Capitolo 21

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Narratore esterno

Dopo il disastro avvenuto,le due guardie portarono Elizabeth nell'ambulanza chiamata appena Silvia ha chiesto aiuto.

Nel mentre i ragazzi erano fuori che giocavano a pallone,Carmine,il cugino della ragazza che aveva tentato il suicidio, corse verso il mezzo dell'ospedale.

«Devo salire anche io!» alzò la voce cercando di entrare,il comandante glielo impedì e iniziò a fare avanti e indietro davanti all'uomo.

«Mi promettete che appena avete notizie me le dite?» chiese il ricciolo,il comandante lo rassicurò e si andò a sedere in terra,davanti al muro dove stava il parrucchiere dell'IPM.

Gli scese qualche lacrima,e venne affiancato dal suo amico Filippo,o Chiattillo...

D'altra parte c'era Edoardo,che appena vide la scena smise di ascoltare i suoi amici parlare e guardò la ragazza che stavano portando via.

Vide il comandante andare verso l'ufficio della direttrice e lo seguì.

«Comandà che cazzo è successo?» gli andò incontro.

«Elizabeth si è provata a suicidare,ora è stata portata in ospedale e vediamo cosa succederà...»

«Se avete notizie ditemele ok?» chiese Edoardo al comandante,lui annuì con la testa.

«Posso stare tranquillo?» aggiunse il moro mentre si portava all'indietro i capelli.

«Penso di sì...comunque ti farò sapere appena ho notizie» il comandante diede una pacca sulle spalle del ragazzo e se ne andò.

pov Edoardo Conte

La mattina dopo ci svegliò Lino,mi alzai svogliato e mi andai a vestire e a lavarmi i denti.

Andammo a fare colazione,mi sedetti come sempre davanti a Ciro e accanto a Pino.

«Secondo voi cosa è successo a Di Salvo?» domandò Pino addentando una fetta biscottata con la nutella.

«Spero qualcosa di brutto.» affermò Pirucchio,lo guardai male e mi alzai buttando il vassoio.

Uscii per fumarmi una sigaretta e vidi il comandante venire verso la mensa.Mi avvicinai a lui.

«Comandà avete notizie?» gli chiesi sperando nel meglio.

«Si...la vita della ragazza è salva e da domani si possono fare visite,stavo andando a dirlo a Carmine» mi sorpassò e andò dal Piecuro.

Domani avrei avuto proprio il permesso per uscire,
feci un ultimo tiro della mia sigaretta e la buttai in terra rientrando a mensa.

Il pomeriggio,dopo l'ora d'aria andammo nel laboratorio di arte.

Era noioso senza di Elizabeth,non potevo più guardarla mentre rideva con le sue amiche,non potevo più darle fastidio,non potevo fare nulla.

La giornata fortunatamente passò in fretta e la mattina dopo ero pronto per uscire.

pov Elizabeth Di Salvo

Mi risvegliai in una stanza di ospedale,mi guardai attorno e non c'era nessuno,si sentiva solo il rumore del conta battiti.

Ma cosa avevo provato a fare?Dovevo vivere per mio fratello,glielo avevo promesso nel bigliettino che gli misi nella bara al suo funerale...

Mi scese una lacrima rendendomi conto di quello che avevo fatto e subito dopo entrò mia zia di corsa.

«O mio dio Elizabeth» si mise a sedere nella sedia che era davanti al mio letto,mise le sue mani nelle mie.

«Mi hai fatto spaventare un sacco...come stai?» disse tirando su con il naso.

«Sto bene» le risposi guardandola,per me Wanda non era una zia,era mia mamma,è stata più mamma lei che la mia vera madre.

«L'hai detto tu a mia mamma che ero all'IPM?» le domandai netta,restò in silenzio per un po' e annuì con la testa.

Sospirai e misi la testa all'indietro.

«Non so perché l'ho fatto...» affermò,annuii e poco dopo bussarono alla porta.

Si aprì e vidi lui...era in piedi con un mazzo di fiori.

Mia zia guardò prima lui poi me,si alzò e dopo averlo guardato male se ne andò via.

Edoardo entrò e si mise a sedere mentre mi dava i fiori,gli sorrisi e lui fece lo stesso.

«Come mai sei qua?» gli domandai.

«Volevo sapere come stavi» affermò.

«Come va?» mi chiese guardando le mie braccia bendate,mi vennero gli occhi lucidi e mi coprii la faccia per la vergogna.

«Non ti devi vergognare Elizabeth...sei bellissima anche quando piangi».

Mi tolse le mani dalla faccia e me le accarezzò,mi scese una lacrima e la asciugò subito.

«Va meglio...non so perché l'ho fatto,mi vergogno così tanto di aver fatto ciò» dissi,si alzò e si mise a sedere nel letto.

Mi spostò i capelli dalla faccia e mi accarezzò il viso.

«Non ti devi vergognare di niente con me hai capito?» mi incantai nei suoi occhi e per la prima volta nella mia vita mi vennero le farfalle nello stomaco.

«Perché sei così gentile con me?Io sono una Di Salvo e tu un Conte,che cosa vuoi da me?» ritornai fredda.

«Voglio scavare quel pezzo di ghiaccio che si è creato attorno al tuo cuore,voglio farlo sciogliere e vedere il tuo cuore vero,che so che è grandissimo».

Sospirai e mi rigirai sul letto dandogli le spalle.

«Ma io sono una Di Salvo e tu un Conte...» mi scese una lacrima che asciugai immediatamente.

«Dovrei starti alla larga e ne sono consapevole,ma sei come una calamita e io un pezzo di ferro» disse.

«E allora diventa un pezzo di legno» affermai fredda,se avessi avuto un qualsiasi rapporto con lui la mia famiglia non me lo avrebbe mai perdonato...

«Stammi alla larga Conte.»

Se ne andò e mi scesero altre lacrime.

La giornata proseguì lentamente,il pomeriggio,dopo pranzo si riaprirono le visite.

Aprì la porta la mia migliore amica,mi venne ad abbracciare e mi diede un bacio sulla fronte.

«Ho saputo tutto ora,mi volevi lasciare da sola Elizabeth?» domandò con le lacrime agli occhi.

«Se ci riprovi ti ammazzo» mise la sua fronte sulla mia mentre mi reggeva la testa con le mani,le scesero delle lacrime.

«Perché lo hai fatto?» mi chiese sedendosi nella sedia davanti al mio letto.

«Non ce la facevo più,troppo dolore...è ritornata pure mia mamma» spalancò gli occhi,lei era l'unica,
oltre ai miei familiari,che sapeva di mia madre.

«Potevi chiamarmi...ho fatto richiesta al giudice per fare il colloquio e me l'ha accettata solo stamattina»

«L'importante è che sono viva Livia,non pensiamo ad altro» le dissi e lei annuii.

«Madonna mia Elizabeth,mi hai fatta spaventare».

Prese la mia mano e nel mentre bussarono alla porta,si aprì e c'era il comandante con mio cugino.

«Ca!» mi venne ad abbracciare di corsa,nel mentre Massimo stava guardando la scena sorridendo.

«Non lo fare mai più hai capito?» disse tra le mie braccia,annuii e mi guardò.

«Piccré come stai?» chiese il comandante,annuii sorridendo e lui ricambiò il sorriso.

Him & I ||Edoardo Conte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora