Capitolo 26

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Si fece sera e andammo a cenare,come sempre mi misi al tavolo con le mie amiche.

«Quelle due mi hanno proprio rotto il cazzo» strinsi la forchetta tanto da romperla,Silvia mi mise la mano nel braccio per calmarmi.

Mi alzai e andai al tavolo di loro due,mi annoiavo molto e fare qualche rissa mi divertiva molto.

«Che vuoi?» chiese Ginevra bevendo l'acqua.

«Mi annoio» presi un'oliva dal suo piatto e la portai alla bocca.

«Posso?» chiesi prendendo un'altra oliva.

«Le stai già prendendo» rispose la mora,feci una risatina e mangiai un'altra oliva.

«Non ti ho detto che puoi prenderla» mi disse,la guardai prendendola nuovamente una.

Mi sbatté la testa sul tavolo e appena mi alzai la presi per la maglietta buttandola in terra,le tirai un calcio sul naso,facendole uscire il sangue,e poi uno sul fianco.

Avevo anche io il naso pieno di sangue.

Liz mi prese dalle braccia e lo stesso fecero con Ginevra.

«Muovetevi» ci portarono dalla direttrice e appena entrammo ci guardò scuotendo la testa.

«Come mai non sono stupita che Elizabeth è stata portata qua per una rissa» mi guardò mettendo le mani sul tavolo.

Ci sedemmo entrambe davanti a lei,mi morsi l'unghia dell'indice agitando il piede su e giù.

«Ma non impari mai?» si rivolse a me e io alzai gli occhi verso di lei facendo un piccolo sorriso.

«Dottoré son fatta così»

«Bella scusa dire sono fatta così.Dovrei già mandarti in isolamento ma voglio avere fiducia in te un'altra volta.»

«Ma questa è l'ultima» mi puntò il dito facendomi sorridere.

«In quanto a te,sono quasi sicura che abbia iniziato Elizabeth e che tu ti sia solamente difesa» spalancai gli occhi e replicai.

«Come mai questo pregiudizio?Non sono stata io ad iniziare ma questa cessa,non è vero Liz?» mi girai verso la donna con la coda a treccia dietro di noi.

«Strano ma vero,questa volta ha iniziato Ginevra»

«Visto dottoré?Non inizio sempre io» mi alzai e me ne andai con il sorriso.

Uscii in cortile e c'erano i ragazzi che giocavano a pallone.

«Allora amò che ti hanno detto?» mi affiancò Silvia insieme a Naditza.

«Le solite cose» entrai nel campo sotto lo sguardo di Edoardo.

Poco dopo arrivò anche Ginevra che stava accanto a Viola.

«Non abbiamo ancora scoperto perché sta qua dentro» disse Naditza osservando la ragazza.

«Prima o poi la torturo e me lo faccio dire» aspirai dalla sigaretta e le due si misero a ridere.

La sera,dopo aver cenato tornammo in cella.Parlai un po' con le mie compagne e quando si spensero le luci chiusi gli occhi per dormire.

Mi svegliai nel bel mezzo della notte con la faccia di Viola davanti alla mia, venni trascinata giù dal letto da Ginevra e venni portata nella loro cella.

«Hai fatto tanto la furba con le guardie,ora falla senza nessuno che ti può proteggere» si leccò le labbra mettendosi davanti alla mia faccia ancora assonata.

Non stavo capendo molto a dir la verità.

«Ma...che fate?» risposi com tranquillità.

Mi prese per i capelli e mi avvicinò alla sua faccia,le sputai nel muso e mi tirò uno schiaffo,glielo ritirai e Viola venne a tenermi ferma.

Iniziai a provare a liberarmi ma nel frattempo Ginevra mi tirava calci e pugni, provavo dolore ma non gliel'avrei mai fatto notare.

«Solo questo sai fare?» mi misi a ridere con un po' di sangue nei denti.

Tirai un calcio a Viola da dietro liberandomi,presi la ragazza davanti a me per la maglietta e le tirai una testata facendola cadere in terra.

«Tieni i giorni contati da ora» le sputai addosso e
ritornai in cella.

Andai in bagno e mi sedetti guardando le parti dove ero stata picchiata,in alcuni punti il livido si era già formato, in altri si stava formando.

Mi sciacquai la bocca dal sangue e ritornai a dormire come se non fosse capitato nulla.

La mattina dopo mi svegliai dolorante e a malapena riuscivo ad alzarmi dal letto.

Gemetti per il dolore e mi toccai la schiena.

Arrivò Liz nella mia cella che mi disse di andare dalla direttrice,sbuffai e mi resi più presentabile.

«Mi vuole mettere in isolamento?» chiesi e Liz scosse la testa facendo un sorriso.

«Non so perché ti ha chiamata» affermò aprendo la porta dell'ufficio.

«Buongiorno?» trovai la mia migliore amica seduta sulla sedia davanti alla scrivania della direttrice.

Corsi ad abbracciarla e mi sedetti sull'altra sedia,
entrambe erano molto serie e non ne capivo il motivo.

«Domani verrai chiamata a testimoniare per lo stupro avvenuto il ventinove maggio.» mi disse la direttrice,guardai Livia e mise la mano sulla mia.

«Avremmo giustizia finalmente» mise la sua fronte sulla mia mentre le scendeva qualche lacrima.

La abbracciai e mi scese qualche lacrima al ricordo di quella sera.

«Liz accompagna Livia all'uscita e Elizabeth dove sono le ragazze» ci alzammo entrambe e insieme alla guardia accompagnai la mia amica.

«Ti voglio bene Elì» mi abbracciò per l'ultima volta e poi uscì dal cancello principale.Rimasi a guardala mentre andava via e mi scese una lacrima che asciugai subito.

«Andiamo..» Liz mi mise la mano dietro la schiena e passammo davanti al campo da calcio dove vi erano i maschi.

«Liz per favore mi fai parlare con Carmine?» la implorai,capì la situazione e mi fece andare a parlare con lui.

«Domani c'è il processo per quei vermi che hanno stuprato Livia davanti ai miei occhi...» guardai un punto fisso e portai le ginocchia al petto,mettendoci la faccia.

Mi abbracciò e mi diede dei baci sulla testa.

«Dai Elizabeth vieni» mi alzai e dopo aver rivolto lo sguardo a Edoardo,che nel mentre non mi aveva smesso di guardare un secondo,me ne andai.

Arrivai in cella e mi fiondai fra le braccia di Silvia.

Scoppiai a piangere e mi accarezzò i capelli,mi spostai in bagno insieme a lei e caddi a terra.

«Che è successo?» mi chiese prendendomi la faccia con le mani.Le spiegai tutto e mi abbracciò più forte che poteva.

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora