𝐗𝐋𝐈𝐕

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John mi regalò la notte d'amore migliore di sempre. Mentre osservavo rapita il suo volto illuminato dalla luna, lui sospirò. Non si mosse da quella posizione mentre con sicurezza affermava: "so che hai ascoltato love of my life" e sentirmelo dire da lui, che lo dava per scontato, fece uno strano effetto. "E' bellissima, John. Anche se ti ho ferito, quella canzone è meravigliosa" risposi. Lui si voltò nella mia direzione, finalmente, e allungò un dito per sfiorarmi una guancia.

"Quando ci siamo esibiti a Rio.." sussurrò "C'è stato un momento in cui avrei voluto tu fossi lì. Hanno cantato tutti, benché probabilmente nessuno di loro capiva cosa Freddie stesse dicendo.. Amore della mia vita, cantavano a te."

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Non sapevo se avevamo fatto pace, non del tutto almeno. Lo avevo ferito tanto quanto lui aveva ferito me, quella sera al party di Freddie, sera in cui mi aveva giudicata senza lasciarmi nemmeno spiegare come erano andate davvero le cose. L'unica cosa che sapevo, era che mi amava con tutto se stesso ed era disposto a superare le difficoltà pur di non separarci più.

Tornai a lavoro con maggiore consapevolezza, benché non avessi la minima idea di cosa riferire a Tom, che attendeva mie notizie come i bambini con il Natale.  Affamato di scoop scandalistici, al primo posto per lui vi erano i soldi e il successo. Due delle cose che da me non avrebbe ricevuto mai più.

Entrai nell'edificio con sicurezza, cominciando a meditare su un alibi per tenerlo a bada, il tempo necessario affinché potessi licenziarmi senza subirne le ripercussioni. Blaise se ne stava alla sua scrivania con la fronte corrucciata: probabilmente mi odiava perché Tom aveva scelto me. Ma ero certa che, se avesse avuto l'occasione di mettere piede nella dimora di Freddie, sarebbe tornato a mani vuote.

Impaziente, Tom mi accolse nel suo ufficio. Aveva perso la compostezza e la freddezza  che teneva in piedi il personaggio che si era creato, e faticava a nascondere la curiosità. I suoi occhi di ghiaccio brillavano. Lui non vedeva l'ora di affossare il prossimo malcapitato sul suo prezioso giornale. 

Che peccato, pensai soddisfatta tra me e me.

"voglio sapere ogni cosa!" esclamò "com'è Freddie tra le mura domestiche?"

Mi posizionai meglio sulla poltrona, rilassandomi affinché non potesse trasparire il velo di preoccupazione che mi avvolgeva le membra. Poi presi parola, dopo aver incrociato le gambe. "E' una persona squisita, di un educazione intoccabile" replicai, e Tom, più che sorpreso, parve deluso di sentirmelo dire. "come sarebbe a dire?" sbottò infatti, calciando la scrivania con il piede. "Hai voluto che ti dicessi la verità, quindi perché sembri così insoddisfatto?" lo stuzzicai, corrucciando la fronte.

"Io ti avevo chiesto la cruda verità, non l'immagine che questi artisti da strapazzo si stampano addosso per sembrare dei santi!" 

Rimasi calma, nonostante Tom mi stesse abbaiando addosso. Lui, che stava perdendo il controllo, ai miei occhi apparve infimo e privo di significato.

 "beh, quando non hai del marcio da nascondere non puoi crearlo dal nulla" appurai con un'alzata di spalla. "E per la cronaca.." aggiunsi  "Il mio lavoro per questa agenzia termina qui"

Tom strabuzzò gli occhi, senza parole. Ma gli bastò poco per esplodere di nuovo. "Non puoi lasciarmi con quell'incompetente di Blaise! Sai benissimo che posso distruggerti"

Mi alzai lentamente dalla poltrona, e mi avvicinai alla scrivania dove se ne stava ancora dritto e rigido, proferendo le ultime parole che gli avrei mai rivolto.

"Ho persone più che competenti al mio fianco che ti farebbero chiudere in gattabuia con una mia sola chiamata, Tom. Resta al tuo posto, e questa misera baracca potrà campare qualche anno in più. Conosco il mio valore, e so che per fare successo non ho bisogno di affossare nessuno"

𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐎𝐟 𝐌𝐲 𝐋𝐢𝐟𝐞 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐃𝐞𝐚𝐜𝐨𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora