Capitolo 23

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*Alexandra's pov*

-Uhm... ciao, Luke- dico cercando un qualche contatto visivo con il ragazzo. Non mi concede neanche un veloce sguardo.

Annuisce e torna a fissare il vuoto.

-Che simpatico...- sussurro ironicamente, sperando che non mi senta. Invece lo fa, perché sospira e si gira verso di me con un sopracciglio alzato e un'espressione di infinita scocciatura.

-Scusa, è che sono tre settimane che ti conosco e non ho ancora sentito la tua voce.- Come scusa mi sembra plausibile.

-Oh, ma allora perdonami- dice con falso dispiacere e sarcasmo, incrociando le braccia al petto e buttandosi all'indietro sullo schienale della sedia. Che atteggiamento odioso.

-Senti, ma perché invece di fare l'asociale arrogante non mi parli? Puoi evitare la noia, sai, e non porto malattie.

-La ragazzina è incazzata... uh, che paura.- Luke si scrocchia le dita e continua a tenere lo sguardo fisso sul tavolo.

-Qual'è il tuo problema?- chiedo guardandolo. -Potevi benissimo stare a casa invece di venire qui.

Scrolla le spalle. -Non volevo deludere mia zia. È l'unica che mi abbia mai amato veramente.

Trattengo il fiato alla sua ultima frase. -Uhm... capisco...

Luke si alza d'un tratto e se ne va chissà dove. Sospiro e nel frattempo intrattengo una conversazione con Austin, che mi parla dei progetti suoi e di Pam di andare in vacanza in Colombia per qualche tempo.

Un tonfo sulla sedia accanto a me mi distrae e con un sorriso finisco il dialogo con il prof Carlile, per poi voltarmi verso Luke, che tiene in mano un paio di bottiglie di Coca-Cola. Me ne passa una.

-Ehi, grazie- mormoro, grata e stupita. Dato che abbiamo entrambi meno di 21 anni, nei locali non possono darci alcun tipo di alcolico. Neppure una birra.

Luke si stringe nelle spalle, bevendo un sorso della sua Cola. Un silenzio imbarazzante ci avvolge per un po', finché non decido di parlare.

-Uhm... quindi, come te la stai passando?- Domanda idiota. Che domanda idiota.

Luke scrolla ancora le spalle e giocherella con il piercing al labbro, sembra nervoso. Magari non ha mai parlato veramente di sè stesso con nessuno, o magari è semplicemente timido... anche se non lo sembra.

-Io ho fatto domanda per l'univer...- Inizio, ma vengo interrotta.

-Che musica ti piace?- domanda.

-Blink-182, Nirvana, Green Day... uh, roba del genere...

-Notevole, per... una ragazza.- Mi indica con la bottiglia di Cola.

-Anche se non sembra, ce ne sono di ragazze che ascoltano certa musica.- Prendo un sorso della bibita. -Alcuni miei amici hanno una band, se così si può chiamare- aggiungo, sperando che susciti l'interesse di Luke. Lo fa.

-Davvero? Anche io e alcuni miei amici ci esercitiamo. Voglio dire, non siamo nulla ma... no, fa lo stesso.- Subito sembra estasiato, ma poi si scoraggia e con un sorriso triste si torna a concentrare sul tavolo. -Tanto... so che non ti interesserebbe.

Aggrotto le sopracciglia. -Ti sbagli. Continua a parlare, ti ascolto.

Lo sguardo di Luke si solleva e si illumina un poco, dev'essere felice di trovare qualcuno che lo ascolta. Beh, parla di roba che mi interessa, quindi perché no? Capisco all'istante il problema di quel ragazzo. È scontroso perché è solo. Poco prima ha detto che Pam è stata l'unica ad amarlo Veramente. Ha perso i genitori? È scappato di casa? Lo maltrattavano? Cosa accidenti gli è successo? Non so. Non è tempo di domande, ora.

**

Due o tre ore dopo, non ho ancora esaurito gli argomenti di conversazione con Luke. Ho scoperto che fino a due anni fa ha frequentato la nostra scuola, e poi si è dovuto trasferire per seguire suo padre e i suoi continui cambi di lavoro. Due mesi fa, il suo amico Ashton ha trovato a lui e Calum un appartamento da condividere qui in zona, e loro hanno accettato. Oltretutto, tornando alla band; Luke ha detto di saper cantare e suonare la chitarra, Michael idem, Calum sa suonare il basso e cantare e Ashton va forte alla batteria. Un po' come Alex, Jack, Rian e Zack, insomma. Gli ho proposto di incontrarsi e magari suonare qualcosa insieme, dato che entrambi si ispirano ai modelli di grandi band come Blink e Green Day. Luke risponde che sarebbe bello incontrarsi e strimpellare qualcosina.

Alla fine, non è così antipatico come sembra. È solo molto timido, e tende a isolarsi dentro al suo guscio di arroganza. Mi sono trovata bene a parlare con lui.

Verso mezzanotte e quaranta, però, inizio a sentire la stanchezza impossessarsi di me, nonostante mi stia divertendo. Dovrei proprio andare a dormire.

-Uhm, Kells...- Attiro l'attenzione di mio fratello, che è abbastanza sbronzo, ma comunque. -Io vado.

-Oh, non puoi proprio trattenerti un po' di più?- chiede Pamela.

-Vorrei, ma sento che potrei addormentarmi in piedi. Grazie dell'invito, Pam.- Sorrido cordialmente e mi alzo dal tavolo, salutando anche Austin.

-Luke, ti va se ci scambiamo i numeri?- domando tirando fuori il cellulare.

Il ragazzo annuisce e fa lo stesso, passandomelo. Mi salvo come 'Alex Quinn'.

-Alla prossima, quindi.- Ci sorridiamo e, prendendo la mia giacca, mi avvio all'uscita del locale. "Ho socializzato con un antisociale come Luke Hemmings... ora posso avere un premio Nobel?"

A Love Like War || Jack Barakat/Josh FranceschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora