Capitolo 26

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*Alexandra's pov*

Alla fine, considerati la mia asocialitá, il mio disprezzo per i luoghi pubblici e il mio odio verso le situazioni eleganti, io e Josh abbiamo deciso di passare una serata tranquilla a casa dei suoi, qui in quartiere.

Abbiamo ordinato una pizza, e la stiamo mangiando accoccolati sul divano a guardare scemenze alla tv.

Più che concentrarci sulla televisione, abbiamo chiacchierato. Josh mi ha raccontato di come sua sorella Elissa sia prossima al matrimonio, di sua madre che non smette di correre in giro per Londra trascinandolo da tutte le sue vecchie amiche a prendere il thè delle cinque, e dei suoi amici. Tanto dei suoi amici. Da come sorride quando parla delle pazzie di Chris e dell'ossessione per la pulizia di Max, o per la passione per i tatuaggi di Oliver, che vuole davvero bene a quelle persone.

-...e una volta Dan ha rischiato di accecarsi con una delle sue bacchette.

Ridacchio. -Fortuna che c'eri tu a salvarlo.

-Mi sono praticamente perforato la mano destra, ma... sì! Fortuna che c'ero io a salvarlo- dice ironicamente.

Scoppiamo a ridere.

-Sono degli scemi... ma a volte mi trovo a pensare a quanto mi mancano.

Sospiro. -Dev'essere stato brutto abbandonarli per trasferirti qui, vero?

-È come se tu avessi messo le radici nel terreno, e tutt'a un tratto ti strappassero via. Fa male, non è solo brutto.- Scuote la testa e mi guarda.

-Almeno qui hai trovato altri amici- mormoro, appoggiando la testa sulla sua spalla.

-Pensa se quel giorno tu non avessi chiesto a Carlile di farmi fare un giro per la scuola... cazzo, sembrano passati secoli da allora.

-Già.

Silenzio.

-Ti va di andare a dormire?- chiede Josh dopo un po'.

-Non mi va di alzarmi, posso dormire qui sul divano?- chiedo stropicciandomi gli occhi.

-No, non puoi- replica semplicemente. Si alza di scatto e spegne la tv, togliendomi l'appoggio della sua spalla, e così cado lunga distesa sul divano.

-Ma che razza di gentiluomo sei?- mi lamento, cercando di girarmi. Sto talmente comoda in quel momento che non ho voglia di muovermi. E non lo farei... se dipendesse da me. Josh, infatti, mi prende in braccio a mo' di sposa.

-No- mi lamento. -Odio queste cose.

-Ti sto facendo evitare le scale... taci e mostrami gratitudine- dice.

Sbuffo e seppellisco la faccia tra il suo collo e la sua spalla. Ricorro all'ultima scusa: -Sono pesante, mettimi giù.

Sento aprirsi una porta. Poco dopo Josh lascia la presa e cado a peso morto sul letto. Mi giro a pancia in giù e chiudo gli occhi. Potrei addormentarmi da un momento all'altro. C'è silenzio per un po'.

-Se non mi dici qualcosa mi siedo sulla tua schiena.

-Sono sveglia!- dico aprendo gli occhi e sedendomi. -Non li vedi i miei occhi svegli?

Josh è in piedi a braccia conserte. Mi guarda sfiduciato e scrolla le spalle. -Certo.- Fruga in un cassetto. Prende una maglietta e me la tira senza grazia.

-E io che pensavo fossi diventato più dolce con la distanza.- Alzo scherzosamente gli occhi al cielo e incrocio le gambe, guardando Josh che si toglie prima la maglietta poi i pantaloni.

Notando che lo fisso, mi chiede: -Vedi qualcosa che ti piace?

Mi stringo nelle spalle. -Tu che dici?

-Queste mutande mi donano.

Scoppio a ridere. -Puoi dirlo forte.

Lancia i vestiti su una sedia (la sedia dei vestiti non può mai mancare in una camera da letto) e si siede accanto a me. Mi guarda. Lo guardo. Ci guardiamo. Alzo un sopracciglio.

-Okay, metto la testa sotto il cuscino mentre ti cambi.-  Sospira e si butta sul letto a faccia in giù. -Non capisco cosa c'è di male, è come vederti in costume da bagno- dice contrariato mentre mi sfilo gli indumenti.

-L'ultima volta che qualcuno mi ha visto in costume da bagno avevo otto anni... ed era mio fratello.

-Quanto sei... antica.

Mi infilo la maglietta e mi siedo sulla schiena di Josh. Lo sento grugnire in disappunto. -Hai una bella schiena.

-È il complimento più strano che mi abbiano mai fatto.

-Qual'è il complimento più bello che ti abbiano mai fatto?- chiedo curiosa.

Ci pensa un po'. -Una volta mio padre mi ha detto che da grande avrei potuto realizzare tutti i miei sogni perché avevo forza di volontà e di spirito. Io... non so, mi ha tipo... commosso.

Scendo e mi sdraio accanto a Josh. -Quanto tempo fa?

-Quando ho compiuto sedici anni...- Sorride in modo triste e si gira verso di me. Gli scosto una ciocca di capelli dagli occhi.

-Ti hanno mai detto che hai degli occhi tipo... wow?- Cambio argomento.

Lui ride. -Non hanno usato esattamente quell'aggettivo, ma diciamo di sì. Non so cosa ci troviate di così bello. Sono solo... occhi.

-Il colore...- Sospiro. Non mi vengono le parole. Mi sento un critico d'arte che cerca di esprimere il suo parere riguardo a un dipinto.

-È tipo... non... hai presente quando il sole è tramontato però c'è ancora abbastanza luce? Quando non sono ancora apparse le stelle. Ecco.

-Quindi... blu?- domanda scettico.

-Ma non blu piatto... è come... ci rinuncio.- Scoppio a ridere e trascino con me anche Josh.

-Un giorno mi guarderò allo specchio e proverò a descrivere i miei occhi... okay?- Mi porge la mano e la stringo.

Dopodiché silenzio. Ma non è silenzio imbarazzato e pesante... è confortevole. Continuiamo a guardarci senza dire una parola, senza sfiorarci, finché non prendo una decisione.

-Josh- mormoro.

-Dimmi.

-Ci voglio provare- dico timidamente. -Possiamo?

-Aspettavo solo che me lo chiedessi.- Mi sorride e mi attira per baciarmi.

__
So che sembra roba inutile messa a casaccio.
Infatti È roba inutile messa a casaccio.
C'è da dire che però ho avuto un'illuminazione su come continuare la storia e questo pezzo mi serviva.
Proprio.
Ma proprio.
Ma proprio proprio.
#bene
E pensare che una mia amica si è lamentata perché voleva più dettagli. Cosa le ho risposto io? "HAH."
Sinceramente, mi bastaeavanza Return The Favor.
(Ricordate, 15 luglio!)
Beh, buona lettura.
No, se state leggendo qui avete già letto il capitolo.
Bene, quindi buona fine lettura. (?)

^Veri^

A Love Like War || Jack Barakat/Josh FranceschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora