𝑿𝑽𝑰

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Quella splendida nottata si chiuse sulle note di 'In the lap of the Gods', con Roger che distrusse la batteria dopo aver lanciato per aria le bacchette. Fu una di quelle follie da rockstar per cui il pubblico si esalta fino a perdere la voce.

Tornammo in hotel verso l'01.00, con il rumore sordo della pioggia che batteva al suolo. Era fresca, e lavava via tutta la stanchezza della giornata. "la mia nottata non è ancora finita!" esclamò entusiasta il biondino, come se non avesse mai lasciato il palco. "buon per te, Rog" replicò Brian stanco, ma con un accenno di sorriso. Freddie era già sparito a qualche festino col suo fidanzato, per cui io e John ce la prendemmo con calma quella passeggiata, benché saremmo rientrati zuppi d'acqua.

"ti sei divertita stasera?" mi sussurrò all'orecchio, dopo aver attraversato la strada. Le nostre mani intrecciate mi davano un senso di pace e di sicurezza che non avevo mai provato, al di fuori della sfera famigliare. Per famiglia, ovviamente, intendevo mia madre.

"certo, è stato pazzesco"

poi anche Brian e Roger sparirono dalla nostra visuale, e la consapevolezza che avremmo condiviso la camera, quella notte, divenne più tangibile. Non potei far altro che avvampare alla sola idea. Ero così pura.

Alla reception la giovane ragazza dai capelli rossi e le forme sparse al punto giusto, ci guardò confusa, come se avesse di fronte degli alieni e non dei semplici ragazzi scompigliati a causa della pioggia. La invidiai, perché per quanto un uomo possa amarti, gli occhi li avrà sempre, e non puoi obbligarlo ad oscurarsi la vista. Certo, nonostante avessi vent'anni, mi sentivo ancora insicura nel mio corpo. Ero bassa, e questo non migliorava le cose.

"stanza 39" ammiccò la ragazza, ma per qualche assurdo motivo, John la liquidò con un'occhiata di ghiaccio, che avrebbe pietrificato persino un cieco, e tenendomi per mano si incamminò verso gli ascensori. Quando si chiusero le porte, non potei fare a meno di dirglielo. "quella ti mangiava con gli occhi" gli specchi che ci circondavano però mi fecero pentire di aver parlato: avrei potuto dirglielo nel buio della nostra stanza, e invece no, dovevo per forza mettermi in imbarazzo. "perché, sei gelosa?" replicò con un sorriso, e la sua mano fredda scostò di poco la bretellina del vestito per accarezzarmi la spalla. Rabbrividii a quel misero contatto.

"può darsi" gli risposi. Prima che potesse avanzare qualsiasi altra mossa, le porte dell'ascensore si aprirono.

𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora