E dopo aver passato una giornata al Luna Park decido che questa sarà l'ultima volta che farò le montagne russe con lo stomaco pieno. La testa mi pulsa per i troppi giri della morte a velocità massima e il pranzo minaccia di tornare su a ogni passo che faccio. Barcollo verso l'uscita assicurandomi lo zaino sulle spalle e raggiungo il mio gruppo di amici che intanto si è radunato per fare un altro giro.
-Alex, c'è un posto in prima fila, vieni!- grida Sammie dal carrello del Phobia.
Le faccio un gesto come a dire "io passo", mentre li guardo partire a tutta velocità su per i primi cinquanta metri e giù ancora e ancora a una velocità che farebbe star male chiunque. Mi metto malamente a sedere sul muretto lì fuori aspettando il mio gruppo e intanto controllo la mappa del parco, tentando di ignorare le loro urla assordanti sopra di me. Sospiro e mi lego i capelli. Con l'umidità della giornata si sono gonfiati e non posso far altro che raccoglierli in una cipolla disordinata nella speranza che lavandoli tornino ondulati come al solito. Ho solo voglia di prendere una piastra e lisciarli, lisciarli e lisciarli.
-Non sai cosa ti sei persa!- urla Rian saltellandomi incontro. È già finito il giro?
-Mi sono persa l'ottavo giro dietro fila sulla giostra che mi ha messo un mal di testa atroce- mormoro sarcasticamente. Qualcuno ride.
-Vuoi qualcosa?- chiede gentile Zack. Ormai si sa, lui è l'uomo dei medicinali. Ovunque andiamo ha sempre qualcosa per ogni tipo di malessere. Gli sorrido e scuoto la testa. È solo un mal di testa da botte al cervello, mi passerà presto.
-Cosa facciamo adesso?- si intromette Karen. È visibilmente impaziente di continuare a girare per il parco. Io ho solo voglia di farmi una doccia.
-Io voglio trovare un bar. Chi viene con me?- dico alzandomi.
Rian e Thomas si aggregano a me e mentre i gruppetti si dividono grido un:- Ci rivediamo qui tra un'ora!
Dopodiché prendo a braccetto i miei migliori amici e mi dirigo verso la prima gelateria che vedo.
-Alex urlava come una checca- dice Thomas per iniziare una conversazione. Io ridacchio.
-È terribile sedersi di fianco a lui. Guarda- faccio alzandomi la manica della maglietta per svelare qualche segno rosso sull'avambraccio. -Mi ha tenuto il braccio tutto il tempo.
-E poi un giro dura tipo un minuto. Quindi... Ti ha stritolato per ben sette minuti- constata Rian, sentendosi intelligente. Ridiamo tutti e ordiniamo ciascuno il proprio gelato preferito. Io ho preso uno yogurt bianco con lo sciroppo di cioccolato e gli Smarties. Chiunque mi conosca sa che l'unica cosa per cui secondo me vale la pena di vivere sono gli Smarties. Mangerei solo di quelli.
Io e i ragazzi riviviamo le esperienze di questa bella giornata, e mentre parliamo il tempo passa talmente in fretta che si fa tardi in pochissimo tempo, e dobbiamo tornare al Phobia per incontrare gli altri. Impreco sottovoce quando, alzandomi, mi accorgo di avere una vescica dove si appoggiano le nuove scarpe e di riuscire a stento a non zoppicare. Maledetta io e i miei nuovi mocassini.
-Ehi, siamo qui!- grida Thomas correndo incontro agli altri. Per "altri" intendo Samantha, Karen, Jack e Alex (l'altro Alex, perché ci sono anche io). Ci conosciamo tutti da tanto, siamo alle stesse lezioni insieme da cinque anni, e abbiamo formato un piccolo gruppo all'incirca inseparabile. Sono tutti simpatici qui, ma ho legato particolarmente con Rian, Thomas e Samantha. Poi, boh, alla fine siamo sempre tutti insieme, quindi ci parliamo comunque tutti quanti.
Io sono Alexandra Quinn (ma detesto il mio nome per intero, quindi mi chiamano tutti Alex), ho diciotto anni appena compiuti e la mia vita è fottutamente noiosa.
Ho un lavoro, una casa, un titolo di studio, la famiglia, gli amici. E poi? Manca la scintilla che accende il fuoco. Manca la nuvola che fa iniziare il temporale. Manca il raggio di sole che illumina il mio cammino.
Gran parte della gente che mi "conosce" nota che sorrido poco spesso, e mi annota come "depressa antisociale".
Non sono depressa. Sono seria. Non posso essere seria? Voglio godermi i bei momenti sorridendo veramente, e quel sorriso voglio sentirlo sulla mia bocca che viene fuori in un modo che poche volte è successo.
-Che cazzo vi è capitato?- chiedo osservando i ragazzi. Sono bagnati dalla testa ai piedi.
-Abbiamo fatto il Rio! Due volte!- annuncia Karen strizzandosi i capelli.
Annuisco. Il mal di testa mi opprime un po' meno di prima, ma è comunque presente.
Nel momento in cui Alex corre ad abbracciare Rian (quest'ultimo rabbrividisce a causa del freddo), gli altri fanno la stessa cosa. "Oh, no" faccio in tempo a pensare, che un paio di braccia e un corpo mi intrappolano bagnandomi completamente la maglietta. Rabbrividisco.
Però, è quel paio di braccia. È quella persona che mi fa girare la testa... È lui.
Mi crogiolo un attimo nella sensazione dell'abbraccio, che anche se bagnato, è un abbraccio, ed è lui che mi sta stringendo, anche se contro la mia apparente volontà. Dura poco, ma dentro di me dura tantissimo.
Quando finisce, il ragazzo mi squadra e sorride, soddisfatto del suo lavoro. Ignorando il mezzo battito cardiaco che perdo quando piega all'insù gli angoli della bocca, gli do un pizzicotto scherzoso sul braccio fingendomi contrariata. Nessuno deve sapere della mia debolezza. Nessuno deve neanche sospettarlo. Nessuno deve venire a conoscenza del fatto che mi innamoro di lui ogni giorno che passa, sempre di più. Ed è preoccupante, perché da quando l'ho conosciuto ne sono passati 1825.
E in questi cinque anni mi sono tenuta tutto dentro, e ho intenzione di continuare a farlo, perché nessuno, nessuno deve sapere di questa assurda "cotta" (mi rifiuto di definirla in qualunque altro modo) che ho preso per lui. Jack.
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A Love Like War || Jack Barakat/Josh Franceschi
RandomRiesco a concentrarmi sui testi delle canzoni senza divagare su altro finché Boulevard Of Broken Dreams non mi catapulta nella malinconia che cerco di reprimere dentro il mio stomaco. Storco la bocca quando la mia mente corre all'"abbraccio" di oggi...