Capitolo Sei

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Ornella non era riuscita a recuperare il libro. Quando aveva incontrato Roberto, questo le aveva detto di averlo cercato in lungo e in largo, ma senza risultati.
Marco diceva di averlo perso, ma lui
sospettava che l'amico per ripicca non volesse restituirlo.
Ornella, perciò, si era rassegnata all'idea di aver perso il regalo dell'amica per sempre, anche se Roberto le aveva assicurato che non si sarebbe arreso.
Il libro,però, non era l'unica cosa ad occupare la sua mente.
Ornella non vedeva Valeria dall'ultima volta che erano state a mare assieme, tre giorni prima. Si era divertita con le ragazze, Ilenia e Chiara l'avevano presa subito in simpatia e, addirittura, era stata inserita nella loro chat di gruppo. Questo voleva dire  che, anche se indirettamente,  aveva ottenuto il numero di Valeria, ma Ornella si era sentita poco propensa a scriverle in quei tre giorni. 
Non capiva bene cosa fosse accaduto, ma appena arrivate in spiaggia, la complicità che si era creata tra di loro sembrava ormai persa. Era come se la presenza di estranei, avesse alterato gli equilibri e, sebbene non ne fosse sicura, Ornella credeva di aver percepito freddezza e a tratti imbarazzo da parte della ragazza.
Aveva sperato in quei tre giorni, che qualcuno, tra Ilenia e Chiara, organizzasse qualcosa da fare assieme, così avrebbe avuto occasione di rivedere Valeria; ma tutto taceva da allora.
In realtà, la scusa per ricontattare la ragazza, Ornella ce l'aveva. Aveva delle cose da restituirle e, quella mattina, sentendosi un po' più coraggiosa, pensò di usare quella scusa e invitare Valeria ad andare in spiaggia con lei.
Il coraggio, però, rimase bloccato per buoni dieci minuti nella sua testa, senza che riuscisse a fluire nelle mani tra le quali teneva il cellulare.
Scrisse e cancellò il messaggio per tre volte, prima di premere invio e quando, finalmente, lo fece il risultato non fu dei migliori.
Ciao, ho ancora le tue cose, dimmi quando e come te le posso restituire, scrisse e si rese conto che nel tentativo di non risultare impaziente, aveva finito per sembrare distante e formale.
Valeria, fortunatamente, ripose dopo un minuto.
Sono a casa, se ti va, perché non passi adesso?  rispose e Ornella senza rendersene conto cominciò a sorridere. 
Valeria la accolse con addosso ancora il pigiama, un paio di pantaloncini e una canottiera, entrambi di un colore chiaro e di cotone. Troppo leggero per Ornella, la quale non poté fare a meno di notare che la stoffa, leggermente trasparente, dei pantaloncini che fasciavano perfettamente al sedere di Valeria, lasciavano intravedere un paio di slip neri. Fortunatamente la canotta non aderiva al corpo, quindi solo a patto di guardare bene, si poteva intuire se la ragazza, per dormire, avesse indossato il reggiseno o no. Ad ogni modo, Ornella non aveva voglia si scoprirlo ed evitò di fissarla troppo.
"Scusami, se sono ancora in pigiama," disse Valeria "stamattina ho fatto fatica ad alzarmi dal letto."
"Ti ho svegliata?" chiese Ornella allarmata.
"No,  tranquilla. Ero sveglia quando mi hai scritto, solo che ero ancora a letto."
Valeria la fece accomodare in cucina e mise su il caffè. Poi disse ad Ornella che sarebbe andata a cambiarsi e le chiese il favore di dare un'occhiata alla moka. Non ci  fu bisogno del suo intervento, però, perché la padrona di casa fu velocissima.
Valeria  adesso  indossava una t-shirt rosa cipria e un paio di pantaloncini di jeans scoloriti e decisamente molto più casti di quelli del pigiama.
"Quanto zucchero?" chiese mentre versava il caffè nelle tazzine.
"Due cucchiaini."
La ragazza girò la testa di scatto e guardò Ornella stupita.
"Due?!"
Ornella annuì un po' a disagio.
"Non è più caffè con lo zucchero ma il contrario." commentò mentre posava le tazzine sul tavolo e si accomodava di fronte a lei.
"Tu come lo prendi?"
"Come lo prendono gli adulti, amaro!"
Ornella roteò gli occhi con un gesto volutamente teatrale che fece ridere Valeria.
Come se quella risata le avesse dato coraggio, senza quasi rendersene conto, Ornella disse:
"Io stavo per andare in spiaggia, ti piacerebbe accompagnarmi? Mi farebbe piacere se mi facessi compagnia."
Troppo tardi realizzò che l'ultima frase non era affatto necessaria,  non sapeva neanche perché avesse sentito il bisogno di dirla, e si sentì ancora più in imbarazzo quando la risposta  tardò ad arrivare.
Ornella cercò di ricorrere ai ripari.
"Ho pensato che magari ti andava di venire, ma se hai altri piani o non ti va non fa nulla."
Non ne era sicura, ma Valeria sembrava leggermente divertita nel vederla disagio.
"Non ho altri impegni e a dire la verità ti stavo per proporre di andare in un posto."
"Dove?" domandò incuriosita, Ornella.
"Ci dobbiamo allontanare un po' però, lascia la bici qui, come l'altra volta, e ci andiamo in auto, ti va?"
Ornella annuì sollevata. Se Valeria avesse detto di no, non sarebbe più riuscita  a guardarla in faccia.
La ragazza disse che il posto dove voleva portarla distava almeno mezz'ora di auto e lei acconsentì dicendo che non aveva nessuna fretta.
"Ilenia e Chiara?" domandò Ornella quando erano in auto da dieci minuti.
"Sono andate a fare un'escursione di un paio di giorni."
"Perché non sei andata con loro?"
"Non l'hanno organizzata loro, ma dei ragazzi che hanno  conosciuto qualche giorno fa."
Ornella pensò che quella poteva essere l'occasione per chiarire i sospetti riguardo la sessualità della ragazza. Perciò con tono allusivo chiese:
"E tu? Non hai trovato nessun ragazzo disposto ad invitarti?"
Valeria ridacchiò e rispose:
"No, nessun ragazzo mi ha invitata da nessuna parte."
Piuttosto deludente come risposta, ma a pensarci bene non c'era stata una domanda diretta. Tuttavia, dopo una pausa di qualche secondo, che con il senno Ornella poté definire strategica, la ragazza aggiunse:
"Ad ogni modo, se qualche ragazzo l'avesse fatto, non avrei accettato."
La frase era un po' troppo enigmatica per essere considerata una conferma e Ornella stava pensando a qualcosa da dire, ma lo schermo del cellulare di Valeria, che era incastrato nel porta cellulare attaccato alla bocchetta dell'aria,  si illuminò.  
Sul display comparve Mamma, ma Valeria non sembrava intenzionata a rispondere. Non annullò la chiamata, ma, si limitò a silenziare la suoneria.  Quando gli squilli terminarono e per un breve secondo lo schermo del cellulare fu illuminato, Ornella notò che Valeria aveva come sfondo una foto di lei abbracciata ad una ragazza. Le tornò in mente la sera in gelateria, quando Valeria era stata piuttosto vaga sul motivo per cui era in vacanza da sola. Magari quella nella foto era la sua ex ragazza che l'aveva mollata giusto prima di partire. Erano solo congetture, però. 
Erano passati venti minuti, quando Valeria  imboccò una strada sterrata; sembrava quasi che si stessero allontanando dal mare, anche perché erano leggermente salite di altitudine.
Ornella domandò:
"Ma dove stiamo andando?"
"Ci siamo quasi."
Dopo dieci minuti di curve e strade strette, Valeria fermò l'auto. Ora, Ornella riusciva a vedere il mare di fronte a sé, ma non la spiaggia.
Appena scese dall'auto, realizzò che la spiaggia era sotto di loro, una striscia dorata, circondata da una parete rocciosa. Non era né molto alta né molto ripida, ma Ornella comunque non vedeva vie di accesso.
"Come ci arriviamo là sotto?" chiese con un pizzico di apprensione.
"Seguimi, c'è una via, ma non si vede da qui."
Valeria la condusse giù passando per degli scogli che facevano da scale naturali. Valeria sembrava uno stambecco in confronto ad Ornella che in qualche occasione si era dovuta far dare una mano.
Ad ogni modo scendere era stato più facile di quello che sembrava all'inizio e Ornella guardando quella spiaggia deserta, pensò che, anche fosse stato più difficile, ne sarebbe valsa comunque la pena.
Niente musica, brusio o grida di bambini che giocano, solo il suono delle onde del mare.
"Che te ne pare?" domandò Valeria orgogliosa.
"Mi hai portato qui per uccidermi?"
"Se avessi avuto intenzione di ucciderti non ti avrei fatto lasciare la bici da me. Quella è la prova che sei stata a casa mia, sarei la prima sospettata."
"Il fatto che tu abbia risposto così seriamente alla mia battuta è inquietante."
Valeria rise e disse:
"Andiamo, non vedo l'ora di buttarmi in acqua."
Le prese  la mano e Ornella si lasciò trascinare volentieri verso la riva.
La fretta di Valeria era reale e, dopo essersi spogliata rapidamente, corse in acqua.
"Ehi! Aspetta!" le gridò dietro Ornella.
La ragazza che era in acqua fino a metà coscia si girò verso Ornella che stava agitando  un flacone di crema solare mentre la guardava con aria di rimprovero.
"Non pensavo di essere venuta a mare con mia madre." la prese in giro Valeria, dopo averla raggiunta di nuovo.
"Prendimi pure in giro," rispose Ornella mentre si passava la protezione sul corpo "ma tra me e te quella che rischia di scottarsi sei tu. Hai la pelle chiara, quindi ti conviene mettere po' di crema."
Valeria aveva un'espressione divertita perché, adesso, Ornella stava avendo difficoltà a mettersi la crema sulle spalle.
"Dammi la crema e girati." le disse improvvisamente mal celando un risolino "Ti do una mano. Non ci arrivi."
Ornella le porse il flacone cercando di nascondere la sua riluttanza. Non era esattamente a suo agio in quella situazione e, sebbene non ci fosse niente di ambiguo in quei tocchi,  fu grata di essere girata di spalle e che, di conseguenza, l'altra non potesse vedere dalla sua espressione piuttosto imbarazzata. 
"Ecco fatto." disse Valeria.
Adesso era lei a mettersi la crema, mentre Ornella aveva fatto qualche passo verso la riva, nel tentativo di sfuggire all'eventuale richiesta della ragazza di ricambiare il favore appena fatto. Valeria, però, se la cavò da sola.
 La temperatura dell'acqua era piacevole, ma Ornella, come al solito, doveva immergersi lentamente.
"Non mi dire che entri in acqua come le signore anziane che dopo mezz'ora sono ancora con l'acqua all'altezza delle ginocchia." disse Valeria, un attimo prima di buttarsi in acqua.
"Ho freddo." disse Ornella a mo' di scusa, mentre si stringeva su sé stessa.
L'espressione di Valeria mutò e divenne più maliziosa e Ornella temeva di sapere cosa stava per succedere.
"No, ti prego." disse consapevole che il tono supplichevole non l'avrebbe salvata, anzi.
Valeria, infatti, la raggiunse  con due falcate, le mise le braccia sotto i glutei e la sollevò leggermente. Era più alta di lei, ma non la sollevò di molto. Riuscì a buttarla in acqua, quindi, con un movimento scomposto e poco coordinato. 
"Sei una stronza." disse Ornella scossa da brividi di freddo, mentre si era portata le mani sugli occhi che le bruciavano, perché stupidamente non aveva fatto in tempo a chiuderli prima di finire sott'acqua.
Mentre Valeria rideva, Ornella pensò di vendicarsi. L' acqua adesso le arrivava al petto, le diede le spalle e rimase con il viso nascosto tra le mani.
"Ornella?"
Non rispose.
"Ti sei fatta male?"
Il tono di Valeria adesso era leggermente allarmato. Sentì che la ragazza muoversi verso di lei.
"Ornella, mi dispiace."
Appena sentì la mano di Valeria sulla sua spalla, Ornella con uno scatto si girò e mise entrambe le mani sulla testa della ragazza, facendo appena in tempo a vedere la sua espressione sorpresa prima di spingerla sott'acqua.
Appena riaffiorò, Valeria cominciò a tossire.
"Adesso chi è la stronza fra me e te?!" disse tra un colpo di tosse e un altro.
Ornella rideva soddisfatta.
"Mi hai fatto spaventare," si lamentò la ragazza quando finì di tossire "pensavo di averti fatto male."
"Capisco che entro in acqua come un'ottantenne, ma non mi faccio male facilmente."
"Ora che sei completamente immersa, possiamo farci una nuotata. Lo vedi quello scoglio laggiù?"
Valeria le indicò uno scoglio a largo. Sembrava distante un centinaio di metri.
"A chi arriva prima?" propose Ornella e senza dare il tempo a Valeria di processare le sue parole, cominciò a nuotare verso lo scoglio. La sentì protestare:
"Ehi! Così non vale!"
Anche se aveva barato, Valeria non solo aveva raggiunto Ornella, ma l'aveva anche abbondantemente superata.
Infatti, adesso era già in piedi sullo scoglio che, compiaciuta, guardava Ornella che annaspava.
"Ti giuro che sembrava più vicino!" disse Ornella ansimando mentre si aggrappava allo scoglio.
"Non solo entri in mare come un ottantenne, nuoti pure come un ottantenne."
"Aiutami a salire, invece di prendermi per il culo." disse fingendosi risentita.
Appena Ornella fu sullo scoglio, le ragazze si sdraiarono una accanto all'altra godendosi il sole.
"Come conosci questo posto?" domandò Ornella interrompendo il silenzio che durava da un po'.
"Venivamo quasi ogni anno in vacanza qui e mio padre, che non ama i posti affollati, ci portava spesso su questa spiaggia. Lo chiamava il nostro posto speciale. Non so come l'avesse trovato, ma ha chiesto a mia madre di sposarlo proprio su questa spiaggia."
"È sempre deserta?"
"Non saprei. All'epoca lo era, ci è capitato di incontrare qualcuno solo qualche volta. Mio padre era geloso di questo posto. Non diceva mai a nessuno come arrivarci. Ad ogni modo sono passati sei anni dall'ultima volta che sono stata qui, quindi non so se nel frattempo è diventato un posto popolare. È un po' scomodo arrivarci, quindi mi fa ben sperare che non tutti sono propensi ad avventurarsi fin qui."
"Come mai avete smesso di venire?"
"Siamo cresciute, quindi abbiamo cominciato a preferire posti dove ci fossero persone della nostra età e miei genitori ci accontentavano. Poi quando siamo state abbastanza grandi, abbiamo smesso di venire in vacanza con i miei."
"Cresciute, hai detto. Perciò hai una o più sorelle."
"Una." rispose secca Valeria.
"Come si chiama?"
"Andrea."
"E dov'è?"
"Non qui."
A questa risposta criptica, Ornella si girò verso la  ragazza, mentre con una mano si proteggeva dal sole. Cercò di scrutarne l'espressione e da quello che vedeva, intuì che per il momento era meglio lasciar cadere l'argomento.
Dopo qualche minuto di silenzio, Ornella si mise a sedere e disse:
"Hai detto che non ci venivi da sei anni. Deduco quindi che sia la prima volta da quando sei arrivata."
Anche Valeria si mise seduta e incrociò le gambe.
"Esatto."
"Ed è un posto speciale?"
Valeria annuì.
"Eppure, hai portato me." disse Ornella stupita.
Valeria aprì la bocca e poi richiuse subito, evidentemente stava per dire qualcosa ma  si era pentita strada facendo.
"Voglio dire, mi conosci da poco." aggiunse Ornella.
Valeria assunse un'espressione maliziosa e rispose:
"Se temi che ti possa chiedere di sposarmi tranquilla, non lo farò."
Ornella, nonostante l'imbarazzo che quella battuta aveva provocato, riuscì a rispondere prontamente:
"Menomale, perché sarei costretta a rifiutare. Mia madre mi ha già promesso a un ricco sceicco per tre cammelli e quattro mucche."
"Tre cammelli e quattro mucche?! Non credi che ti abbiano sopravvalutato?"
"Scema!"
"Ad ogni modo," disse Valeria seria, "penso che non vale la pena conoscere un posto del genere se non lo si condivide con qualcuno. E tu stamattina mi sei sembrata il qualcuno giusto, tutto qui."
"Grazie per avermici portato." disse Ornella, distogliendo però lo sguardo.
"Ora te la faccio io una domanda."
"Spara."
"Che è successo con Marco la sera del falò?"
Ornella sbuffò.
"Se non ti va di parlarne, non fa nulla." si affrettò a dire Valeria.
"No, non si tratta di questo, è che non ci faccio una bella figura..."
Valeria sorrise affettuosamente e Ornella continuò:
"Dopo che ci siamo baciati al falò, Marco mi ha chiesto di allontanarci e fare una passeggiata. Abbiamo camminato per un po' e quando ci siamo fermati ci siamo baciati di nuovo, ma lui voleva andare oltre e io no; è diventato un po' insistente e quando io l'ho respinto e si è arrabbiato. Mi ha detto di crescere e che avrebbe dovuto dare retta a Kevin che a quanto pare gli ha detto che non avrebbe ottenuto niente da una come me."
"Una come te?"
"Penso che intendesse, una non facile, qualsiasi cosa voglia dire per la sua testa bacata; comunque sia non ho avuto modo di dire niente perché se ne andato via, lasciandomi come la cretina seduta sulla spiaggia. E a dirla tutta, se non fosse fuggito, non avrei saputo che dire."
Valeria taceva e Ornella cercò di interpretare i suoi pensieri.
"Forza, di' pure che sono una stupida e che avevi ragione a pensare che è uno stronzo."
"Sì, lui è uno stronzo, ma non ho mai pensato che tu sia stupida, Ornella. E soprattutto, è lui che fa una pessima figura, non tu."
"Lo so, solo che non so come spiegarmi come ho fatto a non accorgermi prima che era uno stronzo."
"Perché è carino e affascinante. Semplice. Capita a tutti di rimanere ammaliati."
"A te è successo?"
"Certo."
Ornella rifletté qualche secondo, pensando che quella poteva essere un'altra occasione per chiarire il dubbio che non era riuscita a chiarire in auto. Lasciò perdere però e disse invece:
"Mi sento comunque una cretina."
Valeria sorrise, si alzò in piedi e le tese la mano.
"Cretine o no, credo che sia ora di scendere da qui se non ci vogliamo bruciare."
Ornella afferrò la mano della ragazza e si mise anche lei in piedi.
"Mi hai rubato la battuta, non sono io quella che si è comportata da mammina prima?"
Valeria fece spallucce e poi assunse la stessa espressione che aveva prima sul bagnasciuga. Ornella non fece in tempo a realizzare quello che stava succedendo che si ritrovò immersa in acqua. Valeria l'aveva presa, con più forza stavolta, e insieme a lei si era buttata in acqua.
"Oddio, ma allora è vizio!" esclamò Ornella, piuttosto infastidita. Solo che non lo rimase per molto perché quando il suo sguardo incontro quello di Valeria, scoprì che non riusciva ad arrabbiarsi con la ragazza, e, appena la vide arricciare il naso e dire in maniera maliziosa  scusa, non ho saputo resistere, ci rinunciò definitivamente.
Ornella e Valeria nuotarono verso la spiaggia. Come era accaduto nuotando dalla riva allo scoglio, Ornella non era stata in grado di tenere il ritmo dell'altra ragazza e arrivò a riva, trafelata.
"Perché hai il fiatone?" chiese Valeria
"Non riuscivo a starti dietro." rispose Ornella, in piedi con una mano sul fianco.
"Stupidina, ti avrei aspettato, se mi avessi detto che avevi difficoltà."
Ornella si sentì in imbarazzo, più che per le parole in sé,per il modo affettuoso con cui erano state pronunciate.
"Avrei dovuto portare un ombrellone, il sole scotta" disse Valeria appena furono fuori dall'acqua.
"Adesso la mia idea di mettere la crema non sembra tanto male!" replicò Ornella compiaciuta.  "Possiamo metterci all'ombra degli scogli."
Si allontanarono dalla riva e stesero i teli all'ombra. 
"L'ombrellone non è l'unica cosa che non abbiamo portato." commentò Valeria dopo essersi sdraiata sulla pancia.
"Avremmo dovuto portare del cibo, ho un po' di fame." aggiunse poi, rispondendo a Ornella che con le gambe stese e appoggiata sui gomiti, si era girata verso di lei con aria interrogativa.
"Beh, se avessi saputo che avevi intenzione di prendermi in ostaggio e portarmi in un posto isolato, ti avrei proposto di fermarci a prendere qualcosa."
"Non ti lamentare, guarda dove ti ho portato. C'è un panorama mozzafiato."
Ornella, che non aveva smesso di guardare Valeria sdraiata a un metro da lei, si sorprese a pensare che la ragazza, vista da dietro con addosso quel costumino verde scuro, che ogni tanto  doveva essere rimesso a posto perché si spostava quando camminava, era veramente un panorama mozzafiato. Deglutì a causa della secchezza che le si era formata in gola e, senza rispondere,  si girò in imbarazzo per i suoi stessi pensieri, sperando che Valeria non si fosse accorta di nulla.
Ornella aveva ancora lo sguardo rivolto verso il mare, quando Valeria le chiese.
"Sono rossa?"
Così, suo malgrado, fu di nuovo costretta a girarsi verso la ragazza.
"Un po' sulla schiena. Ma non avevi messo la crema?"
"Sì, ma non devo averla stesa bene."
Avresti potuto farti aiutare, pensò Ornella, realizzando subito dopo che non era quello che aveva pensato prima, quando si era allontanata per scongiurare proprio il fatto che Valeria le potesse chiedere una mano.
"Forse ne dovrei mettere un'altro po' prima di peggiorare la situazione. Me la presteresti di nuovo?"
Ornella tirò fuori dalla borsa il flacone di crema e lo porse a Valeria che nel frattempo si era messa seduta.
Contro quello che il buon senso le suggeriva di fare,  disse:
"Vuoi una mano?"
Valeria annuì e portandosi dietro il flacone si mise a sedere davanti ad Ornella, dandole la schiena.
Ancora una volta, Ornella fu grata del fatto che la ragazza non poteva vedere la sua espressione imbarazzata e, mentre le spalmava la crema sulle spalle e lungo tutta la schiena, Ornella stava cercando di decidere se era più pentita adesso che la stava aiutando o se si sarebbe pentita di più se non si fosse offerta di aiutarla.
Quando Valeria, ignara del suo turbamento emotivo, fu di nuovo al suo posto, Ornella sentì l'impulso di allontanarsi da lei; solo che non avrebbe potuto farlo senza una spiegazione plausibile, quindi si dovette accontentare di sdraiarsi sulla schiena e chiudere gli occhi. Non riusciva a capire che diamine le stava succedendo. Fin dal primo incontro aveva notato che Valeria era una bella ragazza, ma quello che stava provando quel giorno, a partire da quando  le aveva aperto la porta in pigiama, era un'altra cosa che andava al di là della semplice ammirazione o invidia.
"L'hai recuperato il libro?" chiese all'improvviso Valeria.
Quel cambio di argomento, anche se non era il suo preferito, le permise di distrarsi dai suoi pensieri.
"No."
"Come no?"
"Roberto non l'ha trovato. Dice che Marco non gliel'ha restituito."
"Sul serio?"
C'era irritazione nel tono di Valeria.
"Sul serio."
"E a te sta bene così?"
"No, però Roberto mi ha assicurato che lo avrebbe cercato. Non c'è molto che posso fare."
Valeria si zittì, ma Ornella ebbe l'impressione che non sarebbe stata quieta per molto.
"Sai dove alloggiano?" chiese infatti dopo un po'.
"Sì.....perché?"
"Perché ce lo andiamo  a riprendere. Te l'avevo detto anche l'altra volta, ma stavolta non torniamo a casa senza quel libro."
A poco erano valse le proteste di Ornella, giusto il tempo che i costumi fossero asciutti e Valeria l'aveva costretta a risalire in auto. Aveva tutte le intenzioni di fiondarsi a casa di quello stronzo, parole sue (ma non si poteva certo dire che non fosse un termine corretto), e permetterle  di riprendersi quello che era suo.
"Non credo che un troglodita come quello abbia nemmeno cominciato a leggere il tuo libro."
Commentò Valeria mentre guidava.
"Lo so che non avrei dovuto prestarglielo."
"Non potevi sapere che non te lo avrebbe restituito per ripicca."
Ornella era un po' titubante.
"Io glielo  lascerei pure, ma ci tengo a quella copia. Me l'ha regalata la mia migliore amica, dentro c'è anche una sua dedica. Solo che mi sembra eccessivo piombare a casa sua."
 "Senti, Ornella,  si è comportato da stronzo, per usare un eufemismo, e tu hai tutto il diritto di andare a riprenderti il tuo libro e dopo di che non avere niente a che fare con lui. Detto ciò, se non sei convinta, mi fermo, ma se al contrario in fondo ci vuoi andare, ti prometto di aiutarti a sfondare la porta se necessario."
Ornella rise per quell' immagine e convinta disse:
"Ok, ci sto." 
Le indicazioni di Roberto erano state vaghe, perché quando Ornella gli aveva chiesto dove stessero, non aveva previsto di andarci. Tuttavia, Valeria riuscì ad orientarsi.
Parcheggio l'auto e insieme ad Ornella si diressero verso l'edificio dove stavano i ragazzi.
Erano fortunate, perché il palazzo in questione, una struttura a tre piani piuttosto vecchia, aveva una scala esterna per raggiungere gli appartamenti, due per piano. D'altro canto però avevano una possibilità su sei di andare a beccare quello giusto.
"Che facciamo adesso? Bussiamo a tutte le porte o cominciamo a sbirciare dalle finestre?" disse Ornella, un po' scoraggiata.
"Possiamo escludere uno degli appartamenti al primo piano." disse Valeria puntando il dito verso il palazzo.
Una donna, piuttosto avanti con l'età, con una scopa in mano, stava spazzando il pianerottolo di quello che doveva essere il suo appartamento.
Ornella guardò Valeria dirigersi verso di lei. Le andò dietro, ma si fermarono un paio di gradini prima di raggiungere il primo piano.
"Mi scusi, signora." disse Valeria attirando l'attenzione della donna "Stiamo cercando dei nostri amici, l'edificio è questo, ma non sappiamo a che piano alloggiano. Potrebbe aiutarci?"
"Se sono vostri amici, dovreste sapere a che piano stanno."
Uno a zero per la signora, pensò Ornella. La donna giustamente era sospettosa, non poteva certo spiegarle, che quelli verso cui essere sospettosi erano i suoi vicini di casa.
"Ad essere onesti, li abbiamo appena conosciuti." continuò Valeria sfoggiando un sorriso cortese, poi infilò la mano dentro la borsa, prese il cellulare e lo mostrò alla signora. "Solo che uno di loro ha lasciato il telefono in pizzeria ieri sera e vorremmo restituirlo."
La signora passò lo sguardo da Ornella a Valeria e viceversa, dopo di che disse:
"Stanno nell'appartamento sopra il mio. E la cosa non mi piace per niente, perché fanno troppo rumore."
Ecco spiegato il motivo per cui la signora si era mostrata scortese. Neanche a lei piacevano i ragazzi.
"Fatemi un favore," disse la donna mantenendo l'espressione accigliata, "dite a quei tre di fare piano la sera. Sarò vecchia ma ci sento ancora."
"Non posso prometterle che ci daranno ascolto, signora, ma glielo diremo."
La signora sparì dentro casa e le ragazze proseguirono per le scale.
Ci vollero tre suonate energiche di campanello, prima che qualcuno venisse ad aprire.
Roberto, che indossava il costume da bagno e una t shirt, fu sorpreso di vederle, ma non disse nulla, si limitò con un gesto della mano a invitarle ad entrare.
"La seconda porta a destra, se cerchi Marco."
Non ci fu bisogno, però, che Ornella si addentrasse per il corridoio perché ragazzo arrivò un secondo dopo; a differenza di Roberto, era a petto nudo.
Marco sfoggiò un sorriso piuttosto tracotante e disse:
"Chi abbiamo qui? Ornella e la sua amichetta."
Odiò il modo in cui aveva pronunciato l'ultima parola, perché ricordava la conversazione avuta in auto con i ragazzi,e sapeva cosa Marco intendesse per amichetta.
"Restituiscimi il libro, così togliamo il disturbo." disse secca Ornella.
"Ma non ho ancora finito di leggerlo."
"Se è per questo credo che tu non l'abbia manco iniziato." si intromise Roberto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'amico.
"Andiamo Marco, restituiscimi il libro così me ne vado e addio per sempre." insistette Ornella.
"Addio per sempre? Addirittura!" disse sarcastico Marco "Mi pare di capire che preferisci lei a me."
Ornella sospirò esasperata.  L'avrebbe preso volentieri a schiaffi, soprattutto a causa quel sorrisetto indolente che sembrava stampato in faccia.
"Ad essere onesti, Marco, credo che, visto come ti sei comportato, preferirei chiunque a te. Perciò adesso dammi il mio libro e facciamola finita."
"L'ho perso."
"Non ci credo."
"Giuro. L'ho lasciato in spiaggia. Me l'ero portato dietro perché volevo rilassarmi sotto il sole, ma poi mi sono distratto perché una bionda con delle tette da paura si è avvicinata a me e io mi sono dimenticato del libro. Il libro non l'ho riportato a casa, ma la ragazza sì."
Ornella sapeva che era un tentativo per farla ingelosire. Tentativo inutile e piuttosto maldestro, non solo perché lei non provava più alcun interesse, ma anche perché a giudicare  dall'espressione confusa di Roberto, quella storia non era vera. Se non fosse stata infastidita dal tono sprezzante di Marco, Ornella avrebbe riso per quella bugia.
"Non per mettere in dubbio le tue doti da seduttore," disse ironica "ma ti dispiacerebbe se do un'occhiata alla tua camera? Per assicurarmi che il libro non sia lì."
"Se volevi infilarti nella mia camera da letto, dovevi dirlo prima."
Quanto era esasperante! Come aveva fatto a non rendersi conto prima di quanto fosse stronzo?!
La ragazza, a fatica, ignorò l'ultima frase e disse calma:
"Ci vorrà solo un minuto, promesso."
Marco stava per cedere, e Ornella aveva fatto qualche passo nella sua direzione, intenzionata ad andare in camera del ragazzo.
Valeria, però, che era rimasta diligentemente in silenzio tutto quel tempo, molto probabilmente lottando con tutta sé stessa per non dirgliene quattro a quell'idiota, se ne uscì con una battuta delle sue.
"Uh, Ornella, hai usato la stessa frase che ha detto lui alla tipa che si è portato a casa: ci vorrà solo un minuto, promesso." disse ironica, provocando la risata di Roberto e lo sgomento di Ornella, che intuì di aver perso il vantaggio appena guadagnato.
A Marco non piacque per nulla la battuta sulla sua virilità, soprattutto perché l'amico rideva apertamente e Valeria si stava trattenendo a stento.
Con un movimento rapido, si avventò sulla ragazza, la quale indietreggiò fino a quando non toccò con le spalle la parete.
Marco la intrappolò ponendo  le mani sul muro ai lati delle sue spalle. 
"Le conosco quelle come te," disse avvicinando il volto a quello di Valeria, a pochi centimetri l'uno dall'altro " fanno le femministe e sono convinte che gli piace la passera, ma in realtà sono solo delle stronzette acide perché non hanno mai trovato un cazzo disposto a  scoparle a dovere." 
Per la prima volta da quando Ornella la conosceva, Valeria rimase senza parole. In realtà con la coda dell'occhio, notò che anche Roberto aveva un'espressione attonita.
Marco, però, non aveva finito e, alzata la mano sinistra per accarezzare la guancia di Valeria, rincarò la dose:
"Sei abbastanza carina, però, quindi farò lo sforzo di riportarti sulla retta via, e ti prometto che ci vorrà moooolto più di un minuto,che ne dici?"
"Non toccarmi, stronzo." disse Valeria a denti stretti, mentre girava la testa per evitare la mano di Marco.
Per un senso di protezione, Ornella sentì l'impulso di andarla ad aiutare;
si avvicinò ai due e dopo aver dato una spinta a Marco per allontanarlo, prese la mano di Valeria e la tirò verso di sé.
"Che brava difendi la tua fidanzatina!" continuò Marco.
"Lasciala stare." disse Ornella fulminandolo con lo sguardo.
Quello che non si era aspettata era che Valeria,  forse molto più turbata di quello che sembrava,  tirò bruscamente via la mano da quella di Ornella.
"Vieni andiamo, al diavolo il libro e al diavolo questo coglione." disse Ornella mentre Marco ridacchiava.
Provò a mettere una mano sulla spalla di Valeria, ma ancora una volta a ragazza si sottrasse al suo tocco.
"Aspettate!"
Era stato Roberto a parlare.  Durante quella scenetta, Ornella non si era accorta che il ragazzo si era allontanato e adesso stava spuntando dal corridoio con il suo libro nelle mani.
"Dove l'hai trovato?" disse Marco irritato.
"Esattamente nello stesso posto dove nascondevi l'erba quando eravamo al liceo, cazzone, tra le doghe e il materasso. E piantala di fare il pezzo di merda!"
Roberto poi si rivolse a Ornella.
"Tieni, mi dispiace non averci pensato prima, ti avrei evitato questa visita."
"Fa niente." rispose piuttosto mesta.
Roberto accompagnò le ragazze fuori dalla porta e prima di lasciarle andare via si scusò con entrambe stavolta.
Appena fuori dall'appartamento, Valeria cominciò a camminare a passo svelto verso l'auto.
Ornella fece qualche passo di corsa per raggiungerla e le afferrò il braccio convincerla a girarsi.
"Valeria, rallenta."
"Che c'è?!" chiese la ragazza, scontrosa.
"Perché corri?"
"Voglio tornare a casa. Ho caldo, ho bisogno di una doccia e credo di essermi scottata perché la schiena comincia a bruciare."
Ornella sapeva che non era per quello che era turbata.
"Mi dispiace per quello che ti ha detto Marco, se avessi immaginato cosa sarebbe successo, non ti avrei trascinato qui."
"Sono io che ti ho trascinato, tecnicamente, quindi è colpa mia."
"Non è vero, volevi aiutarmi e Marco non aveva nessun diritto di dirti quelle cose."
"Tranquilla, non è niente che io non abbia già sentito, dato che è vero." disse Valeria giocando nervosamente con le chiavi dell'auto.
Ornella la guardò confusa.
"Cosa è vero?"
"Non la parte che sono una femminista acida che non ha mai trovato un uomo, quelle sono stronzate, ma è vero che mi piacciono le donne. Sono gay, dovresti saperlo."
Ornella non poteva certo dire a Valeria che la sua sessualità era stato oggetto di discussione in un paio di occasioni e che stava confermando, in quel momento, quello che aveva già sospettato.
"Che faccio?" disse Ornella con un sorriso "Fingo di non averlo capito già quando stamattina in auto hai detto che non saresti stata disposta ad accettare l'invito di nessun ragazzo?"
Valeria ricambiò il sorriso.
"Forse avrei dovuto dirtelo prima."
"Non credo che tu debba niente a nessuno, Valeria."
Le ragazze salirono finalmente in auto, ma il viaggio a casa di Valeria, dove Ornella aveva lasciato la bici fu silenzioso.
Ornella percepiva un certo disagio da parte della ragazza e le sarebbe piaciuto sapere cosa dire per farla sentire meglio.
Più che preoccuparsi della sessualità di Valeria, però, Ornella avrebbe dovuto preoccuparsi della propria;  infatti l'imbarazzo che avvertiva nell'aria era il riflesso anche del suo stato d'animo, solo che non era pronta ad ammettere a sé stessa che l'idea di un mutuo interesse cominciava a farle piacere.
Quando ormai credeva di scoppiare a causa del silenzio che regnava in auto, Valeria, estremamente seria, disse:
"Ornella?"
"Dimmi." rispose con un po' di apprensione.
"Ci siamo dimenticate di dire ai ragazzi di fare meno rumore per conto della signora del piano di sotto."
"Che sei scema!"
Valeria scoppiò a ridere e Ornella si sentì  un pizzico più sollevata.



Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora