John.
Così si chiamava il ragazzo che mi aveva salvato dall'imminente figuraccia col barista. Lo osservai meglio, prima di rispondergli: i suoi lunghi capelli castani si arrotondavano appena alle punte, e ad accompagnare quei due occhi color cioccolato vi erano un naso dritto e delle labbra sottili. Leggere increspature si formavano quando sorrideva, all'altezza degli occhi.
"Io sono Maggie.." cominciai "..e grazie per la birra" aggiunsi. Come se bevessi, poi. Il mio cervello macchinò a lungo nel cercare un ipotesi sul perché fossi finita proprio in un pub. Io, scrittrice emergente da sempre amante dei posti tranquilli e rustici come le caffetterie, avevo messo piede nel luogo meno adatto ad una tipa come me. Quando il barista si fu allontanato, John si avvicinò appena, sporgendosi col corpo, e reggendo la sua birra mi chiese. "Non hai diciotto anni, vero?"
E così anche quello sconosciuto, ormai non più tale, mi aveva colta in flagrante. Lo aveva sicuramente capito dal modo impacciato in cui tentavo di afferrare il bicchiere senza riversarmi la bevanda addosso, con le dita incerte e i sorsi brevi. Scossi la testa rassegnata. "Ne ho diciassette" confermai. John sorrise dolcemente, ammaliandomi. Oh, al tempo ero così innamorata dell'idea dell'amore, dei colpi di fulmine, benché nelle mie poesie parlassi d'altro. Ero giovane, mi era concesso sognare.
"E dimmi un po' Maggie, cosa ci fai da queste parti?"
Benché mi avesse fatto una semplice domanda di cortesia, mi ritornò alla mente il motivo per il quale ero uscita di casa. Ma non era colpa sua, e mi meravigliai di non sentirmi a disagio col suo sguardo curioso addosso. Tuttavia mi ritrovai a rispondergli nel modo più breve e sincero possibile. "Drammi famigliari" e scossi le spalle. Il ragazzo prese un altro lungo sorso di birra, così che ne rimanesse per lo più schiuma nel bicchiere, e replicò. "Non indagherò oltre" e, per non sembrare scortese - o forse perché ero davvero curiosa - gli domandai lo stesso. "Oh, io stasera suono qui con la mia band. Siamo nuovi in circolazione, non penso tu abbia mai sentito parlare dei Queen"
Scossi la testa mortificata.
"Se ti va, puoi rimanere a sentirci" propose. Sorseggiai un altro po' della mia birra fredda, la cui condensa aveva formato goccioline di acqua attorno al bicchiere. Cosa avevo da perdere? mi dissi con un sorriso. Avrei accettato seduta stante pur di stare lontana da mio padre e quella vipera di Lily.
"I Queen.." mormorai tra me e me. Vostra Maestà, aggiunsi mentalmente. "Certo, conta sulla mia presenza!"
John si illuminò quando acconsentii. Le sue labbra si stesero in un sorriso, che coinvolsero anche me. "Nel frattempo potresti mangiare qualcosa, offro io"
Inaspettatamente, John mi piaceva. E sapevo che avevamo scambiato troppe poche parole, ma il mio istinto mi diceva di fidarmi, e che ne sarebbe valsa la pena.
───── ❝ ❞ ─────
La serata cominciò ufficialmente quando l'Alibi si fu riempito. Era gremito di giovani, che non aspettavano altro di sentire i Queen esibirsi dal vivo. Anch'io, ad essere incera, ero curiosa di sentirli. Ma soprattutto, volevo vedere John suonare il basso, muoversi sul palco, viversi la musica. E così, quando i quattro ragazzi salirono sul palco, avevo già terminato il mio spuntino. "Buonasera bellissime persone!" esordì il cantante, ed uno scroscio di applausi si alzò per l'intero locale. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, neri, ed un completo aderente a scacchiera. Le scarpe da ballerina calzate ai piedi furono il tocco di classe che mi convinse: i Queen non erano come le altre band. Erano di più. E non li avevo ancora sentiti suonare!
Alla chitarra vi era un riccioluto dalla pelle bronzea e il fisico asciutto, che salutava con entusiasmo il pubblico. Alla batteria invece un ragazzo dalla chioma bionda, che di sicuro faceva girare la testa a tutte le ragazze.
E poi lui, John. Appariva timido nel suo completo di velluto rosso scuro. I suoi occhi scrutavano la folla con timore, mentre si mordicchiava le labbra in attesa che il frontman facesse le presentazioni. "Io sono Freddie Mercury" egli si inchinò, poi a turno indicò i suoi compagni di band. "Alla chitarra abbiamo Brian May, alla batteria Roger Taylor, e al basso John Deacon!"
Poi le luci calarono, e le note della prima canzone - Keep Yourself Alive - invasero le mie orecchie, deliziandole. L'agilità di Brian alla chitarra, la prontezza di Roger con le bacchette, i movimenti sinuosi di Freddie sul palco, e la concentrazione di John mi ipnotizzarono. E soltanto a canzone finita realizzai, che i Queen avrebbero fatto strada.
A quel punto della serata, avevo bevuto un'altra birra, ma questa volta avevo già provveduto nel pagare. Non volevo approfittarmi della gentilezza di quel ragazzo. Così come si era riempito, l'Alibi si svuotò poco a poco, ed io non potei far altro che seguire la massa. Mi strinsi nella giacca a vento, ignara di ciò che mi avrebbe atteso a casa, e feci per imboccare la strada dalla quale ero arrivata, quando la voce non più sconosciuta del bassista fece arrestare i miei passi.
"Maggie?"
Mi voltai, e scorsi John - appoggiato ad un furgoncino blu scuro, insieme agli altri tre - che mi faceva cenno di raggiungerlo. Non sarebbe stato imbarazzante, in fondo l'alcol in circolo nel mio corpo aveva sciolto un po' i miei muscoli intorpiditi. Ritornai sui miei passi, e raggiunsi la band. "Ciao" pronunciai amichevole. Freddie fu il primo a tendermi la mano "Tesoro, tu devi essere Maggie. Deaky non ha fatto altro che borbottare su di te per almeno mezz'ora, prima di salire sul palco!"
Arrossii, mentre ricambiavo la stretta di mano. Dovetti ringraziare la birra per l'ottimo camuffamento delle mie guance bollenti. "Andiamo Freddie.." mormorò imbarazzato John. Nel frattempo Brian e Roger avevano rivolto la loro completa attenzione su di me. "E' un piacere conoscerti Maggie" ammiccò Roger, ma il ricciolino al suo fianco gli diede una spallata e lo rimise al proprio posto. "A proposito ragazzi, siete stati fenomenali" mi congratulai, infilandomi le mani nella giacca per non perdere la sensibilità a causa del freddo.
Era tardissimo, ma non mi importava più. Papà si sarebbe potuto arrabbiare, e nel peggiore dei casi, mi avrebbe rispedita dalla mamma.
"Quando saremo famosi tu avrai un posto gratis in prima fila" scherzò il frontman. Mi auguravo con tutto il cuore che riuscissero a realizzare i loro sogni. "E' stato un piacere conoscervi..e-"
John, che prima si era zittito a causa dell'imbarazzo, si fece avanti e mi chiese un recapito telefonico. Presa in contropiede, mi ritrovai a balbettare prima di riuscire a dettargli il numero di casa. Ovviamente si parlava della mia dolce dimora ad Abbey Road, che condividevo con mia madre. "Ti chiamerò presto, Maggie. Voglio incontrarti di nuovo, e conoscerti meglio"
STAI LEGGENDO
𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]
Fiksi PenggemarLondra, '71 Maggie è una ragazza di diciassette anni, amante della musica ed ispirante scrittrice. A causa della separazione dei suoi genitori, passa i fine settimana - ad alternanza - prima con la madre, e poi con il padre, e questo la porta a spos...