Capitolo Ventidue

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A Valeria non erano servite le stelle per capire che si era innamorata; già dalla sera del film, infatti, si era resa conto che di qualsiasi cosa si trattasse, Ornella non poteva essere rilegata alla stregua di una flirt estivo. Non  si era mai sentita così coinvolta da qualcuno prima d'ora e l'ultima volta che avevano fatto l'amore, la sera di san Lorenzo, era stato come se le loro anime si fossero legate assieme e non potessero essere più scisse.
La complicità che c'era tra le due ragazze, giunti a metà agosto, oramai era palese a tutti. Non avevano fatto grandi annunci, anche perché le ragazze non avevano mai definito la loro relazione, ma, anche se non si lasciavano andare a grandi effusioni in pubblico,  non avevano mai nascosto che tra di loro c'era del tenero. Era Ornella, tra le due, quella che più spesso ricercava il contatto, si trattasse di un bacio fugace o di un abbraccio, senza curarsi di chi fosse presente. All'apparenza era una buona notizia per Valeria la quale più di una volta aveva avuto a che fare con ragazze sedicenti etero che erano tornate sui loro passi solo per ubbidire alle aspettative sociali.
La spaventava, però, l'eventualità che Ornella fosse così libera e disinibita solo perché era in vacanza. Si trovavano, infatti, come in una bolla, lontane dalla vita di tutti i giorni, in un piccolo ecosistema dove la ragazza aveva trovato l'accettazione di tutti. Quello che Valeria si domandava era se, a patto che quello che c'era tra loro fosse durato, si sarebbe sentita altrettanto libera anche una volta tornata a casa o se, invece, si sarebbe nascosta dietro la scusa della sperimentazione estiva per lasciare perdere le sue inclinazioni saffiche e lasciarla. Con Lucia era successo.
Questo pensiero rendeva irrequieta Valeria che proprio per questo aveva lasciato perdere le due paroline magiche che le frullavano nel cervello già da un po'.
Era presa da questi pensieri quando sulla spiaggia seduta sul proprio telo sotto l'ombrellone stava osservando Ornella parlare con Chiara, Ilenia e Giampiero.
"Non ti preoccupare, si è messo l'anima in pace."
Valeria girò la testa verso Letizia che era arrivata da qualche secondo e aveva preso posto accanto a lei.
"Non è quello che stavo pensando."
"Sicura? Sembravi infastidita da Giampiero."
"Ero assorta nei miei pensieri," rispose Valeria rimanendo sul vago "e poi non sono il genere di persona che si infastidisce per queste cose. Ornella può parlare con chi vuole."
"Forse non la penseresti così, se ti dicessi cosa ha detto di lei."
Valeria, improvvisamente gelosa, si girò con gli occhi spalancati verso Letizia.  Forse doveva rivedere la sua posizione e forse era il tipo che si infastidiva per cose così.
"Scherzavo, scema!" disse Letizia scoppiando a ridere "Dovevi vedere la tua faccia. Ha sempre detto che la trovava carina, ma ti giuro che a parte la sera del sushi quando ha fatto un po' il coglione, non ha detto altro."
Valeria tirò un sospiro di sollievo, sperando che l'amica non se ne accorgesse.
"Comunque sei stata fortunata." disse Letizia dopo qualche secondo.
"Cioè?"
"Hai beccato l'unica ragazza non così etero, di tutto la città. Anzi di tutta l'isola."
Valeria notò che c'era dell'amarezza nelle parole dell'amica.
"Si tratta della ragazza del chiosco?"
"Si tratta di Giulia."
"La tipa con cui ti senti?"
Letizia annuì.
"Non mi permette di dimenticarmi di lei. Si fa sempre risentire quando ho la guardia abbassata, sembra che lo sappia. Va avanti così da un po'."
"Che è successo esattamente tra di voi?"
"A conti fatti, niente! Ci siamo baciate in più di un'occasione e siamo finite a letto assieme una volta. Lei, però, continua a dire che non può stare con me perché è troppo complicato. Ieri sera mi ha scritto dopo settimane di silenzio. Dice che le manco, che mi pensa e che il tipo con cui si vede è uno stronzo."
"Si vede con uno?"chiese stupita Valeria.
"Si vede sempre con uno, Vale," rispose Letizia esasperata "e puntualmente mi cerca quando le cose si mettono male con il tipo di turno."
"Mi sa che la stronza è lei qua."
"Già.... però, ci ricasco sempre."
Valeria fino a quel momento aveva sottovalutato la situazione sentimentale dell'amica, ma era chiaro che avesse il cuore spezzato.
"Sei riuscita a sapere qualcosa della tizia del chiosco?" chiese Valeria, convinta che Letizia avesse bisogno di una distrazione.
"Si chiama Federica, ci avevamo visto giusto, e ci ho parlato per pochi minuti ieri. Non riesco a capire però a cosa è interessata."
"Provaci, vedi che succede."
Letizia si girò verso Valeria e la guardò con una smorfia.
"Beh che male c'è?"
"Vale, non comincerò a provarci con una prima di sapere che le piacciono le ragazze."
Valeria fu costretta a darle ragione, non c'era bisogno di chiedere infatti, per sapere che anche Letizia nella sua vita aveva incontrato qualcuno come Cristina che le aveva voltato le spalle appena saputo della sua omosessualità.
"Allora dobbiamo trovare un locale gay. Ce ne sarà uno da qualche parte. Mi accontento di una sala da tè!"
Letizia all'eventualità prospettatale, scoppiò a ridere, attirando l'attenzione delle ragazze che parlavano sul bagnasciuga.
Valeria notò che Ornella le guardava seria e ci volle un po' prima che ricambiasse il suo sorriso.
"Dico sul serio." disse Valeria, rivolta di nuovo a Letizia " ora faccio una ricerca e giuro che ti ci porto, dovessi guidare anche per cento chilometri."
"Alla ciurma piacerà l'idea?" chiese Letizia indicando con il capo gli amici in acqua .
"Possiamo fare una serata tra donne e lasciare i maschietti qua."
"Per me va bene, purché venga lei."
Valeria alzò lo sguardo dal telefono e si girò verso il dito  di Letizia che puntava alla riva.
"Lei chi?"
"La bambolina naif che vive nel mondo di Barbie e che è convinta che la vita sia quella che si vede nelle pubblicità delle merendine."
Descrizione severa, ma veritiera, Ilenia era proprio così e Valeria non se la sentì di dissentire.
"Sai che cosa mi ha detto quando l'ho conosciuta?" disse Letizia aggrottando la fronte.
Valeria fece di no con la testa, ma poteva immaginarlo.
"Mi ha detto che anche lei conosceva una ragazza, cioè te, che era della mia stessa categoria. E quando le ho chiesto se intendesse lesbica, lei mi ha detto che non era sicura che volessi che usasse quella parola!"
Valeria che ricordava di avere avuto una conversazione simile, scoppiò a ridere attirando ancora una volta lo sguardo delle ragazze sulla riva e stavolta Ornella non ricambiò il  sorriso.
Alla fine Valeria un locale adatto l'aveva trovato e fortunatamente non dovettero percorrere a cento chilometri, ma era ad appena mezz'ora di distanza. Si trattava di un pub, gestito da una coppia, che occasionalmente organizzava serate queer e che con il tempo aveva finito, forse a causa delle sue proprietarie, per diventare un posto per donne gay. Il sito ci teneva a specificare però che tutti erano i benvenuti e Valeria si chiese perché avessero sentito il bisogno di sottolinearlo.
Come deciso, alla serata erano state inviate tutte le ragazze, compresa Stefania, l'unica donna nel gruppo di Letizia, a parte ovviamente quest'ultima. La ragazza però aveva preferito andare a ballare con i ragazzi, che avevano organizzato l'ennesima serata a uno dei locali rimasti che ancora non avevano visitato. Valeria, anche se conosceva da poco Ilenia e Chiara, si ritenne fortunata. Non erano delle vere e proprie amiche eppure le due ragazze avevano accettato fare qualcosa per Letizia.  Quest'ultima,però, non sembrava soffrire la mancanza dell'amica; si era dimostrata decisamente entusiasta per la serata quando Valeria era andata a prenderla. Ornella, al contrario, era stranamente silenziosa da quando era entrata in auto.
"Tutto bene?" le chiese Valeria mettendole una mano sulla coscia, mentre aspettavano che Ilenia e Chiara uscissero di casa.
Ornella, seduta affianco a lei, le accarezzò la mano e annuì sorridendo.
"Come ti sei vestita?" esclamò Letizia appena vide Ilenia arrivare.
La ragazza non aveva niente che non andava e Valeria e Ornella si guardarono incuriosite.
"Cos'ho che non va?" chiese Ilenia.
"Sei troppo sexy, Ilenia, te lo devo proprio dire. Così attirerai l'attenzione di una certa categoria di lesbiche che, credimi, non vorresti proprio incontrare."
Valeria era convinta che Letizia aveva usato la parola categoria come rimando alle parole che aveva usato la stessa Ilenia tempo prima.
"Dici sul serio?"
"Sì certo. Temo che sarai costretta a far finta di stare con una di noi se non vuoi che ti importunino. Ora, Ornella e Valeria sono fuori questione, rimaniamo io e Chiara. Che ne dici, scegli tu o lanciamo una moneta?"
Mentre le ragazze davanti cercavano di non scoppiare a ridere, Ilenia perplessa si voltò verso Chiara, la quale però non sembrava molto in vena di scherzi e con fare seccato si rivolse all'amica dicendo:
"Sali in macchina. Ti sta prendendo per il culo."
Non era la prima volta che Chiara riprendeva  l'amica, però, questa volta il suo tono era stato particolarmente astioso e non era sfuggito a nessuno delle presenti che si scambiarono degli sguardi confusi.
"Ok non c'è bisogno di essere così scontrosa." protestò Ilenia a mezza bocca mentre prendeva posto al centro tra Chiara e Letizia.
Letizia dopo appena due minuti, riprese la sua missione.
"Io scherzavo prima, però, sappiate che ci sono delle regole per sopravvivere alla serata."
"Cioè?" chiese Ilenia allarmata dal tono serio.
Valeria doveva ammettere che l'amica era risultata credibile e con la coda dell'occhio vide Ornella aggrottare la fronte, come per decidere se prenderla sul serio o no.
"Allora, regola numero uno: mai per nessun motivo guardare negli occhi una ragazza per più di cinque secondi, manderesti il messaggio sbagliato."
"Che messaggio?"
Ilenia ci stava credendo, Ornella non più e adesso sorrideva.
"Che ci stai, quale secondo te?" esclamò Letizia "Se lo fai , ti si avvicineranno in meno di un nano secondo e non te le scrolleresti più di dosso. Regola numero due: non far capire che sei etero, perché a quel punto a qualcuno potrebbe venire in mente di convertirti diciamo così. Alcune di loro fanno a gara a chi conquista più ragazze etero e credimi sono brave."
"Di che diavolo...?"
"Non ci credi?" la interruppe la ragazza con un po' troppa enfasi "Sappi che io ero etero e stavo con un ragazzo, un giorno ho accompagnato un'amica in un locale del genere e puff...la trasformazione è avvenuta."
A questo punto Valeria, che da un pezzo si stava mordendo l'interno della guancia per non ridere, forse perché aveva incrociato lo sguardo di Ornella che stava facendo la stessa cosa o forse perché trovava assurda l'idea di una Letizia etero trasformata, non riuscì a trattenersi contagiando anche le altre, che adesso ridevano apertamente.
"Oddio, scusa Letizia, ma l'idea che tu avessi un ragazzo mi ha fatto crollare!" si giustificò.
"Mi stavi prendendo per il culo?" si lamentò Ilenia che, però, sorrideva.
Letizia non fece in tempo a rispondere perché Chiara, la quale durante tutta quella scena non aveva smesso di guardare fuori da finestrino con aria assorta, esclamò:
" Sì, ti prendono per il culo, ma tu come al solito sei troppo stupida per accorgertene!"
"Come potevo saperlo?"
"Hai ragione, Ilenia, non potevi saperlo, perché sei troppo ottusa per capire che Letizia ti sta dicendo un mucchio di cazzate e nei locali gay non hanno altre regole se non quelle dettate dal buon senso, che però a te deve mancare se ti comporti come se
stessimo andando allo zoo o al circo, dove ci sono dei fenomeni da baraccone!"
Letizia, che aveva dato, senza volerlo, il via a quella discussione, appariva ora mortificata e si sentì in dovere di intervenire.
"È colpa mia Chiara, ho esagerato e poi sono convinta che Ilenia avesse capito che stavo calcando un po' la mano, vero Ile?"
La povera Ilenia non riuscì a dire niente.
"Sei un'ingenua se lo credi, Letizia," rispose Chiara "questa qui sembra sia stata cresciuta da una comunità religiosa dell'ottocento, ma vi assicuro che non è così, i suoi sono persone intelligenti. È lei quella cretina."
Letizia, che aveva peggiorato la situazione invece che migliorarla, si zittì, mentre Ilenia aveva abbassato lo sguardo e con un filo di voce aveva detto:
"Non c'è bisogno di essere cosi stronza."
E Chiara, forse pensando che l'amica avesse ragione, ma troppo orgogliosa per ammetterlo sospirò e si girò verso il finestrino.
Valeria guardò Ornella che adesso era corrucciata e intuì che entrambe stavano pensando la stessa cosa: quella sfuriata nascondeva qualcosa.
L'atmosfera giocosa era ormai rovinata e nell'abitacolo regnava il silenzio, interrotto solo quando Ornella decise di accendere la radio, con evidente sollievo di Letizia, che aveva detto qualcosa come grazie a Dio.
Giunte a destinazione, appena scese dall'auto le ragazze sospirano come segno di liberazione.
Ilenia doveva essere rimasta ferita dalle parole di Chiara e attraversò l'enorme parcheggio con grandi falcate diretta all'ingresso del locale, non curandosi di lasciare le altre dietro che stavano camminando più lentamente.
"Oddio," disse Letizia a bassa voce all'orecchio di Valeria "non credevo di causare un tale casino."
"Non credo sia colpa tua Letizia,ho l'impressione che Chiara fosse caricata a molle da un pezzo."
Valeria fece per prendere la mano di Ornella, che era vicino a loro, e che aveva osservato Letizia avvicinarsi a lei, ma prontamente la ragazza incrociò le braccia e con un mezzo sorriso disse:
"Raggiungo Ilenia."
La ragazza accellerò il passo e si allontanò.
"Occhio, perché mi sa che Chiara non è l'unica caricata a molle, stasera." disse Letizia allusiva e a Valeria venne il dubbio che quando Ornella aveva risposto che andava tutto bene forse aveva mentito.
Appena varcata la soglia del locale, Valeria vide Ilenia con le mani ai fianchi che si guardava intorno e Ornella che si era girata verso di loro facendo spallucce, ma fu il commento caustico di Chiara a farle capire perché le ragazze erano così spaesate.
"Dì un po' Letizia, il tuo manuale di sopravvivenza gay  prevede una situazione come questa dove ci sono un mucchio di uomini di mezza età che guardano una partita?"
Valeria si diede un'occhiata intorno. Si trattava di un pub, come diceva il sito, ma c'era uno schermo gigante che dominava la sala e la maggior parte dei tavoli erano girati verso di esso, e popolati da uomini concentrati sulla partita.
Nei tavoli più lontani dallo schermo, c'era seduta gente di tutta l'età e Valeria vide pure qualche famiglia con bambini.
"Siamo nel posto giusto, Valeria?"
"Sì...ho seguito le indicazioni del navigatore."
Letizia tirò fuori il cellulare.
"Ti ho detto che l'indirizzo è giusto..."
"Non è quello che sto controllando."
"Ah!" esclamò Letizia dopo qualche secondo "Ecco! Guarda un po' qua?"
Letizia girò lo schermo verso Valeria, che però non capiva quello che le stava mostrando.
"Ho trovato un post di Facebook e a quanto pare le serate gay erano l'anno scorso. Il pub adesso ha cambiato gestione, anche se ha mantenuto lo stesso nome." spiegò a tutte.
Di comune accordo, decisero di fermarsi. Una birra e delle patatine fritte non era un piano B  pessimo, e, inoltre, Valeria credeva che nessuna, lei stessa compresa, avesse voglia di farsi mezz'ora di macchina nella stessa atmosfera dell'andata. Avevano bisogno di rilassarsi.
"Mi dispiace, ci tenevo a questa cosa." si giustificò Valeria appena sedute al tavolo.
Avevano fatto in modo di sedersi in modo tale da tenere lontane l'una dall'altra Chiara e Ilenia, perciò Valeria aveva finito per avere affianco Letizia, di fronte Ornella, che aveva affianco Chiara, e Ilenia rilegata a capotavola.
"Non fa niente, vedrai che ci divertiamo lo stesso, e poi c'è una partita di calcio in TV, gioca a mio favore" disse Letizia ridendo e mettendo una mano su braccio di Valeria.
Il gesto non sfuggì ad Ornella, che serrò la mandibola. Valeria cominciava a capire cosa passava per la testa della ragazza.
Dopo qualche minuto un giovane cameriere si avvicinò al tavolo e le ragazze ordinarono birra e patatine fritte e Valeria ne approfittò per chiedere perché un locale gay era diventato un pub dove vedere il calcio.
"Le proprietarie si sono trasferite n Spagna" spiegò il ragazzo.
"Bello!" commentò Letizia
Il cameriere però storse il naso.
"È bello trasferirsi quando non sei costretto."
Era una frase enigmatica, ma il ragazzo non sembrava volersene andare perciò all'unisono Letizia e Valeria domandarono:
"Cioè?"
"Le proprietare erano una coppia sulla quarantina e avevano deciso di aprire questo posto che fosse inclusivo sia per comunità LGBTQ che per quelli che non ne facevano parte. Hanno comiciato con le serate a tema, ma poi come era logico pensare, essendo le proprietarie una coppia di donne, il pub ha cominciato ad essere frequentato per la maggior parte da lesbiche. Non esclusivamente però, per esempio, il martedì venivano anche molte famiglie o molte coppie etero, per la serata quiz. In un certo senso l'obbiettivo originale non era stato mancato. Solo che lo scorso inverno, qualcuno ha cominciato a far  circolare strane voci, però, i clienti hanno comiciato a non venire."
"Che voci?"
"Si diceva in giro che le proprietarie si portassero a letto le cameriere giovani, e se non ci stavano le licenziavano. La gente ci ha creduto, perché in effetti c'era un ricambio nello staff perché molti erano studenti che cercavano qualcosa di temporaneo, così quando la gente vedeva facce nuove, pensava a male e quando una cliente ha raccontato che una delle proprietarie ci aveva provato con lei quasi molestandola, la gente ha smesso di venire."
"Che schifo!" commentò Chiara caustica.
"Già...comunque il posto è stato rilevato da un tizio, una brava persona non c'è che dire, ma adesso è quello che vedete. Sono contento di aver mantenuto il posto di lavoro, ma mi manca la vecchia gestione."
Il ragazzo si allontanò lasciando le ragazze a processare la storia.
"Mi chiedo che motivo avrà avuto la tipa che ha messo in giro quelle voci..."disse Ornella pensierosa.
"Bigottismo, chiusura mentale...." rispose Letizia "....non ci vuole necessariamente un tornaconto pratico, vero, Valeria?"
"Confermo."
"Oppure," si intromise Chiara "sarà stato qualcuno come Ilenia, che magari aveva scambiato una gentilezza per un avances, credendo che tutti gli omosessuali sono dei pervertiti."
A questo punto Ilenia, sotto lo sguardo attonito di tutte, si alzò di scatto e dopo aver mormorato un vaffanculo si diresse verso l'uscita.
Chiara passò una mano  sulla faccia, molto probabilmente consapevole di avere esagerato.
"Mi spieghi che ti prende?" chiese Ornella severa.
"Niente."
"Non sembra, Chiara, sei stata un po' stronza stasera."
Detto ciò, si alzò e andò dietro Ilenia.
Rimaste al tavolo, Valeria e Letizia si scambiarono un'occhiata.
"Che succede?" chiese Letizia più comprensiva possibile.
"Succede che mi sono stancata di farle da baby sitter e di starle sempre dietro. Devo sempre stare attenta che non dica qualcosa di offensivo, oppure giustificarmi per lei, come ho dovuto fare con voi quando vi ha conosciute....non la sopporto, sembra che viva in un mondo tutto suo fatto di unicorni che cacano glitter, il mondo non è così. E poi le cose non sono bianche o nere, lo deve imparare."
Valeria confusa dal discorso poco coerente di Chiara, chiese:
"Sicura che sia questo?"
Chiara non rispose, ma guardò l'amica incerta.
"Ho baciato Cristiano!" disse infine tutto d'un fiato.
"Ah."
"Non so come sia successo, ma la notte si San Lorenzo abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia...."
"Aspe! C'ero anche io." si intromise Letizia.
"Sì, ma poi ci siamo separati. Io e lui abbiamo cominciato a parlare e abbiamo scoperto di andare molto d'accordo, così prima di tornare indietro mi ha dato un piccolo bacio sulle labbra."
"Ecco perché era strano!" disse Letizia battendo leggermente il palmo sulla superficie del tavolo.
"E adesso?"
"E adesso, sono cazzi, Valeria, perché Ilenia dice di essere innamorata persa! Fa sempre così parte in quarta e non lascia perdere anche quando vede che dall'altra parte non c'è nessun interesse. E io non so come dire alla mia migliore amica che il ragazzo che le piace mi ha baciato e che soprattutto mi è piaciuto da morire!"
"Mmm..."
Valeria fece una pausa poi aggiunse:
"Parlale, siete amiche da tanto, non sarà un ragazzo conosciuto in vacanza a separarvi. Non serve fare la stronza."
"Oddio, " Chiara si prese il volto tra le mani "sono stata parecchio stronza."
Letizia e Valeria annuirono.
"Tra l'altro" continuò mortificata "quello che ho detto non è neanche vero, Ilenia non le pensa quelle cose. Ogni tanto ha qualche uscita infelice, ma tutto qui."
"Lo avevamo capito." la tranquillizzò Letizia.
Il cameriere arrivò con la loro ordinazione interrompendo quella conversazione.
"Sarà meglio chiamare quelle due." disse Letizia.
"Vado io." si offrì Valeria. Voleva avere l'opportunità di stare sola cinque minuti con Ornella.
Trovò le ragazze a qualche metro dall'ingresso.
"Ragazze, le birre sono arrivate."
Valeria notò che Ilenia aveva pianto, ma sembrava che Ornella l'avesse calmata, la ragazza infatti sorrise rientrò senza esitare.
Ornella stava per fare lo stesso, ma Valeria la trattenne.
"Ti posso parlare un attimo?" le chiese con più serietà di quella che intendeva trasmettere.
Ornella, infatti, la guardò con un pizzico di allarmismo, tuttavia acconsentì a rimanere.
"Ho fatto o detto qualcosa che ti ha dato fastidio?" chiese Valeria.
"No, è tutto apposto."
Ornella non sembrava molto convinta, aveva di nuovo incrociato le braccia e abbassato lo sguardo.
"Ornella, in macchina eri silenziosa."
"Lo eravamo tutte...."
"Intendo prima che Chiara desse i numeri. Sembra che ci sia qualcosa che ti passa per la testa, sei schiva."
La ragazza si arrese e sciolse le braccia che lasciò cadere lungo i fianchi.
"È una cosa stupida..."
"Se ti fa stare così, forse non lo è."
"È che tu e Letizia.... oggi vi ho visto parlare sotto l'ombrellone e non lo so...mi sono sentita.."
Ornella esitava, così Valeria chiese a bruciapelo.
"Sei gelosa?"
Aveva ragione, era stupido, perché Valeria non aveva occhi che per lei.
"Sì, ok, lo ammetto mi ha dato fastidio;" continuò Ornella sulla difensiva "so che non è successo niente tra voi due, però lei è bella e sembrate andare così d'accordo. Poi avete in comune che a entrambe piacciono le ragazze da sempre."
"Questo non vuol dire niente..."
"Lo so...però mi sento inadeguata, per me è tutto nuovo, ma sento tutte queste cose e credo di essermi inna..."
Ornella si portò le mani alla bocca in maniera troppo plateale per passare inosservata.
"Credi cosa, Ornella?"
Valeria aveva il cuore a mille. Non c'erano molto margine di fraintendimento.
Ornella aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono.
Valeria allora si avvicinò a lei, le prese le mani e la tirò a sé. Le punte dei loro nasi si toccavano.
"Ti conosco da una ventina di giorni appena, Valeria, e non so se è abbastanza per dirti quello che sento..."
La sua voce tremava.
"A me non importa se è abbastanza o no, quindi te lo dico, Ornella. Sono innamorata di te e credo di esserlo dal primo giorno in cui ti ho visto."
Ornella si divincolò dalla presa e si lanciò in un abbraccio.
Premette  il proprio corpo contro quello di Valeria, come se qualsiasi distanza fra di loro fosse troppo da sopportare, e nascose il viso nell'incavo del suo collo. Disse qualcosa, ma il suono uscì ovattato.
"Tesoro, non ho sentito."
Ornella alzò la testa, prese tra le mani il volto di Valeria e fissandola negli occhi ripetè:
"Anche io sono innamorata di te, anche se forse ci ho messo un po' di più a capirlo."
Valeria sorrise e le due cominciarono a baciarsi.
Un rumore di tosse le fece tornare alla realtà.
"Lieta di sapere che siete tornate ad essere appiccicose."
Era Letizia.
"Però, vi prego, tornate dentro che sto impazzendo sola con quelle due."
A giudicare dall'espressione che aveva, Letizia era esasperata.
La serata, nonostante i malumori di Chiara, procedette tranquilla. Le ragazze si divertirono e Letizia fu in grado persino di fare amicizia con una delle cameriere. Addirittura la ragazza le lasciò il numero di telefono, ma quando a fine serata Letizia, guardando i social della ragazza, vide che aveva un ragazzo, decise che non l'avrebbe chiamata.
Di ragazze etero che vogliono sperimentare, disse, non ne voleva più sapere. Perlomeno, flirtare con una ragazza l'aveva messa di buon umore e per un poco si era dimenticata dei suoi drammi.
La guerra fredda tra Chiara e Ilenia, piano piano finì e a fine serata avevano ricominciato a parlarsi, e la birra in questo aveva giocato un ruolo fondamentale. Quando Valeria lasciò le ragazze sotto casa fece l'occhiolino a Chiara, al quale rispose con un cenno del capo, facendo intendere che avrebbe parlato con l'amica.
Rimasta sola con Ornella, Valeria che moriva dalla voglia di averla nel suo, fosse anche per dormire abbracciata a lei, disse:
"Ti va di dormire da me?"
"Sì....anzi no, non posso. Ho promesso a mia zia di stare al negozio domani mattina, lei  deve sbrigare delle cose in banca."
"Ok."
"Puoi venire a farmi compagnia, però. A mia zia non dispiacerà. Le piaci."
"Anche a me piace lei, anzi ho una confessione da farti. Era lei che volevo corteggiare all'inizio, ma poi ho visto te...."
Valeria che stava guidando non si accorse che Ornella stava per colpirla, perciò quando il pugno le arrivò sul braccio esclamò ahia!, più per la sorpresa che per il dolore.
"Così ti impari a dire queste cose di mia zia."
Ornella aveva provato a rimanere seria, non ci era riuscita, però , e stava sorridendo, facendo sorridere così anche Valeria.
Arrivate sotto casa di Ornella, ci vollero dieci minuti prima che la ragazza scendesse dall'auto. Valeria non riusciva a lasciarla andare e ogni volta che Ornella metteva la mano sulla maniglia della portiera, Valeria la tirava di nuovo a sé per baciarla. Ornella dal canto suo, era abbastanza arrendevole.
"Ti prego, basta." disse a un certo punto "altrimenti, finisco per saltarti addosso in macchina."
Valeria rise e finalmente la lasciò andare.
Nonostante fosse tornata tardi, la ragazza la mattina dopo si svegliò mezz'ora prima che la sveglia suonasse, impaziente  di vedere Ornella,
Infatti, aveva promesso che l'avrebbe raggiunta da subito, e alle nove, orario di apertura del negozio, era già uscita di casa.
Si fermò al bar prima e comprò a Ornella il cornetto alla marmellata, il suo preferito, e due caffè per entrambe.
Giunta alla saracinesca del negozio, però, la trovo stranamente abbassata.
Il cartello alla porta confermava le parole di Ornella, il negozio apriva alle nove e adesso erano le nove e venti.
Valeria scrisse alla ragazza non ottenne nessuna risposta. Addirittura il messaggio risultava inviato, ma non ricevuto. Ipotizzò che la ragazza non si fosse svegliata e che magari la zia l'avesse lasciata dormire e deciso di tenere il negozio chiuso.
Delusa, Valeria tornò a casa, badando bene sempre di avere il cellulare vicino per non perdersi la risposta di Ornella. Le spunte però non diventarono mai blu e quando si fecero le undici, Valeria tornò al negozio.
Era aperto stavolta, ma esitò prima di entrare. Valeria dalla vetrina, infatti, vedeva solo la zia di Ornella intenta a sistemare la vetrina.
In un'altra occasione si sarebbe tirata indietro. Parlare con la zia della ragazza che stai frequentando da poco non è esattamente una cosa che moriva dalla voglia di fare. Tuttavia, Carla sembrava alla mano e Ornella le aveva detto che aveva preso bene il fatto che la nipote frequentasse una ragazza. Perciò, entrò facendo tintinnare le campanelline sopra la porta, ma appena Valeria guardò in faccia la donna, se ne pentì:  la donna non sembrava contenta di vederla.
"Buongiorno, mi scusi, Ornella mi aveva detto che sarebbe stata qui, ma non ha risposto ai miei messaggi."
Carla la fissava con le mani lungo i fianchi ed era piuttosto nervosa.
"Ciao, Valeria..." disse senza però sapere come continuare.
"Qualche problema?" la incoraggiò la ragazza.
Carla non rispose, si avvicinò alla porta del proprio negozio e girò la chiave nella toppa. Poi con un'enfasi che Valeria avrebbe scoperto di lì a poco, essere più che  giustificata, Carla disse:
"Tesoro, vieni di là che dobbiamo parlare."

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