Capitolo 7

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Ognuno vede nel mondo
ciò che porta nel cuore.

‼️Questo capitolo contiene scene di violenza e stupro, si consiglia una lettura consapevole‼️

Sette anni fa...

"Sum vieni qui un attimo" Mio padre urlò dall'altra stanza, ero seduta sul mio letto mentre leggevo, fui costretta ad alzarmi e a dirigermi in cucina.

"Oh salve signor Mitchell" Salutai l'amico di mio padre, era un uomo attraente, aveva un filo di barba sulla mascella, i capelli corvini e gli occhi verdi come la foresta, non era un verde chiaro, ma bensì scuro, che ti mette timore appena incrociavi lo sguardo con lui.

Lo avevo visto a casa mia si e no due volte, veniva spesso a trovare mio padre, ma lo faceva sempre quando ero a scuola.

"Chiamami pure Marco" Mi sorrise leggermente. Contraccambiai il sorriso con uno timido.

Un telefono squillò, era quello di mio padre, la chiamata durò per poco, e le risposte che diede mio padre furono brevi e professionali.

"Devo andare, un urgenza a lavoro, scusa tanto Mitch" Quelle volte che avevo sentito nominare l'uomo davanti a me da mio padre, lo chiamava sempre 'Mitch' non gli avevo chiesto mai il perché, ma probabilmente erano entrati talmente tanto in confidenza da permettersi di chiamarlo così.

"Stai tranquillo, se vuoi bado io a tua figlia" Mi lanciò una languida occhiata.

"Ti va? Non vorrei scomodarti, chiamo la tata sennò" Mio padre alzò le spalle con nonchalance.

"Ho 12 anni, posso stare anche a casa da sola" Protestai, alzando di poco la voce.

"Lo so tesoro, ma io dovrò restare a lavoro fino a domani mattina, non mi va che tu resti a casa da sola, in più l'altro giorno ho sentito che per la città si aggirano dei ladri" Mio padre addolcì lo sguardo.

"Va bene" Sussurrai sconfitta, abbassando lo sguardo.

Mio padre se ne andò lasciandomi un bacio sulla nuca, l'uomo davanti a me sorrise cordiale e mentre me ne stavo per tornare in camera il suo vocione mi fermò.

"Resta, voglio fare quattro chiacchiere" Mi voltai verso di lui, squadrandolo.

Mi sedetti davanti a lui, giocherellando con le mani nervosa.

"Come vai a scuola?"

"Bene" Risposi, senza troppe descrizioni.

"E tuo padre ti premia per i bei voti che prendi?" Il suo tono stava iniziando a essere differente rispetto a prima.

"No" Sussurrai, abbassando lo sguardo sentendomi osservata, come se fossi stata senza vestiti.

"Allora credo che dovrò premiarti io" Allungò una mano sotto il tavolo, e l'appoggiò sul mio ginocchio, mi ritrassi ma lui me lo riprese e questa volta lo tenne fermo.

"Mi lasci" Sussurrai a denti stretti.

"Chissà come posso premiarti" Alzò lo sguardo verso l'alto, come se stesse pensando.

Si alzò e mi raggiunse, mi prese a modo di sacco di patate, mi portò sul divano, dove mi buttò violentemente.

Cercai di dimenarmi, ma Marco mi bloccò i polsi in una presa salda.

"Devi stare ferma però" Io cercai di urlare, ma con l'altra mano libera mi tappò la bocca, gliela leccai e lui la ritrasse d'istinto.

"Che schifo che fai" Disse con disprezzo.

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