Capitolo 6

2.1K 71 18
                                    

Il dolore non si mostra
solo con le lacrime,
il dolore a volte,
è muto come un pesce.

"Quindi?" Chiese la voce al mio fianco.

"Quindi cosa Kevin" Dissi voltandomi verso di lui, perdendomi nei suoi occhi.

"Ti piace il mare? Ho visto come guardavi le onde" Indicò l'oceano con un cenno del capo.

"Sì mi piace il mare, e a te?" Chiesi con fatica, trovavo difficile parlare con Kevin di cose molto semplici.

"Ci venivo sempre con i miei quando ero piccolo" Distolse lo sguardo, portandolo verso l'orizzonte, e così feci anch'io.

"E ora non vieni più con loro?" Chiesi pentendomene subito, vidi un muscolo guizzare sulla sua mascella.

"Non riesci mai a farti i cazzi tuoi" Il suo tono di voce era diventato freddo.

"Mai, adesso perché non vieni più con i tuoi?" Insistetti.

Sbuffò e si alzò, mi lasciò una lieve carezza sulla spalla e se ne andò, lasciandomi sola accompagnata dal vento.

Non sapevo cosa fosse appena successo, mi aveva toccata, e non mi aveva dato fastidio, ma sapevo che si era arrabbiato perché avevo insistito tanto, di solito lo faceva anche lui, ma a quanto pare se insistevo io non andava bene.

Restai lì per una buona mezz'oretta, a osservare il cielo coperto da leggere nuvole, bianche che contrastavano l'azzurro del cielo, del mare.

Mi alzai e me ne andai, lasciando il ricordo del suo tocco in quel posto, dimenticandolo per sempre.

***
Ero seduta su una panchina, nel giardino dell'università a svogliare alcuni appunti insieme a Nancy e Vanessa.

"Ragazze prendiamoci una pausa, è da un'ora e mezza che studiamo" Disse Nancy appoggiandosi allo schienale della panchina.

Tutte annuimmo e ci staccano dai libri, mi guardai intorno, il giardino era popolato da alcune persone, c'era chi stava parlando, chi leggendo e chi, come noi, studiando.

Accanto a noi notai seduta con la schiena appoggiata a un albero una ragazza corvina, stava scarabocchiando qualcosa su un taccuino, aveva alle orecchie delle cuffie, sembrava in un mondo tutto suo. 

"La conoscete quella ragazza lì?" Chiesi attirando l'attenzione delle due ragazze.

"Sì, io la conosco, si chiama Alexandra, è un po' solitaria perché?" Mi chiese Nancy inclinando la testa.

Non risposi alla sua domanda e mi alzai. Seguii il mio istinto e attraversai la poca distanza che ci separava, bastarono dieci passi e fui davanti a lei, mi accovacciai per arrivare alla sua altezza.

Alexandra alzò la testa, togliendosi da un orecchio la cuffia.

"Hai bisogno?" Chiese con occhi gelidi.

Non mi feci intimorire e aprii la bocca.

"Mi chiamo Summer, tu invece ti chiami Alexandra vero?" Inclinò di poco la testa studiandomi, e così feci anch'io.

"Sì" Sussurrò assottigliando gli occhi già piccoli di loro, erano azzurri, proprio come il cielo che avevo visto questa mattina in spiaggia.

"Ti va di sederti a quelle panchine?" Chiesi indicando le mie amiche, che ci stavano fissando.

"No" Disse schietta.

"Come vuoi, allora ci sentiamo" Mi alzai, sperando che il mio piano potesse andare a buon fine, dovevo andarmene, o almeno, fare finta di andarmene, e aspettare che lei mi richiamasse, ma cavolo, lei era una roccia.

ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora