Capitolo Tre

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A svegliare Ornella, oltre al caldo insopportabile, furono i raggi del sole che entravano prepotentemente dalla finestra. Odiava, però, rigirarsi nel letto senza fare nulla, perciò, decise di alzarsi comunque, nonostante non fosse  riposata al cento per cento.
La zia era in già in cucina che beveva un caffè, pronta per andare al lavoro.
"Già in piedi?" disse dolcemente.
Ornella annuì e, svogliata, prese posto  al tavolo della cucina.
"Fa caldo, qualcuno spenga il sole." si lamentò poggiando la fronte sulla superficie.
Quella posizione le impediva di vedere la zia, ma la sentì ridere.
"Dai, ti faccio un caffè."
Ornella sollevò la testa.
"No, tranquilla, zia, faccio io. Se devi andare, vai."
"Ho ancora dieci minuti, tranquilla."
Carla mise la moka sul fuoco e posò sul tavolo il barattolo dei biscotti.
"Come è andata la serata?"  chiese "Non sei tornata molto tardi."
Ornella sperò che l'espressione del volto non la tradisse perché non aveva nessuna intenzione di raccontare alla zia quello che era accaduto al locale.
"Sì è andata bene," rispose vaga  "ma eravamo stanchi per il mare e siamo tornati a casa."
"Programmi per la giornata?"
Ornella fece segno di no con la testa. Sul cellulare c'erano un paio di messaggi, tutti di Marco.
Il ragazzo si scusava ancora per come era andata la serata e le chiedeva se voleva andare a mare con loro quella mattina. Anche se aveva voglia di vederlo, Ornella non sopportava l'idea di passare la mattina insieme ai suoi amici.
"Zia, posso venire in negozio da te più tardi?" chiese, quindi, Ornella mentre beveva il caffé
"Certo, non c'è bisogno di chiedere."
Subito dopo,  Carla aggiunse con tono esageratamente compiaciuto:
"Se la mia nipotina vuole passare del tempo con me, devo essere propria una zia figa."
"Non ti montare la testa, zia, non vengo per te, vengo perché in negozio c'è l'aria condizionata!"
E per sfuggire agli amici di Marco, aggiunse nella sua mente.
"Io mi accontento." disse zia Carla, per niente risentita dalla battuta della nipote, prima di darle un veloce bacio sulla guancia e lasciare l'appartamento.
Ornella passò le due ore successive ad oziare sul divano, davanti a un programma di cucina la che stava seguendo distrattamente. Nel frattempo rispose ai  messaggi che aveva sul cellulare.
Declinò l'offerta di Marco, inventandosi una scusa; mandò un lungo vocale a Paola nel quale le faceva un resoconto di tutto quello che era successo il giorno prima e rispose a un messaggio di sua madre, la quale in maniera passiva aggressiva le aveva chiesto se la zia si stesse comportando bene. Infastidita dalla domanda, Ornella aveva scritto alla madre che se proprio era preoccupata per il comportamento della zia, non avrebbe dovuto affidare la figlia a lei. Come al solito, Agata non aveva apprezzato il suo sarcasmo e  troncò la questione con passa una buona giornata e una faccina che mandava un bacino.
Anche Paola liquidò in fretta l'amica, le rispose che aveva da fare in quel momento, ma che l'avrebbe chiamata pomeriggio perché aveva qualcosa da dirle; Marco, invece, ignorò del tutto il suo messaggio.
Ornella arrivò in negozio alle dieci e mezzo. Le campanelle annunciarono la sua presenza, ma la zia era sul retro quindi disse alzando la voce:
"Ciao, sono arrivata."
Qualche secondo dopo la zia fece capolino dal laboratorio con un paio di occhialini rossi sul naso. Le servivano per vedere da vicino, e ora teneva il volto abbassato per guardare la nipote al di sopra di essi. Ornella la trovò buffa.
"Ho un regalo per te." annunciò la donna.
"Davvero?! Non dovevi."
"Non c'ero per il tuo diploma," disse con un impercettibile amarezza  "ma questo non vuol dire che non debba farti un regalo."
Carla portò gli occhiali sulla testa e porse alla nipote un pacchettino.
"Era già finito ieri, ma mi sono dimenticata di portarlo a casa."
La scatolina conteneva un piccolo ciondolo a forma di cerchio con sopra in rilievo una con una coppia di pesci dorati stilizzati. I pesci erano posizionati verticali uno di fronte all'altro in maniera speculare.
Quel simbolo non rappresentava il suo segno zodiacale, Ornella era della bilancia e la zia non poteva aver confuso il giorno del compleanno. Perciò, doveva trattarsi di qualcos'altro.
"So che non sei dei pesci, non mi sono rincoglionita." spiegò la zia " Molto probabilmente non lo ricordi, ma anni fa mi chiedesti il significato del fiore che ho tatuato  sulla spalla e io ti dissi che un simbolo buddista , uno degli otto..."
"....simboli del buon auspicio, giusto?"
Il volto della zia si illuminò.
"Esatto! Non so se ricordi, ma i pesci d'oro sono uno degli otto simboli. Ora, ci sono varie teorie sul significato del simbolismo dei pesci. Una di queste è che simboleggino alla assenza di paura e l'abilità di muoversi in mezzo al mare di sofferenze. Ho pensato che fosse adatto per una donna della tua età. Ti sei appena diplomata e  stai per iniziare la tua vita da adulta. Non sai quello che troverai sul tuo percorso  e magari i pesci possono aiutarti a sentirti meno timorosa del futuro."
Ornella sorrise e poi chiese alla zia di metterglielo al collo.
"Grazie è bellissimo." disse prima di lanciarsi in un abbraccio che la zia accolse volentieri.
Le campanelle interruppero quel momento di tenerezza, Ornella dava le spalle alla porta, a differenza della zia, e non vide  di chi si trattava.
"Ciao, cara!" salutò Carla con particolare entusiasmo.
Ornella si voltò e vide la ragazza che aveva acquistato il bracciale il giorno prima.
"Come posso esserti d'aiuto?" disse la zia affabile.
"A dire la verità speravo di parlare con sua nipote."
Si rivolse, quindi, ad Ornella:
"Ti dispiace se parliamo un attimo?"
Ornella rimase spiazzata, dopo quello che era accaduto la notte prima, non si era aspettata quella visita. Tuttavia, accettò di parlare con la sconosciuta.
"Io continuo quello che stavo facendo in laboratorio. Se avete bisogno, chiamatemi." disse Carla prima di sparire sul retro.
La sconosciuta si schiarì la voce, adesso sembrava aver perso la sua sicurezza, forse perché Ornella la fissava con le braccia conserte.
"Volevo chiederti scusa per come ti ho trattato stanotte."
L'espressione di Ornella si ammorbidì e lasciò cadere le braccia lungo il corpo.
"Capisco che eri preoccupata per la tua amica."
"Sì, ma prendermela con te è stato esagerato. Solo perché il tuo amico si è comportato da stronzo non vuol dire che lo sia anche tu."
" Kevin non è un mio amico." si affrettò a chiarire Ornella.
"Ti ho visto ballare con gli altri due e poi hai lasciato il locale con tutti e tre quindi ho pensato che foste amici."
Ornella scosse energicamente  la testa.
"Sono da neanche due giorni e ho conosciuto Marco, uno dei tre, la prima sera. Ieri sono stata a mare con lui e mi sono unita a loro anche per la serata, ma io con i suoi amici non ci  ho praticamente parlato."
Ci fu una pausa in cui Ornella non seppe decifrare l'espressione della sconosciuta, ma poi questa disse con tono allusivo:
"Marco....quindi è questo il nome del la tuo fidanzatino?"
In seguito  a quella frase, arrossì violentemente e stava per dire qualcosa, ma la ragazza l'anticipò:
"Ti sto prendendo in giro, tranquilla."
"La tua amica come sta?" chiese impaziente di cambiare argomento.
"Non lo so in realtà. Anche io sono arrivata da poco e ho conosciuto Ilenia e Chiara solamente l'altro ieri. Però, quando ieri le ho accompagnate a casa, sembravano entrambe tranquille."
"Mi fa piacere."
Ornella sentiva di voler mandare avanti la conversazione ma non sapeva come fare. Fortunatamente ci pensò la sua interlocutrice.
"Visto che sembri aver accettato le mie scuse, dovremmo presentarci."
Allungò la mano e Ornella gliela strinse.
"Io sono Valeria, piacere."
"Ornella."
"Hai un bel nome."
"Trovi?"
"Sì, non è banale. O meglio, sei la prima Ornella che incontro."
"Forse anche l'ultima, ti assicuro che non ce ne sono in giro con il mio nome."
"Per me va bene anche se rimani l'unica Ornella che conosco."
A Ornella scappò un risolino imbarazzato e fortunatamente il suono delle campanelle le venne in soccorso. Qualcuno era appena entrato in negozio e la zia spuntò dal suo laboratorio e accolse la nuova cliente.
"Tolgo il disturbo." disse Valeria, fece qualche passo verso la porta ma poi ci ripensò e si voltò di nuovo verso Ornella.
"Che ne dici se oggi pomeriggio ti offrissi un gelato per farmi perdonare per il mio comportamento di ieri?"
"Ma io ti ho già perdonata."
"Allora riformulo: che ne dici se pomeriggio verso le sette ti offrissi un gelato per nessun motivo specifico?"
Ornella acconsentì e, dopo essersi date   appuntamento di fronte al negozio nel tardo pomeriggio,  guardò  la ragazza andare via con un sorriso ebete stampato in faccia che si spense appena incontrò lo sguardo della zia che la scrutava severa.
La donna che era entrata poco prima lasciò il negozio senza acquistare nulla. La porta non era chiusa ancora completamente, quando  zia Carla esclamò con un tono che non fece prendere in considerazione ad Ornella nemmeno per un minuto l'eventualità di mentirle:
"Ornella, che cosa è successo stanotte?"
Ornella cercò di edulcorare quanto possibile il racconto della serata mentre la zia ascoltava in religioso silenzio, con le mani sui fianchi, e omise alcuni dettagli, come per esempio le lacrime di Ilenia o il fatto che Kevin non aveva mostrato nessun segno di pentimento. L'istinto le diceva che se la zia avesse saputo come erano andate esattamente le cose, avrebbe fatto storie nel caso in cui avesse deciso di uscire di nuovo con Marco.
Solo che l'intuito di Carla doveva essere molto sensibile e la donna, tenendo sempre le mani sui fianchi, inarcò le sopracciglia e, scettica, disse:
"La ragazza che è stata qui  ha detto che era preoccupata per la sua amica e che è per questo che se l'è presa con te. Quindi, fammi capire, è lei che ha esagerato ieri sera o tu che, al contrario, hai sottostimato la situazione?"
Ornella aprì la bocca per dire qualcosa, ma la zia la fermò:
"Tesoro, non hai la necessità di mentirmi. Mai."
"Ok, scusa, l'amica di Valeria si è messa a piangere, ieri, ma non sono del tutto sicura di quello che è successo." disse la ragazza abbassando lo sguardo.
"Va bene concedere il beneficio del dubbio, ma Ornella, tesoro, se deciderai di uscire ancora con quei tizi, ascolta l'istinto e se questo di dice di allontanarti, tu fallo!"
 Carla aveva fatto una smorfia quando aveva pronunciato la parola tizi.
"Io non voglio uscire con loro." chiarì Ornella " A me interessa vedere Marco, lui è un ragazzo con la testa apposto."
La zia fece una pausa di qualche secondo e poi disse:
"Tieni presente, però , che gli stronzi girano in gruppo."
Ornella non ebbe modo di ribattere perché qualcuno era appena entrato nel negozio. Non credeva, però, che la zia avesse ragione. Marco e Kevin erano due persone totalmente diverse.
Nelle prime ore del pomeriggio, la ragazza scese in spiaggia, portandosi dietro uno dei diversi libri che aveva messo in valigia prima di partire.
La spiaggia libera non era affollata, l'unico disturbo, se così si poteva chiamare, erano un gruppo di bambini che si rincorrevano sul bagnasciuga e che l'avevano schizzata inavvertitamente mentre si trovava sulla riva. Ornella, però, non se l'era presa perché la bambina che l'aveva bagnata le aveva chiesto scusa con un sorriso dolcissimo.
Dopo aver fatto il bagno si sdraiò a pancia sotto e cominciò a leggere. Jane Eyre era uno dei suoi classici preferiti e ogni tanto le veniva voglia di leggerlo di nuovo.
"Ha l'aria di essere un libro pesante." disse qualcuno alle sue spalle, e Ornella era talmente concentrata che sussultò per lo spavento.
In piedi a farle ombra, c'era Marco. La ragazza lo aveva già visto in costume, eppure, solo  ora che lo guardava dal basso verso l'alto, si stava rendendo conto del suo fisico statuario.
"Invece è un libro interessante." rispose mettendosi a sedere.
Marco prese posto accanto ad Ornella e delicatamente alzò la copertina del libro per leggerne il titolo.
"Ma non è roba di scuola?"
"No. Cioè, si studia in letteratura inglese a scuola, ma io lo leggo perché mi piace."
"Bella e intelligente. Qualità che raramente si trovano assieme."
Era la seconda volta in un paio di giorni che i complimenti di Marco lasciavano perplessa Ornella.
"Di che parla?" chiese il ragazzo.
"In poche parole, è una storia d'amore."
Marco fece una smorfia.
"Non è una di quelle robe smielate," spiegò Ornella, "e poi c'è molto di più della storia d'amore in questo libro. Jane è un personaggio complesso, anzi, perché non lo leggi e valuti tu stesso?"
Marco, riluttante, prese il libro che Ornella gli stava porgendo.
"Sai che in Inglese avevo quattro?" disse poi facendo ridere Ornella.
"Ma non è scritto in Inglese!"
"Lo so, ma anche in letteratura inglese avevo quattro."
Il ragazzo sfogliò distrattamente qualche pagina.
"Ok, mi hai convinto. Spero di finirlo in tempo."
"Perché?"
"Parto tra una settimana."
"Ah." commentò Ornella, non del tutto sicura di come si sentisse a riguardo.
"Però, ti prego, non mi interrogare." disse il ragazzo.
"Niente interrogazione, però voglio una relazione scritta." lo prese in giro.
"Ok, prof!"
Marco aveva fatto  l'occhiolino, gesto che Ornella trovava sexy, tanto che abbassò lo sguardo perché temeva di essere arrossita.
"Ora però," disse Marco mettendo il libro da parte, "andiamo a fare il bagno."
Il ragazzo si alzò e appena Ornella fece altrettanto, con un gesto brusco che fece spaventare la ragazza, se la caricò sulle spalle e si diresse verso il mare.
"No, no, ti prego.....non mi buttare in acqua.....devo entrare con calma....è troppo fredda!"
Marco però non si curò delle sue proteste e la lanciò in acqua, per poi lanciarsi anche lui.
"Ti odio!" gli disse, senza però riuscire a mantenersi seria, contagiata dalla risata di Marco.
I due ragazzi passarono il resto del pomeriggio a scherzare in acqua fin quando, Ornella, notando che la luce era mutata, esclamò allarmata:
"Cazzo, che ore sono?!"
"Le sei e un quarto, perché?"
"Non farò mai in tempo!"
Anche a volere presentarsi all'appuntamento con Valeria direttamente dalla spiaggia, Ornella doveva fare i conti con il fatto che era zuppa; doveva necessariamente passare da casa a cambiarsi.
Raccolse, perciò, in fretta le sue cose e, a cavallo della sua bicicletta, si diresse verso casa, scoprendo, suo malgrado, che pedalare fradicia era una cosa tutt'altro che comoda.
Erano passate le sette da diversi minuti, quando Ornella finì di prepararsi; c'era però il tragitto casa-negozio che doveva fare, che richiedeva dieci minuti di pedalata, che poteva far diventare cinque, a patto di correre come la pazza e rendere vana la doccia che aveva appena fatto.
Inoltre, sotto casa beccò la vicina, la signora Maria, che era in vena di parlare. La liquidò in fretta cercando di essere più gentile possibile; la anziana signora, però, le aveva fatto perdere comunque dei minuti preziosi e Ornella arrivò davanti al negozio della zia che erano già le sette e mezza.
Si fermò per un attimo quando scorse Valeria; la ragazza, che non si era accorta dell'arrivo del suo arrivo, era appoggiata al muro concentrata sul cellulare.
Indossava una tutina a pantaloncini, nera. Il capo, piuttosto corto, cadeva largo, segnava però il punto vita sottile della ragazza e metteva in evidenza il sedere tondo che Ornella aveva già notato in negozio. La tuta era a maniche corte con lo scollo a V, che anche se poco profondo, permetteva di intravedere la scollatura.
Ornella guardando quella ragazza si sentì inadeguata. Valeria stava benissimo vestita così, mentre lei per la fretta aveva indossato un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta di un grigio slavato, che forse aveva visto troppe lavatrici. Non solo, nel tentativo di guadagnare tempo, Ornella aveva asciugato i lunghi capelli castani a testa sotto, con il risultato che adesso in testa aveva una criniera disordinata che stonava parecchio con il caschetto liscio e ordinato di Valeria. Non solo era in ritardo, era anche vestita come una che stava scappando di casa. Bella figura, pensò.
"Scusa per il ritardo." esordì Ornella piuttosto in imbarazzo.
Valeria le sorrise, non sembrava seccata.
"Tranquilla, solo che cominciavo a pensare che mi avessi dato buca."
Ornella scosse la testa come se quella idea fosse la cosa più assurda che avesse sentito.
"No, no. Sai ero con Marco, il ragazzo che ti ho nominato stamattina, non è che avessimo un appuntamento o roba del genere, solo che si è presentato in spiaggia e abbiamo cominciato a fare i cretini in acqua e non avevo il cellulare sotto mano.... però quando mi sono resa conto che era troppo tardi sono uscita dall'acqua e ho cominciato a pedalare come la pazza e, lasciamelo dire, non è stato molto divertente..... poi la signora Maria, quella del piano di sotto, ha cominciato a chiacchierare ...."
Ornella si interruppe perché Valeria aveva cominciato a ridere sotto i baffi.
"Sto parlando a macchinetta, vero?" aggiunse, mentre era certa di essere arrossita.
Non solo era in ritardo ed era vestita come una scappata di casa, adesso aveva cominciato a blaterare cose senza senso. Un'altra pessima figura.
"Non ti devi giustificare." disse Valeria.
Aveva ragione, non doveva, ma per qualche strano motivo Ornella aveva sentito il bisogno di farlo.
Raggiunsero a piedi la gelateria, che  non era distante dal negozio di Carla, e si accomodarono in uno dei tavolini del dehor.
Dopo aver ordinato, le due ragazze si scambiarono qualche informazione; Ornella apprese che Valeria aveva vent'anni, studiava architettura ed era arrivata in Sicilia appena due giorni del suo arrivo.
"Come mai sei venuta in vacanza da sola?" chiese Ornella curiosa.
"Anche tu sei venuta da sola."
"Non è la stessa cosa, io sto da mia zia. Tu non sei venuta a trovare nessuno, o sbaglio?"
Valeria fece una pausa di qualche secondo, nella quale parve riflettere. Poi disse:
"Ho deciso di partire all'ultimo momento e non ho trovato nessuno disposto ad accompagnarmi."
Ornella ebbe l'impressione che fosse solo in parte la verità, ma non le sembrava opportuno approfondire.
"Tu, invece?" chiese Valeria "Cosa hai fatto di male per essere spedita a casa della zia?"
"Chi ti dice che è una punizione?"
"Hai ragione, non sembra affatto una punizione, sei al mare e tua zia mi sembra una tipa simpatica. Però la domanda rimane, perché sei qui, e non in vacanza con gli amici o con il fidanzato....?"
"È un modo per farti i fatti miei e chiedermi se ho il fidanzato?"
"Beccata!"
"Scherzi a parte," aggiunse Valeria "hai detto che ti sei appena finito il liceo. Io ho fatto un viaggio in Grecia con i miei amici dopo il diploma."
Ornella sorrise amaramente. Valeria le aveva appena ricordato che fare una vacanza all'estero dopo il suo diploma, era uno dei piani che aveva fatto con Luca.
"C'era un fidanzato," ammise "solo che non è finita bene e gli ultimi sei mesi di scuola sono stai un po' difficili. Mia madre allora ha pensato che mi avrebbe fatto bene passare un po' di tempo lontano da casa."
"Lontana da casa o lontana da lui?" chiese Valeria timorosa, forse perché la domanda era alquanto personale.
"Lontana da lui che tornava a casa per le vacanze. Mia madre non l'ha mai ammesso, ma è per questo che mi ha mandato qui. Ero un po' riluttante, ma adesso che sono qui, sono contenta che l'abbia fatto."
Ora che si era confidata, Ornella sperò che la ragazza facesse lo stesso e le dicesse il reale motivo per cui era da sola. Non lo fece, però. Invece, disse:
"Beh, sono contenta anche io che l'abbia fatto, altrimenti non sarei qui a gustarmi il gelato più buono del mondo in ottima compagnia."
Così come aveva fatto la prima volta che si erano viste in negozio, Valeria aveva velatamente insinuato che la compagnia di Ornella le piacesse. La cosa la metteva leggermente in soggezione.
Non ebbe modo di continuare a rifletterci perché Valeria, la cui attenzione era stata attirata da qualcosa alle spalle di Ornella, disse caustica:
"Ecco che arriva il dream team."
Ornella girò la testa  e vide che Marco, accompagnato dai suoi amici, si stava andando verso la loro direzione.
"Visto che non rispondi al cellulare, mi sono messo a cercarti." disse appena fu vicino al loro tavolo  "Non hai specificato in quale gelateria andavi."
"Non credo che debba renderti conto di dove va." si intromise Valeria.
Marco si girò verso di lei e la guardò torvo e Ornella per un attimo fu convinta che le avrebbe dato contro.
"Sì, certo. Però ci tenevo a parlarle." disse il ragazzo, invece. Era palese, però, che aveva fatto fatica a trattenersi.
Poi, si rivolse di nuovo ad Ornella.
"Stasera c'è un concerto di una band indie rock; sono dei tizi sconosciuti, ma ci hanno assicurato che vale la pena vederli. Suonano nel paese vicino, ci vuole quasi un'ora per arrivare, ma se ci sbrighiamo facciamo ad arrivare prima che inizino."
Marco aveva teso la mano, chiaramente convinto di ricevere una risposta affermativa.
Ancora una volta, però, Valeria si intromise.
"Non sento il punto di domanda alla fine di questa frase."
"Qual è il tuo problema?" le chiese Marco, senza nemmeno provare a celare il fastidio.
"Nessuno. Solo che ti sei dimenticato di chiederle se vuole venire."
"Sì, che vuole venire. Perché non dovrebbe?"
"Non dovresti darlo per scontato"
Marco sospirò.
"Ornella, vorresti venire al concerto con noi?"
Ornella, che aveva assistito alquanto attonita al battibecco tra i due, era indecisa. Erano lì da poco meno di mezz'ora e non avevano ancora finito il gelato, sarebbe stato scortese andarsene e piantare in asso Valeria. Inoltre, fu costretta ad ammettere a sé stessa, che per quanto volesse passare del tempo con Marco, non era solo per educazione che voleva rimanere. A lei piaceva la compagnia di quella ragazza. D'altro canto, visto il tono del dialogo che avevano appena avuto quei due, era impensabile chiedere a Valeria di andare con lei.
Con enorme sorpresa di Marco e soddisfazione mal celata di Valeria, Ornella rispose:
"Preferisco rimanere qui, in realtà."
"Ah!" fu il commento laconico del ragazzo, mentre qualche metro più in là Kevin sorrideva beffardo.
"Credevo ti facesse piacere passare del tempo insieme, visto che partirò tra non molto."
Marco era risentito, e ci teneva ad ostentarlo.
"Mi fa piacere passare del tempo con te, Marco, e se mi avessi avvertito prima ci saremmo organizzati. Ora , però, sono impegnata."
Il tono di Ornella era stato troppo dolce, rispetto alle pretese del ragazzo. Valeria almeno doveva pensarla così perché la stava guardando con la fronte aggrottata.
"Come vuoi. Passa una bella serata."
Marco, che palesemente si augurava il contrario di quello che aveva detto, se ne andò via seccato, e Ornella che adesso dava loro di nuovo le spalle, poteva giurare di aver sentito Kevin prenderlo in giro.
"Che cazzo gli è passato per la testa?" disse Valeria, quando non furono più a portata di orecchio.
"Niente, forse è stato un po' troppo precipitoso."
Valeria la guardò con espressione basita.
"Non credo che io e te abbiamo assistito alla stessa scena, Ornella."
"Che vuoi dire?"
"Sul serio non vedi quanto è stato presuntuoso nel credere che tu saresti andata con lui? Lo dava per scontato! Inoltre, quando non l'hai fatto si è incazzato e ha provato a manipolarti con i sensi di colpa."
"Oddio, addirittura manipolarmi! Mi sembra un po' eccessivo. Forse ci è rimasto male perché sperava di passare del tempo assieme, tutto qui."
"Ci è rimasto male perché è uno stronzo arrogante."
Ornella reagì come se quella affermazione fosse un attacco personale.
"Hai dato a lui del presuntuoso, ma anche tu non sei da meno. Dai per scontato che Marco non sia una brava persona solo per  via di quello che è successo ieri con Kevin. Ammettilo!"
"Ok, magari avevo dei pregiudizi, ma il tuo amico non ha fatto niente stasera per farmi ricredere. Anzi, si è comportato proprio come mi sarei aspettata che facesse."
"Qual è il tuo problema?"
Ornella si rese conto un secondo troppo tardi che aveva fatto la stessa domanda che le aveva fatto Marco, usando lo stesso fastidioso tono.
"Te l'ho detto. Lo trovo un ragazzo arrogante."
"Arrogante o no, non credo siano affari tuoi, Valeria."
A questa affermazione seguì un momento imbarazzante in cui Ornella per non guardare Valeria in faccia, aveva preso a giocherellare con il gelato che si stava sciogliendo.
Sentiva però che gli occhi della ragazza erano su di lei.
"Hai ragione, non sono fatti miei chi frequenti. Se reputi che sia una brava persona, io non sono nessuno per dirti il contrario."
Valeria allungò la mano:
"Facciamo pace?"
Ornella prima ricambiare la stretta di la mano, si soffermò sugli occhi della ragazza. Per la prima volta notava che erano di una sfumatura di verde.
Valeria doveva aver scambiato quella pausa per esitazione e, infatti, arricciando il naso, espressione che Ornella trovò tenerissima, supplicò:
"Ti prego!"
Ornella strinse finalmente la mano di Valeria e, prima che potesse rendersene conto disse:
"Se fai quella faccia è impossibile rimanere arrabbiati con te."
Dopo quella frase, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, le parti si invertirono, adesso era Valeria quella in imbarazzo. E soprattutto, scoprì che, sorprendentemente, vedere la ragazza che arrossiva per un suo complimento, le dava uno strano senso di soddisfazione.

Se mi innamoro sotto le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora