Capitolo 28

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Chi ha paura della vita
è già morto in partenza.

Summer pov's

Qualcosa dentro di me scattò, come se una chiave avesse appena aperto un lucchetto e ci stesse provando da ormai tempo. Le sue speranze erano quasi finite ma quando disse "l'ultima volta" il lucchetto scattò aprendosi.

Anche il mio lucchetto era aperto. E questa volta non restai a guardare un uomo non soddisfatto che abusava di una ragazza solo perché ne aveva voglia. Gli tirai un calcio nelle parti basse, lui emise un grugnito ma non lasciò la presa sui polsi e nemmeno l'ammorbidì, anzi li strinse con ancora più forza. Mi levò il vestito da poliziotta che indossavo ancora. Rimasi solo in intimo infreddolita, provai a scalciare a tirargli delle testate ma tutto fu vano, lui continuava a palparmi attraverso il tessuto del mio reggiseno come se non esistesse un domani.

Cercai di urlare ma qualcosa dentro di me mi bloccava, sentivo che il lucchetto stava per richiudersi. Provai con tutte le forze a ribellarmi. Marco in tutta risposta mi fece voltare, ora la mia pancia premeva sul tavolo freddo. Marco iniziò a sculacciarmi con irruenza, sentivo le mie natiche bruciare al tocco delle sue sporche mani. Poi successe qualcosa. Marco si staccò da me. Provai a voltarmi, tutto il mio corpo doleva, vidi Marco steso a terra sotto il corpo di Abel che continuava a riempirlo di pugni. Kevin venne in mio soccorso.

«È tutto finito» Mi sussurrò. Con fatica mi rialzai sedendomi sul tavolo.

«Tieni, se no prendi freddo» Mi voltai di scatto. David mi stava porgendo una felpa nera. La presi mettendola immediatamente.

«Grazie» Il mio era solo un percettibile sussurro.

«La rivoglio entro domani» Mi ammonì.

Ora erano tutti vicino a me, Abel stava togliendo le manette a mio padre e con l'aiuto di Aaron riuscirono a tirarlo su. Mio padre si reggeva a fatica. Ma nonostante tutto venne verso di me e mi abbracciò. Le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena. E io piansi. Piansi per lo stress, per il dolore sia fisico che psicologico, piansi perché mi era mancato, piansi perché per la prima volta dopo tempo sentivo di aver bisogno di mia madre, piansi perché i miei incubi non sarebbero mai terminati.

«Mi sei mancato» Sussurrai guardandolo attentamente.

«Anche tu piccola» Mi baciò i capelli, le sue labbra premute contro la mia cute fu un calmante che purtroppo durò poco.

Ciondolante Marco di alzò, adesso in mano aveva una pistola. Stava puntando mio padre.

Poi avvenne tutto in un istante. Spinsi via mio padre con l'intento di prendermi la pallottola che ormai stava già tagliando l'aria. Qualcuno andò davanti a me. Una chioma bruna mi aveva fatto da scudo, cadde a terra in contemporanea con Marco. Accanto a me Kevin impugnava una pistola con la quale aveva ucciso Marco puntando la pallottola sulla fronte.
Davanti a me giaceva Alexandra in una pozza di sangue.

Nancy urlò. Aaron gli andò incontro. Tutti iniziammo ad agitarci.

Alexandra pov's

Mi ero messa davanti a Summer per prendermi la pallottola. Non ci avevo nemmeno pensato due volte. Non ne avevo bisogno. Lo avrei fatto anche a occhi chiusi, Summer era stata la prima ragazza a rivolgermi la parola di sua spontanea volontà, è stata la persona che mi ha fatto integrare nel gruppo, senza di lei non avrei mai conosciuto Nancy, Vanessa, tutti. Non mi sarei mai innamorata di Aaron. Quindi preferisco perdere la vita in questo modo al posto di vedere una persona a me cara morire davanti i miei occhi.

Ora giacevo per terra con le poche forze rimaste. Sentivo un liquido caldo che mi imbrattava i vestiti. Davanti ai miei occhi comparì il volto di Aaron. Aveva le guance bagnate.

«Perchè piangi?» Chiesi posando una mano tremante sulla sua guancia.

«Alexandra resisti, stanno chiamando l'ambulanza» Mi sussurrò lasciandomi dei delicati baci sulla fronte bagnandola leggermente.

«Perchè chiamare l'ambulanza? Io sto bene» Lui rise mentre stava piangendo.

«Non mi abbandonare» Una luce si parò davanti ai miei occhi. Era arrivato il momento?

«Addio Aaron» Sussurrai. Una lacrima mi rigò la guancia, in realtà non ero nemmeno triste quindi non capivo perché stessi piangendo.

«Perla non mi lasciare ti prego.. Io ci sarò sempre per te»

«Anche io» Le mie palpebre iniziarono a essere pesanti, chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo. L'ultima cosa che udii furono dei no. Il suono arrivò lontano come se distasse metri da me.

E per la prima volta dopo anni sognai.

Ero sulla spiaggia, accanto a me c'era Aaron, il suo braccio fasciava la mia vita. Eravamo seduti su un telone posto sopra la sabbia morbida. Davanti a noi si palesava il mare impetuoso, il vento era forte, a breve ci sarebbe stata una tempesta. Guardai l'ennesima volta il cielo.
«Che ne dici di tornare all'università? Sta per piovere» Aaron mi lasciò un bacio lento sui capelli.
«Forse dopo» Continuò a baciarmi dappertutto. Poi iniziò a farmi il solletico, io risi. Iniziai ad attorcigliarmi su me stessa continuando a ridere, anche Aaron stava ridendo. Ora eravamo sdraiati, lui sopra il mio corpo. Si stava sorreggendo con i gomiti cercando di non schiacciarmi con il suo peso.
«Sei bellissima Perla» Mi lasciò un bacio sulle labbra.
«Parla il brutto» Scherzai facendogli un buffetto sulla guancia con fare affettuoso.
Lui sorrise ed entrambe le fossette si impossessarono del suo viso rendendolo più affettuoso.
Perché lui all'inizio poteva sembrare un ragazzo con il ghiaccio al posto del cuore, sul suo corpo erano presenti milioni di tatuaggi che incutevano paura, poi se leggevi i significati di essi iniziavi a capire quanto fosse buono.
Rimanemmo in quella posizione a fissarci per un tempo indefinito. Mi tolsi dalla sua presa, andai sopra la sua schiena e lui mi afferrò. Ora ero premuta contro di lui, mi tenevo con le mani sulle sue spalle.
«Andiamo a farci un bagno» Proposi.
«Con i vestiti?» Disse guardando le onde infrangersi.
«E con cosa?» Lui annuì, prese la rincorsa e si buttò nell'acqua con sempre me alle sue spalle.
Caddi all'indietro, l'acqua mi inghiottì, tirai fuori da testa riprendendo il fiato.
«Ti amo» Gli fasciai il ventre con le gambe, lo baciai con passione, quel bacio racchiudeva tutto l'amore che provavo e forse un po' di più.
Lui sorrise mostrando i denti.
Fossette.
«Anche io ti amo Perla»
Il sole sbucò da dietro le nuvole, il cielo si fece più sereno e le onde diventarono meno prepotenti.
Ora eravamo sereni come il cielo, come il vento che era diventata una leggera brezza sempre presente, come il mare. Eravamo sereni, perfetti.

-angolo scrittrice-
Capitolo tosto eh?
Il prossimo non so cosa scriverò quindi aspettatevi di tutto🙌🏻😙
Vi è piaciuto questo capitolo? Ci ho messo una vita a scriverlo ed è stato anche difficile sopportarlo.
Marco è andato, ora voglio le prossime proposte su quali altri casini succederanno in questa storia.
Sì perché non è ancora finita.
Ci vediamo amori.

Ire💗

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