𝐈

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Era arrivata la primavera, la mia stagione preferita. Benché Londra fosse umida e sempre grigia, mi piaceva respirare l'atmosfera leggiadra delle vacanze primaverili.

E ciò stava a significare che non avrei dovuto passare altre notti insonni per almeno due settimane, prima del rientro a scuola: con la scrittura mi davo parecchio da fare, e l'insonnia non mi aiutava ad essere produttiva.

Scesi dal taxi quando questo si fermò, proprio difronte la nuova casa di mio padre. Già, nuova casa, nuova compagna, nuova famiglia. Non ero ancora riuscita a perdonarlo dopo aver abbandonato me e la mamma, e probabilmente non lo avrei mai fatto, e vedere quanto poco tempo ci avesse messo a sostituirci, mi faceva soffrire terribilmente.

L'insegna stradale recitava "King's Road".

Ci siamo, pensai.

Sostai qualche secondo davanti alla porta, tentando inutilmente di far calmare il mio cuore impazzito, con scarsi risultati. Poi ripresi possesso del mio corpo. Non potei fare altro che suonare il campanello, e attendere che il volto sorridente di mio padre venisse ad accogliermi, insieme a quello di Lily. Lei era senz'altro una bella donna, dalla folta chioma rossa e gli occhi verdi, più giovane di mia madre e con una classe degna di una nobil donna. Peccato che la sua lingua tagliente mi facesse del tutto cambiare idea su di lei.

Arrogante, presuntuosa e pignola, ti puntava addosso il suo sguardo tagliente con il sorriso più finto che si potesse metter su. E tentava, in tutti i modi, di farti sentire fuori posto.

Quando vidi la porta di casa aprirsi, il mio cuore si fermò d'un tratto. Mio padre era felice di vedermi, i suoi occhi si illuminarono e ogni cosa, per qualche tempo, sembrò rimettersi a posto. Ma la realtà dei fatti era un'altra. Lui aveva preferito crearsi una nuova famiglia, piuttosto che occuparsi di quella che già aveva. "Maggie! Oh tesoro, quanto sono contento che tu sia venuta!" e di slancio, mi abbracciò. Mi sciolsi come burro al sole benché fossi ancora ferita. Questa pulsava, ancora fresca, sotto pelle.

"Come sta la mamma? E tu?"

Dicendo ciò, ci introducemmo in salone, dove trovai Lily e sua figlia Bea elegantemente sedute sulla poltrona. "Sta bene. Io sto bene."

Poi Lily si alzò, seguita da sua figlia, ed insieme si fermarono davanti a noi, a mani giunte ed il sorriso di chi sa già come comportarsi. "Ti vedo..più rotondetta dall'ultima volta che ci siamo viste" così esordì la donna che aveva preso il posto di mia madre accanto all'unico uomo della mia vita. Per quanto potessi abituarmici, quelle parole avrebbero sempre avuto un effetto pungente sul mio cuore, di per se già danneggiato.

"Incantevole come sempre" replicai.

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Dunque, dopo aver pranzato, feci per alzarmi - così da poter sparecchiare - ma la voce di Lily mi fece gelare sul posto. "Maggie cara, tua madre lavora ancora alla panetteria?" si osservò le unghie smaltate di lilla, mentre Bea ridacchiava sotto i baffi. Deglutii pesantemente. Papà cercava di evitare l'imbarazzo sorseggiando quel che rimaneva del suo vino bianco. "Si" replicai ponderando il mio tono di voce. Perdere le staffe sembrava una cattiva idea, considerando da quanto poco tempo ero arrivata. "Non pensi sia umiliante, caro?" continuò poi, rivolgendosi all'uomo brizzolato seduto al mio fianco.

Fu probabilmente ciò a farmi scattare, senza pensare alle conseguenze. "Come ti permetti di giudicare mia madre? Non è stato abbastanza per te rovinare la nostra famiglia?"

Lily sgranò gli occhi oltraggiata, e posò con poca grazia il tovagliolo sulla tavola. "Maleducata che non sei altro! E' questo ciò che ti ha insegnato tua madre?"

Ero senza fiato.

Il mio cuore batteva all'impazzata, e la rabbia prese il sopravvento sulla mia persona. "Complimenti papà, davvero un'ottima scelta in fatto di donne!"

───── ❝ ❞ ─────

Era calato il sole, e a pomeriggio inoltrato, mi ritrovai a camminare per le strade di Londra senza una meta ben precisa. La caoticità della città mi aiutò, per un po', sovrastando i miei rumorosi pensieri. Peccato che le lacrime avevano avuto la meglio su di me, e ben presto, mi ritrovai a singhiozzare senza che riuscissi a soffocare i lamenti disperati e gutturali che mi stavano devastando.

Ero stanca.

Stanca di essere sballottata da una parte all'altra della città, per accontentare un padre che - con tutto rispetto parlando - pretendeva di vedermi senza poi difendermi dalle grinfie della sua compagna.

Svoltai l'angolo, e mi ritrovai difronte ad un pub. Si chiamava 'Alibi' e pareva un posto tranquillo. La porta d'entrata laccata di rosso sbiadito mi faceva pensare ad un locale piuttosto datato. Asciugatami le lacrime, e aggiustato la mia chioma ribelle con un sospiro, decisi di entrare.

A quel punto dovevano essere le 18:00 o giù di lì. Appena entrata, lo scampanellio della porta fece voltare alcuni clienti. Tutte quelle facce rugose mi fecero quasi pentire di essere entrata. Ad ogni modo raggiunsi il bancone, timidamente, e mi sedetti con un po' di fatica sullo sgabello. Il barista mi osservò confuso: era così evidente che fossi poco più che una diciassettenne?

"Scusa, ma ce li hai diciotto anni?" domandò schietto. Io annuii frettolosamente, e ciò sembrò convincerlo.

"Cosa prendi da bere?" continuò, con il volto ancora corrucciato, mentre asciugava un boccale per la birra. Mi torturai le labbra. E ora? mi domandai. ''Ehm..p-prendo.."

"Una birra media per la signorina" Si aggiunse una voce maschile, più dolce di quella del barista.

Voltandomi, mi scontrai con gli occhi più belli che avessi mai visto. Erano marrone scuro, rasentavano il cioccolato. Boccheggiai sorpresa, mentre la chioma del nuovo arrivato entrava nel mio campo visivo.

"Io sono John"

𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora