Capitolo 10

577 14 4
                                    

narratore esterno

«Guarda ca' te prendo» urlò il padre della piccola Elizabeth,che al tempo aveva solamente nove anni.

Erano su una bellissima spiaggia di Napoli,la loro preferita.Stavano giocando a rincorrersi come amava fare Elizabeth.

Era spensierata e l'unica sua preoccupazione era quella di non farsi prendere dal papà che per gioco la stava rincorrendo nella spiaggia.

«T'aggia presa!» urlò mentre la prese in braccio,la bambina si mise a ridere a causa del solletico che il padre le stava facendo.

Quelle risate così genuine,così semplici e bellissime della bambina mettevano allegria a tutti i passanti.

Purtroppo dentro la testa del padre non c'era divertimento come in quella della figlia.

In quella del padre c'era la paura di morire,di non vedere sua figlia crescere e di provocare un dolore immenso ai suoi famigliari.

Aveva fatto un passo falso con il clan rivale,quello che un Di Salvo non si può permettere di fare.

Sarebbe dovuto restare il più nascosto possibile,ma per vedere la figlia felice forse per l'ultima volta, avrebbe rischiato pure la vita.

I Di Salvo a quel tempo non erano potenti come ora.

«Papà jamme a prendere o' gelato» disse la piccola tenendo la mano al padre,il papà si guardò intorno e sospirò accettando la richiesta della figlia.

Presero il gelato e si sedettero su una panchina,vide degli uomini avvicinarsi,guardò la bambina e la prese in braccio scappando via a corsa.

«Papà ma ca' sta succedendo?» gridò Elizabeth mentre il suo viso veniva graffiato dalle lacrime.

Uno sparo gli colpi la gamba e fece cadere sia la figlia che lui,rotolarono entrambi atterra,facendo causare delle ferite ad entrambi.

«Corri Beth!Corri o' cchiu' beloce possibile!» le disse chiamandola con il soprannome che le dava sin da quando era piccola,solo lui la chiamava così.

Elizabeth non capiva e rimase sdraiata sul ghiaino su cui era caduta,insieme al padre che stava urlando dal dolore.

Due uomini mandati dai Ricci gli andarono davanti
puntandogli una pistola.

«Non ca' davanti a mia figlia vi prego» disse con le lacrime agli occhi.

I due uomini guardarono la piccola e notarono i suoi occhi lucidi,il padre capì che non lo avrebbero ascoltato

«Ti voglio tantu bbene Beth,ti proteggerò io ra lassù»

Le sue ultime parole,guardò la bellissima bambina che aveva cresciuto e poi venne sparato nella testa.

I due uomini se ne andarono via,lasciando la bimba di appena nove anni da sola con il padre appena ucciso davanti ai suoi occhi.

«Papà!» urlò alzandosi da terra,si dirise verso il corpo di suo padre,e iniziò a piangere.

I mesi successivi furono un inferno e cambiarono radicalmente il carattere dei propri figli,la madre si era data all'alcol e alle droghe.

«Dove song e' tuoi risparmi?» la madre irruppe nella stanza della figlia che stava piangendo guardando una fotografia di suo padre.

La madre era visibilmente distrutta,non dormiva da giorni e si vedeva dalle occhiaie.

«T'aggia chiesto aro' stanno» urlò buttando a terra la foto del padre incorniciata,facendola rompere.

Era diventata così da quando suo marito era morto,prima di iniziare a drogarsi era una donna bellissima e una madre perfetta.

Elizabeth si alzò dal letto e si allontanò dalla madre
che stava per diventare violenta.

«Dimmi aro' song o giuro ca' te ammazzo» disse prendendo Elizabeth dal collo sbattendola al muro.

Nel mentre suo fratello,che allora aveva dodici anni solamente,chiamò la polizia.

Ma le forze dell'ordine tardavano ad arrivare e non poteva vedere sua madre soffocare sua sorella davanti agli occhi.

«Lascia sta' Elizabeth» la spinse e la madre cadde sul pavimento.

Avevano entrambi le lacrime agli occhi,l'amore fraterno vinceva su tutto e bastò un solo abbraccio per calmare la situazione.

La madre rimase stesa a terra,stava iniziando ad avere spasmi muscolari e i due bambini non sapevano cosa fare.

Arrivò la polizia giusto in tempo per salvare la madre dalla convulsione che stava avendo.

«Non preoccupatevi state ca'» disse un agente ai due bambini,perquisirono la casa e trovarono grammi di tutte le droghe di cui si faceva la madre.

Vennero affidati alla zia,ovvero alla sorella del loro padre.

pov Elizabeth Di Salvo

Mi svegliai di colpo a causa di un sogno che avevo fatto,nel sogno c'era mio padre che mi sorrideva.

Cercai papà accanto a me con le mani ma trovai solamente il letto,mi alzai e vidi che non ero nella mia cella,ma in una stanza di ospedale.

Misi il cuscino in modo tale che mi facesse da poggia schiena e guardai fuori,qua al contrario dell'IPM non si vedeva il mare.

Mi guardai attorno e provai ad alzarmi,non mi ricordavo nulla di quello che era successo.

Mi faceva male la pancia,alzai il camice che mi avevano messo e mi ritrovai la pancia con i punti.

Mi guardai nel riflesso della finestra e vidi il collo,
sopra aveva una benda,provai a toccarmi la parte fasciata ma mi faceva molto male.

Notai che fuori dalla stanza c'era una guardia e il comandante.

«Comandà» sussurrai,si era addormentato sulla sedia che stava fuori, «Comandà» ripetei facendolo svegliare

«Ei piccré» disse alzandosi,aprì la porta che era chiusa a chiave ed entrò dentro.

«Non dovresti sta' in piedi,stenditi» feci come mi aveva detto. «Ca' è successo comandà?» gli chiesi

«Dico...Dopo ca' song svenuta,cosa è successo» precisai.

«Ti avimm portata in ospedale,ti tenen miso e' punti e mo' aia' sta' a riposo ppe nu' po'»

«Lo si ca' me ricorda pàtemo?» gli dissi e lui mi guardò con tristezza.

«È na' brava persona,invidio o figlio toje»

«Riposati dai» si alzò e prese la sedia da fuori e la mise dentro la stanza.

Mi girai di lato e sorrisi,il comandante era un uomo d'oro,fortunata sua moglie.

La mattina venni svegliata dal comandante che mi portò la colazione.

«Grazie mille,quando pozz ritornare all'IPM?Qua me annoio song sola» dissi mangiando un biscotto

«Il dottore ha ritt minimo na' settimana»

«E o' massimo e' quanto è?»

«Nun o sacc piccré»

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora