Tornare a casa dopo la caotica giornata che avevo appena affrontato, era come far scoppiare la bolla che mi aveva protetta e in cui mi ero rinchiusa per sfuggire al dolore. Le strade di Londra erano trafficate, la brezza fresca della sera mi avvolgeva e creava pelle d'oca sulle mie braccia, nonostante fossero coperte dalla giacca a vento; i clacson delle auto e il ticchettio delle mie scarpe da ginnastica mi rimbombavano nelle orecchie.
Conoscere John mi aveva fatto bene, e per qualche assurdo motivo - che ignoravo - volevo rivederlo il prima possibile.
Quando rientrai, decisamente tardi, le luci del salone erano ancora accese, così dovetti ingoiare il groppo che avevo bloccato in gola ed entrare, prima che il coraggio svanisse. Aprii la porta silenziosamente, tolsi la giacca e la poggiai all'appendiabiti, così come le scarpe, e con passo felpato raggiunsi il salone dove mio padre sostava con una tazza di caffè tra le mani. I suoi occhi erano bassi, rifletteva. Nel momento in cui mi vide, in quelle iridi verdi scorsi la rabbia, dapprima, poi la paura, ed infine la rassegnazione. "E' colpa mia, non è così?" mi disse, ed io non ebbi più fiato in gola per rispondergli. "Dove sei stata tutta la giornata? Sono stato in pensiero per te" aggiunse. Posò la tazza sul tavolino, e si alzò per venirmi incontro.
Deglutii. Se avessi lasciato prendere il sopravvento alle mie lacrime non me lo sarei mai perdonata. Mostrarmi debole a lui significava dargliela vinta, e non volevo. "Sono arrabbiata papà. Non m'importa se Lily ti ama, avresti dovuto proteggermi, difendermi. Invece le lasci sputare cattiverie nei miei confronti e in quelli della mamma."
Abbassò nuovamente lo sguardo. Forse avevo sbagliato. Forse il debole era lui, manipolato e giostrato alla perfezione da una donna che non aveva mai ricevuto un cenno di dissenso in vita sua. "Mi dispiace tanto Maggie.."
"Ormai non importa più. Domani torno dalla mamma."
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E così feci.
Il sole era nascosto dalle nubi grigiastre che, invece di distanziarsi, prevedevano un acquazzone decisamente forte. Mi sentivo così: in bilico, in attesa di esplodere, e rilasciarmi all'esterno, così come la pioggia.
Fermato un taxi, poco lontano da King's Road, vi salii senza alcun ripensamento. A tirarmi su il morale ci sarebbe stata la cioccolata calda della mamma, un suo abbraccio, e la chiamata tanto attesa da John.
Il tassista aveva messo su della musica, e amichevolmente, mi aveva detto che ad Abbey Road viveva con sua figlia, una dolce bambina di otto anni che aveva da poco scoperto una passione per la ginnastica artistica. "Jane è un prodigio!" esclamò con orgoglio. Poi le note di "My Sweet Lord" cantata da George Harrison riempirono l'abitacolo, e il tassista smise di parlare per canticchiarne la melodia.
Poco dopo cominciò a piovere.
Arrivai a casa dopo un'oretta circa, con lo stomaco gorgogliante per la fame ed una voglia matta di piangere sulla spalla dell'unica donna che avrebbe sempre potuto capirmi. "Maggie? Sei già di ritorno?" mia madre sbucò dalla cucina, confusa e imbrattata di farina. Il sabato si dedicava alla pasta fatta in casa, e si alzava prestissimo affinché potesse prepararla in tempo.
"Mamma" mormorai, sentendo la gola chiudersi e gli occhi gonfiarsi di lacrime. Non ebbe il bisogno di chiedermi cosa fosse successo: lei lo sapeva già. Le bastava guardarmi per capirlo. Scoppiai a piangere, e i singhiozzi furono così forti da togliermi il respiro e scuotermi fino alle viscere. "Non voglio più vedere papà!"
Il pranzo fu la parte migliore della giornata, ed anche la più tranquilla. La mamma non seguiva molto le tradizioni londinesi in ambito culinario, e viaggiare l'aveva aiutata a scoprire i sapori che più preferiva. La pasta all'amatriciana, infatti, era il suo piatto preferito. Poggiai la forchetta sul piatto ormai vuoto, e le confidai di aver conosciuto John. Lei mi rispose dolcemente, con una carezza sul viso. "E questo John ti piace, Maggie?"
Fu spontaneo il modo in cui il mio corpo reagì. "Oh, mamma!" annuii. Sorrise compiaciuta in risposta.
La aiutai a sparecchiare, e chiacchierammo dei Queen, band che mamma soprannominò "La nostra nuova Regina!", poi ci spostammo al lavello e ci dedicammo al lavaggio delle posate e dei piatti.
D'un tratto, il telefono di casa squillò, e il mio cuore mancò un battito.
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𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]
FanfictionLondra, '71 Maggie è una ragazza di diciassette anni, amante della musica ed ispirante scrittrice. A causa della separazione dei suoi genitori, passa i fine settimana - ad alternanza - prima con la madre, e poi con il padre, e questo la porta a spos...