Capitolo 15

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Non so che cosa sia l'amore,so solamente che è il sentimento più brutto e complesso che ci sia.

Sin da quando sono piccola questo sentimento non mi è mai stato dimostrato e neanche "insegnato".

Se non si viene amati da bambini come possiamo amare? Si può amare senza un insegnamento?

Io non so neanche lontanamente che cosa sia questo sentimento spaventoso e crudele,ma so solamente che fa soffrire tanto.

Non sono mai stata innamorata dei miei ex passati.

Non ho mai trovato la persona che mi faccia venire le farfalle nello stomaco ogni volta che mi rivolge lo sguardo,o una che morirebbe per me.

Voglio amare,voglio provare quel sentimento che tanto spaventa la gente e voglio anche un po' soffrire.

Chissà se mi innamorerò mai,e chissà di chi mi innamorerò.

Non credo di essere fatta per l'amore.

————-

Come ogni mattina Nunzia ci viene a svegliare.

«Bamboline svegliatevi» aprì le celle di tutte che erano state chiuse durante la notte.

Ci svegliamo sempre alle otto e mezza,cosa che io odio profondamente,sopratutto d'estate.

È molto dura sopratutto se,come me,vai a letto dopo le due e ti devi svegliare così presto,non facendo le ore di sonno che servirebbero.

Ieri notte sono andata a dormire alle cinque e ho solamente tre ore e mezza di sonno.

«Ja Elì svegliati» mi disse Naditza scuotendomi un po',mi buttai giù dal letto stiracchiandomi un poco.

Avevo delle occhiaie da fare paura,è da un paio di giorni che vado a letto verso le sei,non so come mai ma non trovo sonno.

E quando lo trovo,all'incirca alle cinque,voglio stare sveglia per guardare l'alba,amo guardare il sole che sta salendo in cielo,mi piacciono molto anche i colori che mi trasmettano molto tranquillità.

«Hai dormito poco anche oggi?» mi chiese Silvia mettendosi la prima maglietta che ha trovato nel suo armadietto.

«Già» mi stropicciai l'occhio.

«E allora c'è qualcuno che ti pensa Elì» scherzò Silvia togliendosi i pantaloncini del pigiama per mettersi quelli di jeans.

Sorrisi e mi avviai al mio armadietto per mettermi i vestiti,volevo stare comoda e sopratutto non subire il caldo per il sole di giugno.

Mi misi un top della Nike e dei pantaloncini corti comodi presi al mercato a poco più di dieci euro.

Mi andai a lavare i denti,volevo mettermi anche il correttore per coprire l'orrore che avevo sotto agli occhi ma lasciai perdere.

Mi lavai a pezzi nel lavandino e mi misi il deodorante accompagnato da un profumo di Victoria Secret's.

Tutte insieme scendemmo in mensa per fare colazione e,come sempre c'erano i ragazzi che se ne stavano andando a fare lezione.

Mi sedetti al tavolo dopo aver preso il cibo insieme alle mie amiche e iniziammo a parlare.

«Nad ma con il chiattillo?» prese parola Silvia.

«Il chiattillo striscia ai miei piedi,e io te lo porto al guinzaglio» rispose mangiando un biscotto.

«Hai sentito Silvié?Abbiamo perso la scommessa»
sorrisi bevendo un bicchiere d'acqua.

Uscimmo dalla mensa e andammo in sala comune,ci riunimmo insieme a Serena per giocare a biliardino.
Eravamo io e Silvia contro Naditza e Serena.

Naditza iniziò a canticchiare una canzone.

«Nadì hai rotto il cazzo» bloccai la palla e lei facendo un sorriso si zittì per poi continuare a cantare.

Guardai la mora accanto a me e tirai facendo gol,
Naditza smise di cantare e io continuai la canzone da dove si era fermata.

Dopo un po' arrivarono anche i ragazzi,mi misi a sedere nel divano ai lati della sala e iniziai a leggere uno di quei giornalini stupidi ma pieni di notizie interessanti.

Mi affiancò un ragazzo,non girai la testa perché non mi interessava chi fosse,ma poi iniziò a parlare...

«Che leggi?» mi domandò,riconobbi subito la voce è alzai gli occhi verso i suoi di un verde intenso.

«Fatti i cazzi tuoi» risposi riguardando il giornale.Si morse il labbro inferiore mentre si tirava i capelli all'indietro con due mani.

«E ja fammi vedere» me lo strappò dalle mani e lo guardai male.

«Ma che stronzate leggi Di Salvo» disse Edoardo ridendo.

«Le devo leggere io non te infatti» gliele ripresi.

«Come sei pesante piccré» mi fermai un attimo e lo guardai negli occhi,ci fu uno scambio di sguardi per un po' di secondi ma lo conclusi alzandomi dal divano.

Non sapevo più dove sedermi,Silvia era con Milos e non volevo disturbarli,e Naditza stava suonando il piano forte con Serena.

Vidi Carmine seduto da una parte gli andai incontro sedendomi affianco a lui.

«Si può sapere cosa hai fatto in faccia?» gli chiesi toccandogli i lividi che aveva,mi guardò e fece un sospiro per poi prendere finalmente parola.

«Sono caduto nelle docce» come se ci credessi...

«Ca,non sono nata ieri» mi guardò e poi posò lo sguardo su Ciro Ricci e i suoi amici che giocano a biliardino con il Chiattillo.

«Quello stronzo» feci per alzarmi ma la mano di mio cugino mi bloccò rimettendomi a sedere.

«Non fare nulla Elì,hai già fatto troppi casini da quando sei entrata» mi spostai dalla sua presa e andai in una parte della sala coperta da una specie di sipario.

Accesi una sigaretta e iniziai ad aspirare guardando fuori dalle sbarre.Guardai il mare e mi venne in mente mio fratello,adorava guardarlo e gli rilassava il suo rumore.

Mi scese una lacrima che venne asciugata dalle mie mani,poi scese un'altra e un'altra ancora.

Entrò una persona in stanza.

«Piccré perché piangi?» riconobbi la voce e mi voltai verso di lui che stava impalato mentre mi fissava,o meglio mi esaminava.

«Conte vattene» aspirai la sigaretta,chiuse il sipario che ci separava dagli altri e mi venne incontro.

«Non me ne vado finché non mi dici cosa hai» mi sedetti atterra appoggiando la schiena al muro e lui fece lo stesso.Mi rubò la sigaretta facendo un sorrisino.

«Marco» riuscii a dire solo quello,odiavo piangere davanti a qualcuno e sopratutto davanti alle persone che odio.

Tirai su con il naso e mi portai le gambe al petto,misi la testa nelle ginocchia e mi scesero delle lacrime.

Mi alzò la testa e con la mano mi prese il mento facendomi guardare i suoi bellissimi occhi verde intenso.

Alzò la mano e di riflesso mi venne da scansarmi per la paura di uno schiaffo.Facevo così solamente con i ragazzi,per colpa del mio stupido ex.

«Mi dispiace che tieni paura» mi accarezzò i capelli,
ritornai "cosciente" e mi alzai di scatto.

«Ma che stiamo facendo Conte» mi asciugai le lacrime e uscii da quella sala.

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora