mi conosce bene e sa che questa non è un'informazione che mi terrei per me, perciò non l'ha condivisa. So che è all'estero e so quello che fa a grandi linee, ma non so altro. A parte la prima, le sue mail sono piuttosto brevi, parla poco di sé e chiede spesso di te."
Carla emise un sospiro e continuò:
"Per quanto riguarda tua madre, sì, Ornella, ho litigato con lei per le mail, ma non solo. Quando ho capito che tuo padre non avrebbe smesso di scrivere, lo dissi a tua madre. Lei mi disse che non avrei dovuto rispondergli, per lealtà nei suoi confronti. Marcello, secondo tua madre, doveva ricevere lo stesso trattamento del silenzio che lui aveva riservato a voi, ma io le risposi che se lui avesse continuato a scrivere io avrei continuato a rispondergli. Dissi quello che ho appena detto a te, è sempre mio fratello, non importa quanto stronzo sia. Tua madre si arrabbiò, ma si arrabbiò molto di più quando le dissi che avevo intenzione di farti sapere delle mail. Disse che non se ne parlava, tu dovevi essere all'oscuro di tutto, tanto più che quelle mail non avevano alcuna risposta sul perché del suo gesto. Io le dissi che però, secondo me sapere che tuo padre ti pensava avrebbe potuto aiutarti, e soprattutto avresti avuto un modo per contattarlo se lo avessi voluto, ma lei fu inamovibile. Lei non ha mai voluto conoscere il suo indirizzo email e non voleva che lo conoscessi nemmeno tu. Così ci siamo allontanate. Non è stato facile per me tenere questo segreto, ma era la volontà di tua madre e io, anche se non ero d'accordo, dovevo rispettarla."
"Quindi è colpa di mia madre se io non ho più notizie di mio padre! Avrei potuto scrivergli!
"Non avercela con lei, ti prego. Ha fatto quello che credeva giusto per proteggerti. E se posso essere sincera Ornella, non è detto che tuo padre ti avrebbe risposto. Adesso però sei maggiorenne, quindi puoi decidere da sola e, visto che lo hai scoperto, adesso sta a te decidere se leggerle e se contattare tuo padre."
Carla andò in camera da letto e tornò dopo qualche secondo con un mazzo di fogli nelle mani che sul tavolino del salotto.
"Ho stampato tutto, le sue mail e le mie rispettive risposte, dalla prima all'ultima in ordine cronologico. Non sono molte come puoi vedere,  facci quello che vuoi."
Ornella non prese subito quei fogli, ma li fissò per qualche minuto.
Si sentiva frastornata e, allo stesso tempo,  non sapeva con chi, tra gli adulti di quella storia, essere arrabbiata di più: sua madre le aveva negato l'opportunità di contattare suo padre; sua zia che le aveva obbedito o suo padre aveva avuto la sfacciataggine di scrivere senza comunicare dove si trovasse. Era una scelta ardua.
"Io non so che fare." ammise.
"Datti tempo, Ornella e decidi senza pensare né a tua madre né a tuo padre. E ricordati che qualsiasi decisione prenderai, va bene."
Ornella annuì debolmente e allungò la mano per prendere i fogli.
"Penso che le leggerò."
"Certo. Io tra un po' devo andare in negozio a finire una cosa per un consegna. Ma se vuoi che rimanga a casa, io rimango. Le possiamo leggere insieme, se vuoi."
"No, voglio leggerle da sola."
"Allora mi rintanerò in camera da letto, e se tu..."
"No, zia. Va bene così, vai a lavorare se devi. Comunque avrò bisogno del tempo per me per elaborare la cosa."
"Sicura?"
La ragazza fece segno di sì con la testa accennando un sorriso.
"Mi prometti però che se ti senti giù mi chiami, o vieni in negozio?"
"Sì, zia."
La donna tese le braccia e Ornella si alzò dalla poltrona e si rifugiò tra di esse. Stettero strette qualche minuto fino a quando la curiosità ebbe la meglio.
"Quindi l'assenza di foto è una scelta di stile o no?" chiese Ornella staccandosi dalla donna.
Carla abbassò lo sguardo e rise nervosamente.
"Quella è una storia per un altro giorno. Occupiamoci di uno stronzo alla volta, ok?"
Ornella intuì che un uomo doveva averle spezzato il cuore di recente, ma non approfondì, la zia aveva ragione, non era il momento adatto.
Rimasta sola, Ornella non perse tempo e cominciò a leggere le mail.
Scoprì che la zia non aveva mentito, non che se lo aspettasse; suo padre non aveva lasciato nessun indizio in quelle mail che potesse permettere alla sorella di capire dove fosse. Diceva di essere in un posto di mare, di dare una vita semplice, e che da qualche tempo c'era una donna nella sua vita. Questo però non spiegava perché l'uomo avesse sempre chiesto della figlia e mai della moglie. Ornella ipotizzò che forse, visto il modo in cui era sparito, suo padre non si sentisse in diritto di impicciarsi della vita di Agata. Con la figlia era diverso, la genetica doveva pur contar qualcosa.
Carla non aveva omesso nulla di quello che sapeva riguardo la nipote. Aveva parlato dei suoi successi scolastici, della squadra di pallavolo, persino di Luca, argomento di cui però, Carla ultimamente non sapeva molto. Aveva scritto al fratello che Ornella sentiva la sua mancanza, ma se la stava cavando bene, ma soprattutto nelle sue risposte c'era sempre un tema ricorrente, ossia l'invito a Marcello a contattare la figlia.
L'uomo non solo non lo aveva fatto, ma non sembrava che avesse mai preso in considerazione la cosa. Non c'era nelle sue mail una qualche giustificazione che spiegasse perché non lo faceva, semplicemente aveva  l'invito della sorella. Ornella avrebbe preferito che si fosse preso la briga di mentire e scrivere qualcosa del tipo ci penserò...
Ornella passò gran parte del pomeriggio a rimuginare fino a quando la casa era diventata opprimente. Sì sentiva sopraffatta, doveva uscire e le venne in mente solo un posto dove poteva andare.
Lasciò i fogli sparpagliati in salotto e uscì di casa di fretta, senza curarsi di lasciare un biglietto alla zia per farle sapere dove andava. Pedalò velocemente verso la sua destinazione e solo quando arrivò realizzò che non aveva messo in conto di non trovare nessuno.
Infatti, rimase seduta sul gradino del portone di ingresso, con le ginocchia al pettò e il mento appoggiato su di esse per più di dieci minuti.
Quando però la padrona di casa arrivò, Ornella pensò che ne era valsa l'attesa.
"Ciao," disse Valeria " ad essere sincera non ti aspettavo."
Dall'abbigliamento si intuitiva che doveva essere stata in spiaggia, aveva un'espressione sorpresa e anche un po' imbarazzata.
"Scusa se piombo così a casa tua, ma non sapevo dove andare. Mi rendo conto che forse avrei dovuto chiamare, magari hai da fare." disse Ornella alzandosi in piedi.
Valeria la guardava piuttosto confusa.
"Ornella, da quanto non guardi il cellulare?"
"Dalle due circa, quando sono uscita di casa per accompagnare Paola alla stazione, perché?"
Nel frattempo, la ragazza aveva preso il cellulare e notò che c'erano numerosi messaggi nella chat di gruppo che condivideva con le altre.
"Vi ho invitate per una pizza e per un film," spiegò Valeria "le altre hanno accettato. Ad essere sincera, non pensavo volessi venire."
"Scusa se vi ho ignorate, ma sono stata presa da altro."
"Fa niente, ma se non avevi letto i messaggi, perché sei qui?"
La risposta non era né breve e né semplice e Ornella si sentì di nuovo sopraffatta dalle emozioni, solo che a differenza di quanto era accaduto a casa, forse per la presenza di Valeria o forse perché ormai era satura, non riuscì a trattenere le lacrime.
"Ornella, che succede?" disse Valeria allarmata da quella strana reazione.
Fece fece qualche passo verso di lei e la prese tra le braccia e Ornella aveva preso a singhiozzare sulla sua spalla.  Le aveva stretto la vita con un braccio, mentre con l'altra mano le stava accarezzando la testa.
Quei tocchi uniti al profumo della ragazza, che sapeva di mare misto a bagnoschiuma, rasserenarono Ornella, i cui singhiozzi scemarono dopo un minuto.
"Scusa, mi dispiace." disse
staccandosi da Valeria.
La ragazza le sorrise e le mise la mano sulla guancia per  asciugarle l'ultima lacrima.
"Tranquilla, che ne dici di salire e di parlarne?"
Ornella non rispose ma si limitò ad accettare la proposta con un sorriso.
Temeva infatti che se avesse aperto bocca, non si sarebbe potuta trattenere dal dire a Valeria  che con la sua sola presenza aveva già fatto tanto e che quell'abbraccio aveva avuto il potere di farle dimenticare per un attimo di quanto fosse delusa da suo padre. Presto avrebbe seguito il consiglio di Paola, e avrebbe parlato con Valeria. Ma per quella sera era bene prendere le cose così come venivano. Perciò Ornella, presa la mano che Valeria le aveva teso dopo avere aperto il portone, la seguì.










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