Rimasi a fissare il vuoto fin quando Mindy non tornò con una tazza di tè caldo. Forse lo shock mi aveva impedito di sentire il freddo stridere fin dentro lo ossa, perché quando presi un sorso di quella bevanda calda, il mio corpo venne percosso da un brivido violento. "ti senti poco bene, Maggie?" quella dolce signora mi guardava con occhi comprensivi. Aveva abbandonato quello che stava facendo per rimanermi accanto, e sapevo che quel gesto non lo avrei mai dimenticato.
Mi fidavo di lei, e non seppi come ma - da una parola all'altra - mi ritrovai a confidarmi su tutto ciò che aveva occupato i miei pensieri in quella interminabile settimana.
"Diciamo tante cose quando siamo arrabbiati, tesoro" mi rispose, quando ormai svuotata, non provai più niente. Certo non giustificava John dopo quello che aveva detto, ma aveva ragione. "il fatto che lui sia lontano complica un po' le cose" aveva poi replicato, quando le avevo chiesto cosa fare. "ma se ti ama davvero, sono sicura che troverà il modo di risolvere le cose."
In qualche modo Dominique mi aveva trovata, dopo aver passato il pomeriggio intero a cercarmi. Era entrata da quella porta, e quando mi aveva vista, il suo volto preoccupato si era rilassato. "sono morta di paura" mi disse, tendendo una giacca nella mia direzione. Lei era la migliore amica che si potesse desiderare, e l'idea di aver quasi ferito anche lei, mi spaventava a morte. Ero stata un incosciente a scappare in quel modo.
"adesso torniamo a casa, hai bisogno di riposare. Anzi, avete."
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Passò qualche giorno prima che potessi riprendermi dallo shock e dall'inevitabile influenza che mi ero beccata. Con Dominique tornata al lavoro, mi sentivo in dovere di non compiere più sciocchezze. Perciò richiesi qualche giorno in più ad Ian, che me li concesse più che volentieri, per occuparmi di me stessa come non avevo mai fatto. Il primo passo era prenotare una visita medica, per controllare che il bambino stesse bene, o meglio, quello che poi sarebbe diventato un bambino. Perché nelle prime settimane era nient'altro che un embrione.
Non avrei lasciato a nessuno scombinare i miei piani, nemmeno al mio sciocco senso di colpa.
Quella mattina mi ero quindi coperta quanto più possibile per affrontare l'inverno londinese, indossando cappello e sciarpa. Guardandomi allo specchio mi pareva di vedere soltanto un agglomerato di pezzi rotti, che un tempo costituivano l'ingenua Maggie che avevo sperato di rimanere il più a lungo possibile.
Ma ero ormai adulta, dovevo comportarmi da tale e prendermi quindi le mie responsabilità. Lanciai un ultimo sguardo allo specchio, prima di uscire dal bagno. Afferrai la mia borsa e tutto il necessario, quando il suono del campanello mi gelò sul posto. Ci misi un pò a realizzare. Impossibile che fosse Dominique: stava lavorando e non sarebbe tornata prima delle nove di sera. Mi mossi piano, quasi fossi terrorizzata di risvegliare una bestia antica, e raggiunsi il portone. Di nuovo la gola mi si inaridì.
Il campanello trillò di nuovo facendomi sobbalzare. Decisa a metter fine tutta quella angoscia, spalancai la porta.
"ciao Maggie"
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𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]
FanfictionLondra, '71 Maggie è una ragazza di diciassette anni, amante della musica ed ispirante scrittrice. A causa della separazione dei suoi genitori, passa i fine settimana - ad alternanza - prima con la madre, e poi con il padre, e questo la porta a spos...