Capitolo Due

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Carla quella mattina, prima di andare via, aveva tirato fuori una sua vecchia bicicletta dal vano scala e l'aveva data ad Ornella; sarebbe stato più comodo per lei gironzolare in bici anziché a piedi. Inoltre,anche a voler prendere in prestito l'auto della zia, cosa che questa si era detta disposta a concedere,  la ragazza non avrebbe potuto perché non aveva ancora la patente.
Prima di raggiungere Marco in spiaggia, Ornella aveva fatto un salto al negozio della zia, la quale dopo averle mostrato con orgoglio il laboratorio dove creava i suoi gioielli, aveva approfittato della presenza della nipote in negozio per sbrigare una commissione.
La zia aveva cercato di tranquillizzare Ornella che l'aveva guardata un po' spaurita da quella richiesta.
"Faccio subito non ti preoccupare." le aveva detto.
"E se entra qualcuno che faccio?"
"Niente, Ornella. I prezzi sono esposti, e ogni pezzo ha un'etichetta che indica i materiali usati. Se poi hanno qualche domanda, di' loro di aspettarmi o di tornare in un altro momento. Dubito capiterà, perché a quest'ora non entra mai nessuno."
La ragazza, senza molta convinzione, aveva accettato e ora si stava guardando in giro incuriosita.
Zia Carla non solo aveva talento nel creare gioielli, ma anche nell'esporli; non c'era niente in quel negozio che fosse lasciato al caso e tutto era disposto secondo un ordine cromatico ben preciso.
Ornella, adesso, stava osservando i tre supporti di legno, esposti in vetrina, a forma di alberelli, sui quali erano appesi collane e orecchini.
Il negozio aveva delle campane del vento appese al soffitto, che venivano smosse ogniqualvolta la porta veniva aperta, così da avvisare la padrona, che spesso era nel laboratorio sul retro, che dei clienti erano entrati. Ornella aveva sentito il tintinnio quando era arrivata, tuttavia aver rimosso la cosa perché, quando la porta improvvisamente si aprì, era talmente concentrata sulla vetrina nella quale aveva le mani che il suono delle campane la spaventò, facendole urtare uno degli alberelli che si trascino dietro gli altri come tasselli del domino.
"Cazzo." esclamò a voce alta, pentendosi subito dopo di quell'imprecazione, ma nonne aveva potuto fare a meno, uno degli alberelli era finito a terra.
Fortunatamente era una ragazza giovane quella che era appena entrata, probabilmente non si sarebbe scandalizzata per la parolaccia.
"Scusami, non volevo spaventarti."
Ornella poteva vedere, però, che, nonostante le scuse, la ragazza faceva fatica a trattenere un sorriso. A indispettirla non fu tanto il sorrisetto mal celato della sconosciuta, ma l'orgoglio ferito dalla pessima figura appena fatta.
"Se vuoi ti aiuto a rimettere a posto." si offrì la ragazza.
"No, grazie, è inutile non saprei come fare."
Ornella raccolse l'alberello da terra e le collanine e mise tutto alla rinfusa sul bancone, mentre la ragazza la guardava dubbiosa.
"Non lavoro qui," spiegò "il negozio è di mia zia. È uscita un attimo lasciandomi qui a fare la guardia e non avrebbe dovuto visto che faccio danni."
"Niente di rotto, spero."
Ornella guardò le cose che aveva raccolto da terra.
"Sembra di no....oh no! Si è rotto l'alberello." disse, mentre sollevava l'oggetto adesso mancavano due rami.
La sconosciuta rise e notando, poi, l'espressione leggermente risentita di Ornella, provò a giustificarsi:
"Scusa, non volevo riderti in faccia, solo, hai fatto un'espressione buffa."
La spontaneità della ragazza fecero sorridere Ornella di rimando.
"Cercavi qualcosa in particolare?" chiese, passando dietro al bancone.
"In realtà no. Sono qui in vacanza da qualche giorno e questo negozietto mi ha attratta da subito."
"Sentiti libera di curiosare quanto vuoi."
La ragazza cominciò a guardarsi in giro interessata. Si soffermava spesso su bracciali, piuttosto che su collane e orecchini. Era evidente che li preferiva, a giudicare anche da quello che aveva addosso in quel momento. Sul braccio destro, infatti, indossava diversi bracciali, mentre ai lobi delle orecchie aveva dei discreti orecchini che Ornella poté notare solo perché la ragazza si era portata dietro le orecchie i capelli biondo cenere che portava in un caschetto. Non indossava nessuna collana però.
Era alta, superava Ornella di almeno dieci centimetri e indossava una t shirt verde, che le lasciava scoperta di qualche centimetro la pancia piatta, e un paio di pantaloncini di jeans. Ora che la ragazza le stava dando le spalle, Ornella fece cadere l'occhio sul suo sedere tondo e sodo e invidiò il modo in cui quei pantaloncini le donavano. A lei non stavano così bene.
La ragazza si girò di scatto verso Ornella mentre stava ancora osservando il suo lato B.
"Sai dirmi se c'è nichel in questi bracciali?" chiese.
Ornella arrossì al pensiero che la ragazza potesse aver notato che la stava fissando, poi pensò che anche se non se ne fosse accorta, il rossore sul suo viso poteva sembrare sospetto, cosa che la fece arrossire ancora di più. La ragazza, però, rimase impassibile e Ornella, dopo essersi schiarita la voce, disse:
"È mia zia che li crea non saprei. Comunque dovrebbe esserci un'etichetta con scritti i materiali che ha usato."
"Ah, sì eccola."
La sconosciuta aveva adocchiato un bracciale fatto per lo più di cuoio, piuttosto elaborato, stile bohemien, che poco si addiceva a quelli minimalisti indossati da lei. Lo prese e lo portò alla cassa.
"Hai detto che non lavori qui. Ma se volessi comprare questo bracciale?"
Ornella si avvicinò alla cassa e la studiò per qualche secondo.
"Scusami, ma non so proprio come farla funzionare. Però posso mettertelo da parte e puoi ripassare più tardi. Mia zia tornerà presto."
"Sei gentile, grazie."
"È un regalo?" chiese di getto.
"Perché lo pensi?"
"Il bracciale che hai scelto è molto diverso dalle cose che indossi, quindi ho pensato che fosse per qualcuno. Non volevo impicciarmi, scusa."
"In effetti sì, non è per me."
Ornella dovette mordersi la lingua per impedirsi di chiedere per chi fosse, ma la risposta vaga della ragazza le suggerì che forse era meglio non farlo.
"Io vado, allora, grazie."
La ragazza aprì la porta facendo tintinnare le campanelle. Prima di oltrepassare la soglia si voltò di nuovo verso il bancone e disse:
"Spero di rivederti quando ritornerò."
E senza aspettare risposta uscì dal negozio.
Zia Carla tornò qualche minuto dopo. Appena ebbe varcato la soglia, Ornella cominciò a dirle della cliente che era entrata poco prima, ma la zia la interruppe sorpresa.
"Ornella, che è successo alla vetrina?"
Distratta com'era dalla storia del bracciale, la ragazza si era dimenticata del guaio che aveva combinato.
"Cazzo, è vero! Scusa ho urtato uno dei supporti e le cose sono cadute una dietro l'altra."
"Perdonami." aggiunse poi mortificata, ma appena vide la zia iniziare arridere, si sentì sollevata.
Ornella aveva appuntamento con Marco e i suoi amici a mezzogiorno e dopo aver aiutato la zia con la vetrina, lasciò il negozio. Non era entusiasta di andare in spiaggia a quell'ora. Faceva troppo caldo, ma non era esattamente nella posizione di dettare gli orari. Era lei che si stava unendo ai piani di Marco e, inoltre, era impaziente di vederlo.
Arrivò all'appuntamento in orario e non dovette aspettare molto prima che Marco arrivasse.
Insieme a lui c'erano altri due ragazzi, Ornella non ricordava, però, se fossero gli stessi della pizzeria.
"Sono contento che sei venuta," disse il ragazzo dopo aver presentato gli amici "temevo mi avresti dato buca."
I quattro cominciarono a incamminarsi verso uno dei tanti lidi che c'erano su quel tratto di spiaggia. Ecco un'altra cosa per cui Ornella andava matta: preferiva di gran lunga la tranquillità della spiaggia libera. I lidi, al contrario, erano affollati e la musica era assordante, ma ancora una volta non aveva molta voce in capitolo.
Fin dall'inizio, Ornella ebbe la sensazione che gli amici di Marco, Roberto e Kevin, facessero di tutto per fare in modo che Marco rimanesse solo con lei. Avevano un atteggiamento alquanto freddo e le avevano rivolto la parola appena un paio di volte. Sia in acqua che sotto gli ombrelloni i due si mantenevano a debita distanza, spesso escludendo lo stesso Marco.
Sicuramente stavano cercando di essere dei buoni amici, tuttavia Ornella credeva che tutto risultasse troppo forzato e quando i due si alzarono dalle sdraio in maniera repentina, Marco si sentì in dovere di dire qualcosa.
"Scusali."
"Per cosa?"
"Beh si stanno comportando un po' da stronzi."
"Ma no figurati."
"È che da ieri sera che non faccio che parlare di te, quindi si sono in qualche modo convinti che dovevano farsi da parte."
Ornella si sentì leggermente in imbarazzo per quella frase, perciò cambiò argomento.
"Siete amici da tanto?"
"Dal liceo. Io e Kevin ci siamo iscritti alla stessa università, ma in due diverse facoltà. Roberto invece ha deciso di non studiare e per il momento da una mano nella officina del padre, però continuiamo a vederci come se il liceo non fosse mai finito. Sono i miei migliori amici."
"Cosa studi?"
"Economia a Milano, sono al secondo anno. Ce l'ho fatta per un pelo però. Tu invece? Hai detto che ti sei appena diplomata, dove vuoi iscriverti?"
Ornella si irrigidì. Durante l'ultimo anno di scuola aveva faticato tanto che aveva dovuto incanalare le energie, proprie e quelle di sua madre, nell'obbiettivo più prossimo che era prendere il diploma, perdendo così di vista gli obbiettivi più a lungo termine. Ora, però, che un estraneo le poneva quella domanda, che molti, anzi tutti, non avevano osato farle prima per paura di una reazione negativa, si rendeva conto che forse era giunto il momento di decidere, o perlomeno di pensare di decidere, cosa voleva fare nell'immediato futuro.Prima di essere mollata, Ornella aveva avuto un semplice piano; una volta finito il liceo avrebbe raggiunto Luca e, visto che l'obbiettivo non era prendere la laurea ma una laurea, avrebbe scelto una facoltà tra quelle a disposizione, senza pensare a quello che voleva fare realmente, ma escludendo piuttosto quelle che non voleva fare. Si sarebbe perciò iscritta in qualcosa che aveva delle materie umanistiche nel piano di studio, dato che ci era portata, perché la priorità era laurearsi nella stessa città di Luca. Ora, si rendeva conto che quel piano era stato stupido e che qualcuno forse avrebbe dovuto prenderla a schiaffi fin dall'inizio.
Ovviamente, Ornella non aveva intenzione di raccontare tutto questo al ragazzo che aveva appena conosciuta e diede, perciò, una risposta vaga.
"Mi piacerebbe studiare lettere, ma non ho ancora deciso."
"Puoi anche non pensarci adesso, in fin dei conti siamo a Luglio. Devi pensare a divertirti."
Quell'atteggiamento alla carpe diem suonava, alle orecchie di Ornella, come un tentativo un po' troppo sbrigativo di fare filosofia sulla questione e invece di esserne rincuorata, come, secondo lei, era nell'intenzione del ragazzo, ne fu turbata e si limitò a rispondere con un sorriso.
Faceva troppo caldo, perciò decisero di nuovo di fare un bagno. Ornella, poco abituata al mare, faceva fatica ad entrare in acqua.
"Non mi dire che hai freddo!" la schernì Marco che si era già immerso.
"Un po'."
Adesso Marco la guardava malizioso e quando Ornella capì quello che voleva fare fu troppo tardi. Il ragazzo infatti, uscito dall'acqua se la caricò sulle spalle e una volta che l'acqua gli arrivò al livello del petto, lanciò Ornella in aria facendola cadere qualche metro più avanti. Non era stato difficile per Marco; era alto e ben piazzato e accanto a lui Ornella sembrava uno scricciolo.
I due iniziarono a giocare in acqua ed erano talmente presi l'uno dall'altra che quasi non si accorsero che Kevin e Roberto li avevano raggiunti.
"Ehi! Dove eravate finiti?" domandò Marco.
Fu Kevin a rispondere.
"Abbiamo incontrato due tipe che ci hanno detto che c'è una serata stasera al Kalòn, il lido dove siamo andati la prima sera."
"Mmmm, non saprei. Non mi era piaciuto molto...."
"Senti, Marco," disse Kevin scontroso " le tipe che abbiamo incontrato ci vanno, quindi ci andiamo anche noi. È giusto che anche noi due battiamo chiodo."
Roberto si era reso conto che quell'uscita era piuttosto infelice di fronte alla ragazza che l'amico stava cercando di conquistare, perciò, accennò un sorriso e, nel tentativo di rimediare, disse ad Ornella:
"Ovviamente sei invitata anche tu, se ti va."
Marco si rivolse a lei con uno sguardo pieno di aspettative.
"A te va di uscire con noi?"
Ornella esitò, allora il ragazzo temendo un rifiuto si affrettò ad aggiungere:
"Non dobbiamo andare a ballare se non vuoi, io e te possiamo fare qualche altra cosa."
"No, tranquillo. A me va bene venire a ballare con voi."
I ragazzi si separarono intorno alle cinque e si diedero appuntamento per le dieci di quella sera.
Ornella, non avendo niente di meglio da fare passò di nuovo dalla zia in negozio. La trovò lì con due clienti, e quando queste furono uscite la zia era sorridente.
"Le signore hanno fatto spese folli?"
Carla annuì soddisfatta.
"Sai sono tentata di chiudere il negozio per oggi dopo l'ultima vendita fatta."
La donna stava chiaramente scherzando, ma questo fece venire in mente ad Ornella la ragazza del bracciale.
"La ragazza di stamattina è passata?"
"Sì, ha chiesto di te."
"Come mai? Sa che non lavoro qui."
"Mi ha raccontato che ti sei spaventata quando lei è entrata in negozio, ed è per questo che hai buttato le cose in vetrina. Si sentiva un poco in colpa, parole sue, e voleva assicurarsi che non ti avessi sgridato o impedito di venire in negozio. Quest'ultima era chiaramente una battuta, ma credo che fosse un modo implicito per chiedere se saresti ritornata qui. Allora io le ho detto di stare tranquilla e che saresti sicuramente tornata."
Ornella inarcò le sopracciglia.
"Perché fai quella faccia?" chiese la zia.
"Non capisco tanto interesse."
"È necessario capirlo?"
Vedendo che la nipote aveva ancora la stessa espressione continuo:
"Non c'era nessuno con lei, come stamattina, evidentemente è in vacanza da sola o con i genitori e sta cercando di farsi degli amici. Credo che abbia la tua età, sai."
Zia Carla in modalità Jane Marple era una versione inedita e Ornella trattenne a stento un sorriso divertito.
"Senti, zia, sarebbe un problema se uscissi sta sera?" disse dopo qualche secondo.
"Dove vai?"
"A ballare."
"C'entra il ragazzo di ieri?"
Ornella annuì.
"Mmm"
La zia sembrava pensierosa.
"E come ci vai?"
"Mi passano a prendere loro in auto."
Passò qualche secondo e la zia disse:
"Non devi chiedermi il permesso, sia chiaro. Tuttavia, non mi fa impazzire l'idea di te che sali in auto con loro. Perciò, Ornella, promettimi che se bevono o se a metà serata vorrai tornare a casa, mi chiami. Non importa a che ora, ti verrò a prendere."
"Promesso zia."
Zia Carla le fece l'occhiolino e Ornella lasciò il negozio.
Mentre pedalava verso casa, Ornella cominciò ad avere qualche ripensamento. Fino a qualche tempo prima la sua vita ruotava tutta intorno a Luca, e se non c'era lui, c'era comunque Paola e non ricordava di essere mai andata a ballare senza uno dei due. Quella sera invece, sarebbe uscita con un ragazzo che le piaceva, ma che conosceva a malapena, e con i suoi amici con i quali aveva scambiato sì e no venti parole. L'idea la innervosiva, però, era proprio per questo che aveva accettato. In vacanza era da sola, a parte la zia, e non aveva altra soluzione che essere coraggiosa e fare le cose in autonomia, perciò, decise di abbandonare ansie e aspettative e che avrebbe preso la serata così come veniva.
I ragazzi arrivarono sotto casa di Ornella con mezz'ora di ritardo, cosa che fece storcere il naso di Carla, la quale era una donna emancipata e moderna, ma su certi aspetti della cavalleria non transigeva, e il ritardo era uno di quegli aspetti.
Il ritardo aveva infastidito anche Ornella, in realtà, ma quando salì in auto cerco di non darlo a vedere.
"Scusa per il ritardo." disse Roberto che era alla guida. "ma qualcuno non si sbrigava ad uscire dalla doccia."
A Ornella non fu chiaro chi tra i due amici fosse quel qualcuno. Il favorito, però, era Kevin, che seduto nel sedile posteriore accanto a lei, se ne stava zitto con le braccia conserte a fissare fuori dal finestrino. Era palesemente di cattivo umore. Marco, invece, era seduto sul sedile del passeggero e, adesso, si stava girando verso di lei, con un sorriso.
"Stai benissimo." disse.
Ornella aveva messo un paio di pantaloncini neri a vita alta, una camicetta color caramello che si annodava alla vita e un paio di zeppe dello stesso colore. Le zeppe erano un buon compromesso tra i tacchi e le sneakers, per chi come lei non era abituata a portare i primi.
Entrati nel lido, Roberto e Kevin si allontanarono alla ricerca delle ragazze che avevano incontrato quel pomeriggio, mentre Marco e Ornella si diressero verso il bar. La ragazza insistette per pagare almeno il proprio drink, ma Marco non glielo permise, si avvicinò, anzi, al suo orecchio e, cercando di sovrastare il volume della musica, le disse:
"Non sta bene che le ragazze carine si paghino da bere da sole."
Ornella lo ringraziò con un sorriso, non sapeva esattamente come rispondere. Ebbe la sensazione, infatti, che fosse uno di quei complimenti che nascondono delle insidie.
I due si lanciarono in pista dopo qualche minuto. All'inizio Ornella era un po' impacciata, ma il ragazzo aveva fatto di tutto per metterla a suo agio e dopo ebbe ammesso che lei era una frana a ballare, Marco per farla sentire meno goffa aveva cominciato a fare delle mosse stupide, procurando l'ilarità di un gruppetto di ragazze che erano vicine a loro.
Ornella aveva notato che Marco aveva fatto più di un tentativo di avvicinarsi a lei, e all'ennesimo, gli permise di metterle le mani sui fianchi e di ballare attaccato a lei.
La ragazza, adesso, si stava divertendo, tutte le insicurezze che aveva avuto erano svanite e semplicemente si stava godendo quel momento, inoltre, Marco non ricercava, insistentemente, il contatto, anzi si stava rivelando un gentiluomo.
Rimasero un bel po' sulla pista da ballo, ora ballando vicini, ora facendo gli scemi, fino a quando Marco la trascinò su uno dei divanetti liberi.
"Stai qui, prendo da bere." le disse. "Vuoi qualcosa?"
Ornella scosse la testa.
Marco arrivò qualche minuto dopo con due cocktail in mano e gliene mise uno davanti.
"Ti ho preso lo stesso drink di prima."
"Grazie, ma avevo detto di no."
"Che sarà mai un altro drink! Su Ornella, ci dobbiamo divertire!"
Ornella si lasciò convincere e accettò il drink, mentre il ragazzo sorrideva soddisfatto.
"Ecco brava! La notte è giovane."
Marco, distrattamente, posò una mano sulla coscia di Ornella, un tocco sicuramente meno casto di quelli precedenti. Quel contatto, però, non le dispiaceva e lasciò che il ragazzo lasciasse la mano dov'era e l'accarezzasse dolcemente con il pollice.
Qualche minuto dopo videro Roberto venire verso di loro.
"Le avete trovate le tipe di oggi pomeriggio?" chiese Marco.
"Sì, stanno ballando, Kevin è con loro e c'è anche un'altra ragazza, ma non ho capito se è un'amica o se l'hanno appena conosciuta."
"E tu perché non sei con loro?"
Roberto rispose con una smorfia e una alzata di spalle.
"Mi dispiace Roby." disse Marco ridendo, per qualcosa che però ad Ornella era sfuggita.
"Dai," disse poi "torniamo tutti in pista."
Ritrovarono Kevin che stava ballando con una ragazza mora che indossava un vestitino nero. Persino Ornella
non poté fare a meno di notare che era molto sexy ed era curiosa di sapere se fosse proprio una delle ragazze che i due amici avevano incontrato pomeriggio. Dallo sprazzo di conversazione tra Marco e Roberto che era riuscita a sentire sembrava fosse così.
"È bella." sentì Marco commentare. Roberto si avvicinò all'orecchio dell'amico che gli disse qualcosa che Ornella non poté sentire.
"Buon per Kevin!" rispose Marco con entusiasmo.
Ornella non era certa di quando avessero perso di vista Kevin, ma a un certo punto vide che non era più a nelle vicinanze. Sospettava che lui e la ragazza avessero voluto cercare un po' di privacy. Sperò che Marco non fosse della stessa idea, perché non era sicura che fosse disposta a concedergli di più di un casto bacio sulle labbra, almeno per quella sera.
Concentrata com'era su questo pensiero non si accorse che qualcosa stava accadendo alle sue spalle. Che l'atmosfera era cambiata glielo suggerì l'espressione dei due amici che erano di fronte a lei e che guardavano oltre le sue spalle un po' sorpresi e un po' allarmati.
Ornella si girò in tempo per vedere che la ragazza mora che prima era con Kevin, si era rifugiata tra le braccia di quelle che doveva essere l'amica. Ornella intuì che stava piangendo, e adesso insieme all'amica che la teneva abbracciata si era aggiunta un'altra ragazza.
La riconobbe, era la ragazza che era passata nel negozio della zia. La vide dire qualcosa alla ragazza in lacrime, poi le aveva preso la mano e la stava portando da qualche parte seguita dall'amica della mora.
Roberto, dopo aver dato una pacca di intesa sulla spalla a Marco, corse verso Kevin che adesso che si stava dirigendo verso la ragazza mora. Raggiunse l'amico e gli si parò davanti per fermarlo.
Ornella giunse in tempo per sentire Roberto dire:
"Kevin, lascia perdere, andiamo via che è meglio."
Kevin si lasciò trascinare fuori dal locale da Roberto che però sembrava avere una gran fretta.
"Che succede?" chiese Ornella a Marco.
"Ti spiego fuori." le disse prendendole la mano e guidandola fuori.
I due ragazzi fuori stavano discutendo, Roberto parlava animosamente mentre Kevin ascoltava accigliato a braccia conserte, appoggiato a un muro. Marca si stava dirigendo verso di loro, ma Ornella lo bloccò per il braccio e gli rinnovò la domanda fatta poco prima:
"Allora che succede?" .
"Niente di grave, Kevin ha litigato con la tipa."
Quella sembrava una balla.
"Senti," disse Ornella, "tu raggiungili. Io dovrei tornare dentro, devo andare in bagno."
"Certo vai." rispose Marco.
Ornella tornò indietro e in bagno dove trovò la ragazza mora, la sua amica e la ragazza del negozio.
Le acque sembravano essersi calmate, la ragazza era appoggiata di spalle sul lavandino, mentre l'amica accanto a lei aveva il braccio intorno alle sue spalle. Di fronte la ragazza del negozio, invece, le stava parlando in tono rassicurante.
Ornella non sapeva cosa dire, ma non ebbe modo neanche di provare a parlare perché, appena la ragazza del negozio si accorse della sua presenza, le fu addosso.
"Dì al tuo amico che un porco schifoso e se lo becco in giro gliela faccio pagare."
"Che è successo?" chiese Ornella con un filo di voce, chiedendosi come l'avesse collegata a Kevin, non che fosse quello il problema.
"Vuoi sapere che è successo?" urlò la ragazza "Quello stronzo del tuo amico non accetta un no come risposta. E tu sei più stronza di lui se frequenti dei tipi del genere."
"Si sono appartati," spiegò l'amica della ragazza mora con tono più calmo " ma quando Kevin ha provato a spingersi troppo in là, Ilenia si è tirata indietro. Lui si è arrabbiato e ha cominciato a insultarla. L'ha persino strattonata."
"Mi dispiace." riuscì solo a dire Ornella.
"Ora che sappiamo che ti dispiace va mooolto meglio!" disse la ragazza del negozio, sarcastica. Poi aggiunse glaciale:
"Perché invece non ci fai un favore e non ti levi dal cazzo?"
Ornella aveva esitato e la ragazza continuò:
"Va' torna dai tuoi amici."
Vergognandosi come non mai, stavolta ubbidì e lasciò il locale.
Ornella raggiunse i ragazzi che erano fermi al solito muretto. Solo che adesso Roberto quello accigliato a braccia conserte.
"Tutto bene?" le domandò Marco.
"Se hai finito di pisciare, ce ne possiamo andare da qui." intervenne Kevin, brusco.
"Ti prego, taci!" esclamò Roberto esasperato.
"Posso chiedere che è successo? Ho incrociato la ragazza mentre era in bagno, sembrava sconvolta."
Kevin stava per dire qualcosa, ma Roberto si girò rapido verso si lui e gli puntò un dito contro per intimargli di stare zitto. La minaccia silenziosa funzionò, Kevin richiuse la bocca e lasciò parlare Roberto.
"C'è stata una piccola incomprensione tra Kevin e la ragazza. Kevin si è fatto un po' prendere la mano e ha alzato la voce. Tutto qua."
Quella versione era un po' carente e non coincideva certo con quella della ragazza.
"La ragazza sta bene?" domandò Roberto
"Ha smesso di piangere."
Non era la risposta alla domanda che le era stata posta, ma almeno era la verità.
"Andiamo su." disse il ragazzo agli amici " Accompagniamo Ornella a casa e finiamo sta serata."
Si mossero tutti insieme verso l'auto. Marco le mise un braccio intorno alle spalle.
"Mi dispiace che la serata sia andata così."
"Non ti preoccupare, mi sono divertita."
In auto regnava il silenzio. Roberto e Kevin avevano ancora i musi lunghi, mentre Marco accanto a lei sul sedile posteriore, ogni volta che incrociavano lo sguardo sorrideva imbarazzato.
"Posso dire una cosa?" disse Kevin interrompendo il silenzio teso.
"Non puoi."
"Cazzo Roby, ma l'hai vista?"
Roberto si girò verso Kevin e lo fulminò con lo sguardo, stavolta però non fu abbastanza per fermare i suoi sproloqui.
"Vi dico che ci stava, ragazzi. Prima si strofina addosso come una troietta in calore poi mi fa: basta non mi va. Sì che gli andava però, se ti metti un vestito del genere, vuol dire che ti va, zocc..."
"Kevin!"
Stavolta Roberto e Marco avevano parlato all'unisono.
Ornella, adesso,  era decisamente a disagio e per qualche ignoto motivo, sentì l'impulso di coprirsi. Controllò, infatti che la camicetta non mostrasse la scollatura e allo stesso tempo spinse l'orlo della stessa verso il basso, per coprire quel centimetro di pancia che lasciava scoperto. Poi, mise le mani sulle cosce come per nasconderle.
Arrivati a destinazione, Ornella si precipitò fuori dall'auto.
"Ciao, ragazzi, grazie per il passaggio." disse senza neanche voltarsi verso dietro e dovette combattere contro l'impulso di mettersi a correre. Mentre chiudeva il portoncino, però, ebbe modo di guardare un'ultima volta l'auto dei ragazzi. Gesticolavano in maniera concitata, evidentemente avevano aspettato che lei fosse scesa per continuare a litigare.
La serata era stata strana. Fin dalla prima occhiata, Ornella aveva pensato che Kevin fosse un tipo antipatico, ma quella sera si era rivelato un vero stronzo. Tuttavia, non era l'unica cosa ad averla infastidita Non riusciva a smettere di pensare infatti a quella pazza che se l'era presa con lei in bagno. Lei non aveva fatto niente di male, eppure la ragazza del negozio le aveva inveito contro.
A Ornella dava fastidio che quella ragazza pensasse che fosse amica di Kevin. Avrebbe voluto spiegarglielo, ma anche se avesse avuto il tempo di parlare in quel bagno, sarebbe stato comunque inappropriato. Si soprese a sperare di avere l'opportunità di rivederla per chiarire, non sapeva come mai, ma all'improvviso l'opinione di quella sconosciuta contava qualcosa.
Mise il pigiama si sistemò a letto, convinta che non avrebbe preso sonno, invece, forse proprio per la serata movimentata, Ornella ci mise solo due minuti a cadere tra le braccia di Morfeo.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora