Capitolo 27

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La cura di una ferita
spesso è più dolorosa
della ferita stessa.

Summer pov's


Forse sono sbagliata io. Forse è sbagliato quello che faccio. Forse i miei studi sono sbagliati. Forse i miei sentimenti sono sbagliati. Forse i miei pensieri. Forse il mio fisico. Forse il mio atteggiamento da strafottente. Forse perché mi affeziono troppo in fretta. Forse è perché sono solitaria. Forse. Forse. Forse. Forse.

La mia vita è una montagna di forse. Anche in questo momento seduta su una sedia intenta a torturarmi l'indice con i denti circondata dalle mie amiche sono tempestata da forse.

Forse mio padre è già morto. Al solo pensiero i miei occhi si fanno lucidi, scaccio indietro le lacrime. Non devo piangere davanti agli altri. Forse è ancora vivo. Lo spero. Di un'unica cosa sono sicura: a rapirlo è stato Marco. Non me lo ha detto ma io lo so. Anche un bambino di due anni ci arriverebbe. Non è poi così tanto bravo a fare il misterioso.

Scatto in piedi. Ho preso una decisione.

«Vado a cercare mio padre» Dissi, tutte mi guardarono frastornate. L'unica che sembra a suo agio è Poppy. Forse perché ha pensato alla stessa cosa.

«I ragazzi ci hanno detto di aspettarli qui» Disse Nancy. Era timorosa di parlarmi, aveva forse paura che io le urlassi contro? Lo avrei fatto se non avessi avuto davanti una mia amica. Se davanti ai miei occhi ci fosse stato David non ci avrei pensato nemmeno per un secondo e gli avrei urlato le peggior cose pur di sfogarmi.
Non era un bel pensiero ma in questo momento non ero lucida.

«Posso essere molto più veloce di loro a trovare mio padre, so perfettamente dove si trova, so anche chi l'ha rapito, quindi se non volete venire con me non importa, ci andrò da sola» Stavo già per partire in quarta quando la voce di Poppy mi fermò.

«Vengo con te, ho la moto» Prima di voltarmi verso di lei sorrisi sopprimendolo subito con una smorfia.

Annuii, guardai le altre. Le potevo capire. Chi si voleva mettere in pericolo per una persona che nemmeno conosci? Io non l'avrei fatto.

«Anche io ci sarò» Sgranai gli occhi, Vanessa aveva stampato in volto un sorriso divertito. Alexandra la seguì con annuendo una sola volta in modo secco. All'appello mancava Nancy. Un po' titubante si guardò intorno. Poi sbuffò.

«Verrò con voi, ma sia chiaro: se ci mettiamo nei casini non ti rivolgerò più la parola Summer Morris» Nancy mi indicò con l'indice minacciandomi. Peccato che si era già messa nei guai accettando.

Alzai le spalle facendo una espressione di finta innocenza, poi uscimmo dalla fabbrica e probabilmente non ci sarei mai più entrata. Non che lo desiderassi, sia chiaro.

«Allora? Dove si trova tuo padre? Chi l'ha rapito?» Chiese Vanessa che trepidava dall'eccitazione.

«L'ha rapito Marco e si trovano in un gazebo a due isolati da qui» Eravamo in cinque, ci servivano tre moto e noi ne avevamo solo una. Due isolati non erano poi così lontani.

«Chi è Marco?» Chiese Alexandra affiancandomi.

«Una persona» Continuai a guardare davanti a me a testa alta.

«Andremo a piedi?» Mi chiese Nancy stringendosi per il freddo che ci colpiva.

«Sì, sono solo due isolati e non abbiamo un passaggio, una moto non basta per cinque persone»

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