{Elizabeth Di Salvo pov's}
Iniziai a camminare per il cortile insieme a mio cugino Carmine senza dire una parola...
«Beh cosa mi volevi dire?» incrociai le braccia alzando la testa per guardarlo negli occhi.
«È stato Edoardo a fare dichiarare colpevoli i tre ragazzi che hanno stuprato Livia in spiaggia» alzai un sopracciglio confusa.
«Che vuoi dire?» gli chiesi.
«Ha minacciato i tre ragazzi» rispose felicemente.
«È impossibile... Edoardo nemmeno sa che hanno stuprato a Livia» scossi la testa.
«Beh in qualche modo lo ha saputo..»
«Come fai a saperlo?» domandai curiosa.
«L'ho sentito parlare con i suoi amici... va da lui,
infrangi queste maledette regole del sistema» sorrisi e andai incontro al campo da calcio.«Conte esci un attimo» fece come gli dissi e mi ritrovai davanti a lui.
«Grazie...» presi una pausa.
«Dico... grazie di quello che hai fatto a quei ragazzi»
Lo abbracciai, rimase un po' stupito ma ricambiò anche lui stringendomi a sé con forza.
«Tutto per te piccré» mi sussurrò all'orecchio facendomi venire le farfalle nello stomaco.
Mi staccai e gli sorrisi, sorriso che ricambiò subito.
Vidi arrivare la mia migliore amica accompagnata da mia zia, alchè cambiai espressione davanti al ragazzo e feci finta di nulla andando incontro a loro due.
«Elizabeth vi vedete fra due minuti» mi staccò Liz portandomi via.
Andai nella sala dei colloqui e abbracciai subito Livia che ricambiò. Mi risedetti e vidi lo sguardo di mia zia puntarmi, era seria e la guardai negli occhi anche io.
«Devo già dirti quello che sai che sto per dire?» feci una faccia stranita e scossi la testa per dire che non sapevo che cosa volesse dire.
«Tu eri davanti a lui che vi stavate sorridendo..» la interruppe subito la mia migliore amica.
«Lui chi?» domanda curiosa avvicinandosi al tavolo.
«Edoardo Conte... devi stargli alla larga» neanche il tempo di finire la frase che lui entra nella stanza,
lo guardai subito e lui già lo stava facendo.Mantenemmo il contatto visivo per un minuto,
almeno fin quando la mano della mia migliore amica mi passò davanti agli occhi.«È lui Edoardo Conte?» chiese sotto voce e annuii.
«Ti hanno ucciso a tutti ricordi? Tuo papà, tuo fratello, ti vuoi dimenticare di tutto il male che ti hanno provocato?» odiavo quelle parole.
Sbattei con forza la mano sul tavolo facendo girare tutte le persone in sala per il botto avvenuto.
«Mi hai rotto il cazzo! Mettili nuovamente in mezzo e per me sei morta!» urlai alzandomi, Edoardo mi prese per il braccio ma mi scansai violentemente.
Uscii dalla sala e mi misi a sedere nelle sedie che erano fuori, mi raggiunse il comandante che si mise sull'uscio della porta a braccia conserte.
«Si può sapere perché fai così?» domandò guardandosi intorno per poi sedersi di fianco a me.
«Fatti miei comandà, voi non vi dovete intromettere» risposi senza guardarlo negli occhi.
Rientrò in stanza sospirando e mandò Liz a portarmi in cella. Entrai negli alloggi e stetti là fino all'ora di cena, dove fu tutto tranquillo.
Vidi passare Ginevra con l'accappatoio sulla spalla,
era il momento giusto per vendicarmi di quello che avevano fatto lei e Viola quella sera.Presi il coltellino che tenevo nascosto sotto il letto e mi avviai anche io bagno senza far sospettare niente a nessuno.
C'era solamente Ginevra nelle docce.
Strusciai il coltellino nel muro in modo tale da fare un rumore di cui la ragazza si potesse accorgere.
Lo fece e uscì dalla doccia mettendosi l'accappatoio.
«Ti avevo detto che la mia vendetta sarebbe arrivata,
e perché non ora?» presi saldamente il coltellino in mano e mi avvicinai a lei.Le tirai un pugno e lei fece lo stesso nel sopracciglio.
Cademmo a terra e mi ritrovai sopra di lei, la presi per il collo fino a farle mancare l'aria, presi la lama che era caduta e gliela puntai contro.
«Sei una cazzo di psicopatica» cercò di dire con la pochissima voce che le era rimasta.
Le alzai la manica dell'accappatoio e le puntai il coltellino lì. La iniziai a tagliare tenendole una mano davanti alla bocca per non farla urlare, mentre per farle restare ferme le braccia, le misi le ginocchia sopra di esse.
Mosse le gambe velocemente dal dolore ma non mi fermai, vidi tutto il suo sangue uscire in quantità abbondanti, fin troppo.
Arrivai fino alla spalla e le alzai l'altro manico dell'accappatoio del braccio destro. Feci la stessa cosa anche di là.
«Se dici che a farti questo sono stata io, ti faccio fare la fine più brutta che ti immagini» le sussurrai all'orecchio per poi baciarle la guancia.
Era spaventata e glielo si leggeva in faccia.
«Tu sei pazza cazzo» si rannicchiò in un angolo guardando le sue braccia
«Non ti mettere più contro di me, non sarò così gentile la prossima volta» finii per poi andarmene.
Andai a sciacquare il coltellino piano di sangue nel lavandino e la lasciai lì, sanguinante.
Ritornai in cella e nascosi il coltellino.
«Aiuto! Ci sta Ginevra sanguinante in bagno!» gridai facendo andare le guardie e le ragazze nel posto dove ho tagliato la ragazza poco prima.
Mi dirisi anche io nel bagno per non restare sospetta,
era svenuta. Forse avevo esagerato.Ritornammo in cella.
«Chissà perché l'ha fatto...» dice Silvia stendendosi nel suo letto con un velo di preoccupazione.
«Fatto cosa?» domandai, «Perché si è provata a suicidare.» mi rigirai della parte della finestra con un sorrisetto senza darle risposta.
————
Ero al corso di ceramica, Edoardo era da un po' che non mi considerava, nemmeno uno sguardo in tutta la lezione e questo mi rattristiva.
Sbuffai e iniziai a modellare l'argilla che avevo in tavolo con molta poca voglia.
Picchiettai il piede nel pavimento, facevo così quando mi annoiavo a morte, e in quel momento lo stavo facendo.
«Io esco a fumare una sigaretta» dissi a Nunzia che aprì le braccia per poi sbatterle nei fianchi.
«È già la terza Elizabeth» mi riproverò.
«Wa Nunzia mica sei mia madre.» uscii e mi appoggiai al muro accendendo la sigaretta che avevo preso poco prima.
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Him & I ||Edoardo Conte
Romance«Non ti accontenti degli altri se ti manca lui, e come darti torto, non puoi accontentarti, non pensarlo neanche un attimo, tu non puoi dimenticare se il tuo cuore ha già scelto per te chi vuole avere accanto, e lo sai, al cuor non si comanda, lo di...