Capitolo 20

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Entrai nella sala dei colloqui e il mio sorriso svanì...

Volevo dei colpi di scena che mi meraviglino ma non di questo tipo.

Non volevo credere alla mia vista...lei era, mia madre.

I miei occhi diventarono lucidi,guardai dietro e c'era il comandante e Nunzia che stavano di guardia ai colloqui.

Guardai attorno la stanza e vidi lui che stava di spalle mentre parlava con una donna,probabilmente sua mamma.

Mi avvicinai e la donna che mi aveva abbandonata per tutti questi anni e che mi ha creato dei traumi enormi si alzò.

Le vennero gli occhi lucidi, «Elizabeth...Come sei diventata bella» tirò su con il naso,arrivai davanti a lei e le tirai uno schiaffo.

Tutta la sala si girò compreso Edoardo,che mi guardò negli occhi.

Il comandante mi venne incontro, «Voglio andare via» strusciai la mano sul naso e mi girai per poi andare fuori dalla stanza.

«Si può sapere cosa ti è preso?» mi fermò facendomi voltare verso di lui.

«Mi sono fatta spiegare cosa é successo,hai ragione te ma prova a parlarle...e poi deciderai quello che vuoi fare con il vostro rapporto»

Annuii e rientrai nella stanza,mia madre era seduta con le mani sul tavolino che stava fissando il vuoto.

Mi vide e mi sedetti.

«Sono venuta a sapere di Marco...mi dispiace così tanto Elizabeth» le scesero le lacrime e gli occhi mi rivennero lucidi.

Mise le sue mani sulle mie e le tolsi bruscamente.

«No che non ti dispiace,tu dove sei stata tutto il tempo in cui io e Marco morivamo dentro per la morte di papà?Eh?» alzai il tono della voce,smise di guardarmi negli occhi.

«Te lo dico io,eri a drogarti.E quel poco tempo in cui eri a casa mi picchiavi a sangue perché non ti davo i miei cazzo di risparmi!» mi scesero delle lacrime.

«Tu non sei mia madre,io non ti conosco» affermai.

«Scusa per tutto veramente...ma ora voglio recuperare i rapporti con te prima che sia troppo tardi» mi disse,era sincera e si vedeva.

«È già tardi Greta!» la chiamai per nome.

«Tu non hai capito che per me eri morta prima,lo sei ora e lo sarai per sempre.» mi alzai e me ne andai accompagnata da Nunzia.

Corsi nei dormitori e tutte le ragazze erano a fare l'ora d'aria.

Perché è così difficile la vita?Ho fatto qualcosa per meritarmelo?

L'incontro con mia madre mi aveva scosso alquanto.

Mi stesi sul letto e scoppiai a piangere,non potevo più andare avanti così...Che senso ha la vita se soffri
solamente?Non lo ha.

Piansi per molto tempo,passarono i minuti e il mio pianto non si fermò.

Dopo un po' scesi giù per fare l'attività di arte,avevo tutti gli occhi gonfi e rossi allo stesso tempo.

«Hey tutto bene?» mi chiese Silvia accarezzandomi la schiena,annuii tirando su il naso.

«No tu non stai bene...appena arriviamo in cella mi dici che cosa hai ok?» annuii nuovamente e lei mi fece un sorrisino.

Uscii per fumare una sigaretta e poco dopo mi sentii tirare il braccio e portarmi lontano dal posto dove stava il laboratorio di arte.

«Perché hai trattato così tua mamma?» mi chiese,mi ritrovai con la schiena al muro,e lui davanti a me che aveva appena acceso la sigaretta.

«Tu non sai un cazzo,non ti intromettere» cercai di spostarmi ma mi bloccò,i suoi occhi verdi stavano fissando i miei.

«Hai pianto?» domandò facendo cenno con la testa verso di me, «Cosa te ne frega» risposi fredda.

Mi prese il mento con la mano e mi sorrise.

«Me ne frega,hai pianto non è vero?» annuii e lui mi accarezzò i capelli.

Poco dopo me ne andai da lì,lasciando da solo Conte che stava guardando andarmene.

Arrivammo in cella e Silvia insistette sul volermi farmi sfogare, «Silvia basta,non è il momento».

Si fece ora di cena,io non avevo famo quindi restai in cella.Mi stesi sopra il mio letto e mi misi le mani in faccia per coprire la luce delle lampadine.

Mi vennero in mente i pensieri più brutti che potevo pensare.

Mi sono stufata di soffrire così tanto,non posso continuare in questo modo.Sto morendo dentro e tanto meno vale farlo anche fuori.

Pensai,combattei un po' su questi pensieri ma poi arrivai alla conclusione...dovevo farla finita.

Era il momento giusto per farlo,la gente era a cenare e non c'era nessuna guardia che potesse impedirmelo.

Presi il coltellino che avevo sotto il letto,e andai in bagno chiudendo la porta.Tagliai una parte del mio braccio,poi un'altra e un'altra ancora.

Mi ritrovai le braccia tutte insanguinate,stavo perdendo molto sangue...ci stavo riuscendo,a momenti avrei posto fine alla mia vita.

Vidi tutto nero ed ero pronta ad andarmene.

pov Silvia Scacco

Salii le scale affiancata dalla mia amica Naditza per andare nelle celle.

«Amò sono troppo stanca» le dissi stropicciandomi gli occhi.

«Wa pur'io,non vedo l'ora di dormire» aggiunse.

Arrivammo alla nostra cella e Elizabeth non era sopra il suo letto.La porta del bagno era chiusa e probabilmente era la.

«Elì siamo tornate!» le urlai da fuori la porta,non ebbi risposta,bussai alla porta ma non sentii anima viva dall'altra parte.

Guardai Naditza che andò ad aprire la porta.

«O mio dio,chiama Liz veloce!» urlò la mia amica andando incontro a Elizabeth,che era piena di sangue e con gli occhi chiusi.

Uscii dalla cella e urlai aiuto, «Aiuto!Elizabeth è piena di sangue aiutatemi!» urlai più che potevo.

Liz e Nunzia erano di guardia e corsero nella mia cella,nel frattempo erano arrivate un po' di ragazze delle altre celle.

«Fatemi spazio!» urlò Nunzia,mi feci spazio anche io e c'era Naditza con le lacrime agli occhi che aveva in braccio Elizabeth.

Le guardie la presero dalle braccia e la portarono via.

Probabilmente in infermeria o in ospedale.

Mi misi a sedere nel letto e scoppiai a piangere,Nad mi venne a consolare e mi poggiai sul suo petto piangendo ancora.

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora