Capitolo 32

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Le nuvole coprono
il sole perché sono gelose,
vogliono tenerselo
solo per sé.

Summer pov's

È da tutto il giorno che ricevo delle occhiate strane. Chi mi guarda con compassione. Chi con disprezzo. Chi che mi squadra e poi gira i tacchi.
Vanessa è strana oggi. Mi sta attaccata come un riccio con la sua castagna. Non vuole lasciarmi un attimo sola. Anche David ha dei comportamenti insoliti. Oggi mi ha salutato scompigliandomi i capelli. David. Impossibile. Le opzioni sono due. O il mondo si è capovolto mentre io ero in ospedale oppure è successo qualcosa di molto grave.

Kevin non l'ho nemmeno visto. Il suo letto era fatto perfettamente, come se non avesse dormito. Quando ero rientrata in camera mia era ormai sera. La stanza era vuota e potrei scommettere sulla mia intera vita che nessuno abbia fatto il suo ingresso lì se non io.

Alle lezioni non c'era. L'ho cercato per tutta la mensa ma nemmeno lì era presente. Ho cercato i suoi occhi nella calca degli studenti. Non li ho trovati. Nessuno possedeva la sua chioma simile al grano. Nessuno gli assomigliava.

Ora stavo mangiando in santa pace la mia merenda. La mensa era vuota. Oggi io non avevo le lezioni pomeridiane quindi potevo prendermi un attimo di pace. A breve avrei avuto degli esami e poi avrei concluso il primo trimestre. Davanti a me costeggiavano degli appunti scarabocchiati. Sopra le pagine si erano accumulate alcune briciole del mio panino al tonno.

Un rumore della porta che sbatte. Non mi volto. Non mi interessa sapere chi sia. Onestamente oggi non mi interessa di molto, solo dello studio e dei miei amici.

Aaron mi aveva mandato un messaggio la sera prima dicendomi che Alexandra si era svegliata e che domani sarei potuta andarla a trovare. Abel mi aveva invitato ad andare in libreria ma io avevo rifiutando inventando una bugia. Oggi non avevo un particolare interesse a stare in compagnia.

Qualcuno si sedette vicino a me. Non alzai lo sguardo dai miei appunti. Continuai a leggere le frasi sui comportamenti dei criminali. Argomento dell'esame che dovrò tenere tra due giorni.

Quando la presenza vicino a me sbatté un pugno sul tavolo fui costretta ad alzare lo sguardo per fissare la ragazza vicino a me. Aveva i capelli blu. Gli occhi color nocciola. Un brivido mi percorse la schiena.

«Ma chi si rivede. Mi mancavi così tanto» Assottigliai lo sguardo fissando con più attenzione Tiffany. Il suo trucco era impeccabile. Indossava un top blu e del pantaloni attillati neri. Per poco quei pantaloni non le arrivavano al petto talmente se li era tirati su.

«Non posso dire lo stesso» Schioccò la lingua sul palato.

«Se non ti mancavo allora perché sei venuta fino a qui? Volevi parlarmi? Volevi buttarmi addosso altra merda solo perché ti senti inferiore?» La squadrai con attenzione.

«Io ti insulto perché mi piace, lo faccio come passatempo, non perché mi sento inferiore»

Non avevo nemmeno le forze di litigare con una stronza del genere. Basta che la faccia finita e non debba più sentire la sua voce stridula e odiosa.

«Però è vero. Sono venuta da te perché ti volevo parlare» Si prese un momento deglutendo «Io ti ho sempre odiato»

«Il sentimento è reciproco» Mentre dico ciò appunto qualcosa sui fogli, una nozione che mi era venuta in mente sul momento.

«Ho sempre amato farti dei dispetti. Aspettavo solo il momento perfetto. E l'occasione mi è stata servita su un piatto d'argento» Stava facendo troppi giri di parole e io mi stavo innervosendo perché stavo sprecando del tempo prezioso.

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