Capitolo 8

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pov Elizabeth Di Salvo

I quattro giorni successivi sembravano infiniti,ma passarono e finalmente potevo ritornare con le mie amiche.

Era bello stare da sole ma non qua dentro.

In questo posto essere sola ti consuma e ti fa vivere la tua permanenza qua  un inferno,soprattutto se sei maschio.

«Ma quanto song felice e' i' ra e' altre Nunzia»
dissi felice a Nunzia che mi stava accompagnando dalle altre in cortile.

Silvia e Naditza appena mi videro mi vennero subito ad abbracciare e io ricambiai.

«Finalmente song ritornata,mi site mancate»

Notai che Viola mi stava guardando e la guardai anche io,aveva sempre alcuni lividi.

«Di Salvo i colloqui» li disse Lino,lo seguii ed entrai nella stanza dei colloqui,c'era mia zia.

Era da molto tempo che non la vedevo.

«Come va Elì?» le risposi che andava tutto bene.

«Allora zia,chi è ca' aggia accirere?» le chiesi a bassa voce,mi indicò con lo sguardo una persona dietro di me,mi volta e notai lui,Ciro Ricci.

Mi rivoltai verso di lei e scossi la testa su e giù.

Mi passò da sotto il tavolo un coltellino,lo nascosi nei pantaloni e dopo averla guardata per l'ultima volta e me ne andai via.

Andai in cella dove c'erano anche tutte le altre ragazze,mi sedetti sul letto con le cuffie e iniziai ad ascoltare la musica che avevo nel mio mp3.

Guardai il mio armadietto e notai che mancava la lettera e la fotografia,mi alzai dal letto e iniziai a cercare le due cose ovunque.

Rientrarono Silvia e Nad dalle docce e le chiesi se avessero visto la fotografia,scossero la testa.

Ribaltai i letto per cercarle ma non le trovai.

Non era tanto importante la foto,il problema era la lettera,quella era importantissima per me.

«Avete visto a' mia foto e a' mia lettera?» chiesi entrando nella cella di Gemma,mi disse di no e uscii.

Ma dove era andata.

Entrai nella cella di Viola e c'era lei che leggeva un libro a pancia all'ingiù sul letto.

«Viola aie visto a' mia fotografia e a' lettera?» le chiesi cercando di rimanere calma per non essere risbattuta in isolamento.

Mi guardò e stette in silenzio guardandomi negli occhi.

«Viola si sta a ffa' notta me rici si l'hai vista o no cazzo» mi alterai

«No,non l'ho presa io» mi rispose lentamente,scese dal letto e mi venne ad accarezzare i capelli.

«Sai io e te potremmo essere amiche,siamo dentro per lo stesso motivo,io e te siamo uguali» mi spostò dei capelli che erano sul mio viso.

«Tu aie ucciso a' migliore amica toja ,io l'assassino e' fràtemo,non simme ppe nulla uguali » le risposi

«Beh sempre per omicidio sei dentro,io ti posso procurare qualunque cosa,basta che chiedi» mi girò intorno,non mi mossi per guardarla.

«Ho già tutto chello ca' me serve,io voglio a' mia cazzo lettera»

«Quella te la devi meritare,se fai la brava la riavrai altrimenti la brucio e diventerà solo cenere»

Ero pronta per rifare come nelle docce ma Nunzia ci comunicò che era pronta la cena.

Uscii dalla cella di Viola e andai dalle altre ragazze.

«L'hai trovata a' lettera?» mi chiese Silvia

«Ce l'ha chella cessa e' Viola» risposi

«Non fa' nulla Elizabeth,sennò rivai in isolamento»

———

Il giorno dopo avevamo una attività con i ragazzi,era quello il momento giusto per uccidere Ciro Ricci.

Stavamo facendo un progetto proposto da Beppe,
bisognava "rifare" una barca a vela per poi rimetterla in acqua.

«Comandà io esco a fumare na' sigaretta» disse per poi andare in uno spazio dove nessuno lo vedeva.

«Comanda pozz i' pure io?» chiesi al comandante e lui rispose di sì.

Presi il coltellino dalla scarpa e lo misi dietro la schiena per non farglielo vedere,camminai cercando di non fare rumore.

Notò la mia presenza e mi guardò mentre leccava la cartina,mi avvicinai e cercai di tagliarlo con la lama.

Si scansò e entrambi cademmo a terra,ripresi il coltellino che era caduto e salii sopra Ciro puntandoglielo.

Mi tirò una ginocchiata nelle costole e mi fece scansare da lui.Mi dimenai cercando di liberarmi ma la sua presa era troppo forte.

Il coltellino era poco lontano da noi e il ragazzo sopra di me cercò di prenderlo ma non ci arrivò con il braccio.

Si distrasse un secondo perché vide Viola in lontananza,rallentò la presa e riuscii a liberarmi.

Gli tirai un barattolo di plastica che avevo trovato sopra un tavolo che c'era li e lo feci cadere a terra.

La rossa se ne andò e io afferrai la lama e la puntai alla gola del figlio di Don Salvatore.

Mi scappò di mano e ricadde in terra,la stavo per riprendere ma qualcuno le tirò un calcio mandandola lontana.

Era Edoardo,che era venuto insieme agli amici di Ciro notando che ci stava mettendo troppo.

Mi alzai e subito dopo venne il comandante.

«Ca' state a ffa' qua?ritornare a fatica'» alzò la voce e dopo essermi sistemata i capelli e la maglietta ritornai dalle altre ragazze.

pov Edoardo Conte

«Tutto apposto Cirù?» gli chiese Totò,lo aiutai ad alzarsi e accese la sigaretta guardando la ragazza che se ne stava andando.

«Si è tutto apposto» rispose.

Dopo essere portato negli alloggi,ci riunimmo nella cella mia e di Ciro,che stava seduto su una sedia agitando il piede su e giù.

Entrò pino con una canna in mano, «Ue Pinù e passamela» gli dissi andandogli incontro.

Ci sedemmo sul mio letto e poi arrivò anche Pirucchio,che mise il ginocchio per terra davanti a Ciro per dirgli qualcosa.

«Ciro,quella va tolta e' mezzo,fallo fa' a me»

attirò l'attenzione di tutti nella stanza,guardai Totò che a sua volta mi guardò.

«Pirù ma ca' staje dicendo» disse totò facendo un gesto.

«Tu bbuo' accirere a troppe persone,devo farlo io,
Elizabeth è cosa mia» si alzò dalla sedia e ci guardò a tutti.

«Però voi me potete aiuta'» disse portando pirucchio a fare un sorriso.

«Andatevene,devo fa' nu' telefonata» fece andare via tutti.

Andò in bagno e chiamò suo fratello Pietro,misi l'orecchio alla porta per sentire cosa stava dicendo.

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora