Capitolo 8: - 7 -

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Hermione uscì dalla doccia e diede un'occhiata fuori. Si stava già facendo buio e nella Baton Rouge il tardo pomeriggio veniva usato per preparare lo spettacolo per la sera successiva. Doveva sbrigarsi per arrivare in tempo alle prove, quindi non pensò alla serata di ieri, né a un certo ex Serpeverde biondo che proprio in quel momento veniva cacciato dal portiere del locale, con il pressante avviso che le porte non erano ancora aperte.
Ma la giovane strega era ignara di tutto ciò, così si vestì e uscì dalla sua stanza senza quella strana sensazione allo stomaco che avrebbe potuto avere se avesse saputo che Draco Malfoy era di nuovo nelle sue immediate vicinanze.
Lui, d'altra parte, si sentì incredibilmente umiliato mentre usciva barcollando dal bordello nobiliare e si ritrovava ad essere fissato dai pasanti. Naturalmente, non poteva entrare lì dentro. Blaise glielo aveva spiegato ieri: il Baton Rouge era un locale notturno e non era aperto 24 ore su 24.
E poi, cosa si aspettava presentandosi lì? Non lo sapeva. Se fosse stato sincero con se stesso, non avrebbe voluto nemmeno cercare la risposta a questa domanda. Invece, si voltò e lasciò quasi frettolosamente Diagon Alley.
Aveva bisogno di una pozione contro il mal di testa che gli martellava la fronte e di una quantità decente di sonno, e il mondo sarebbe tornato normale. Almeno lo sperava ardentemente. E non avrebbe mai più voluto tornare al Baton Rouge. Il solo pensiero era inquietante.
Nel momento in cui Draco raggiunse finalmente il suo appartamento e si chiuse la porta alle spalle, al Baton Rpuge a Hermione fu fatto indossare un corsetto scintillante e dovette sedersi su una sedia per farsi truccare e pettinare, cosa che le sembrò piuttosto strana. Mentre Melody e un'altra giovane donna le giravano intorno, discutendo su quale boa di piume si sarebbe abbinato meglio al colore del corsetto, Hermione si fissava incredula allo specchio. Non aveva nemmeno un aspetto così brutto. Era da molto tempo che non pensava questo di se stessa.
Mentre si alzava e si infilava le scarpe che Melody le aveva messo davanti, in un'altra zona di Londra un mago alto e biondo cadde confuso nel suo letto. Si scompigliò i capelli e cercò di smettere di pensare per poter finalmente dormire.
Ma i suoi pensieri tumultuosi trovarono spazio anche nei suoi sogni, che iniziarono a tormentarlo pochi minuti dopo.
+.+.+
Draco finì la sua burrobirra e sbirciò attraverso la finestra sporca del pub verso l'ingresso del Baton Rouge. Gli uomini andavano e venivano da un bel po' di tempo e sapeva che non c'era modo di evitarlo: Sarebbe entrato di nuovo in quel maledetto locale, anche se non riusciva a spiegarsi il motivo.
Non importava cosa avesse giurato a se stesso: era di nuovo qui. Aveva cercato di distrarsi, aveva preso in considerazione l'idea di contattare Blaise, poi l'aveva scartata. Non aveva senso. Voleva avvicinarsi di nuovo al club. E una voce flebile nella sua testa, che aveva cercato di ignorare per tutta la sera, gli sussurrava che voleva controllare anche la Granger; con chi sarebbe uscita dal salone stasera. E forse voleva anche stuzzicarla un po'.
Sospirò, gettò qualche Zellino sul bancone e si alzò. Per fortuna il sonno e la pozione avevano fatto quello che sperava. Si sentiva meglio. Dopo una doccia e una cena veloce, aveva di nuovo un bell'aspetto. Si era rasato di fresco, i capelli erano in ordine (ovviamente) e indossava un completo grigio scuro senza pieghe che gli conferiva la solita autorità.
Probabilmente era questo il motivo per cui la strega dagli occhi azzurri e dalle gambe lunghe del bar lo guardava in continuazione da qualche minuto, e tra l'altro si era anche slacciata i primi due bottoni della camicetta in modo piuttosto vistoso.
Draco continuò a ignorarla mentre usciva dal pub e la immaginò fare una smorfia di disappunto e scegliere immediatamente una nuova vittima. Gli venne da sorridere al pensiero e allo stesso tempo si infastidì di non essere più quel tipo di mago che usava il suo fascino per approfittare di una situazione del genere. Blaise se ne era già lamentato diverse volte, definendolo un potenziale sprecato, cosa che faceva sempre ridere Draco.
Forse Blaise aveva ragione. Forse era diventato troppo rigido e testardo. Ai tempi della scuola, aveva fatto centro con file e file di ragazze Serpeverde. Almeno fino a metà del sesto anno. Poi, all'improvviso, tutto era precipitato e purtroppo da allora non era cambiato in meglio, almeno per quanto riguardava lo stato d'animo di Draco. A un certo punto aveva perso quasi del tutto interesse per le donne e ora si concedeva solo di tanto in tanto un po' di sollievo quando se ne presentava l'occasione. Il suo compito più importante era la ricerca di Potter, per la quale spendeva quasi tutte le sue energie.
Che scelta aveva? Francamente, non ne aveva mai avuta una prima, e ora si trovava nella merda per aver ottenuto proprio quel lavoro. Naturalmente, all'inizio non si era reso conto di cosa avrebbe significato essere a capo della Squadra di Ricerca. All'epoca si era sentito lusingato per l'onore e la responsabilità che gli erano stati affidati. Ma non sapeva quale pressione sarebbe stata costantemente esercitata su di lui e quale paura sarebbe rimasta latente dentro di lui. Ancora di più negli ultimi tempi.
Il portiere del Baton Rouge gli lanciò un'occhiata di sfida quando varcò la porta per la seconda volta in questa giornata e chiese in reception di sedersi nel salone principale. Ma la solita maschera di Draco era al suo posto e si comportava come se non ricordasse di essere stato lì prima. Pagò, entrò nel salone il più eretto possibile e si guardò intorno.
Dopo qualche secondo trovò un posto che lo attraeva. Sul lato destro della sala c'era un lungo e ampio divano rivestito di velluto rosso. Era in penombra, il che andava bene a Draco, ma dava comunque una buona visuale sul palco e sul bar.
Attraversò il slaone, passando davanti ai tavolini e agli altri ospiti. Non aveva intenzione di mangiare nulla qui, figuriamoci bere di nuovo. Con un sospiro, si lasciò cadere sul divano e passò le dita sul tessuto morbido. Anche adesso non gli sembrava di essere in un bordello. Doveva ammettere che il locale era all'altezza dei suoi standard e Draco non poteva fare a meno di ammirarlo. Sicuramente immaginava qualcosa di diverso quando pensava a un bordello.
Alcuni uomini si erano già riuniti nel salone e Draco si prese il tempo necessario per esaminarli più da vicino. Si ritrovò a notare che la maggior parte di loro era vestita bene come lui e, a parte questo, facevano anche una discreta figura.
Quindi quelli erano i tipi di personaggi che la Granger frequentava. Qualcosa dentro Draco si agitò, rifiutando di accettare quel pensiero.
Era così poco familiare immaginare la Granger come una prostituta. Se a Hogwarts avessero chiesto a Draco dove avesse visto Hermione Granger tra cinque o dieci anni, le avrebbe attribuito in un batter d'occhio una delle posizioni più alte del Ministero. (Solo se non ci fosse stata lei, ovviamente. Non le avrebbe mai confessato di averla ritenuta intelligente, ma nemmeno i Serpeverde avevano potuto ignorare i suoi fantastici risultati a scuola e persino nella Battaglia Finale).
Sbuffò sommessamente e chiuse gli occhi. Era davvero uno spreco quello che stava facendo qui. C'erano molti dipartimenti del Ministero che avrebbero sospirato per una strega così talentuosa, ma ora c'erano queste nuove leggi: le leggi del Signore Oscuro che proibivano a qualsiasi mago o strega di dare lavoro o persino alloggio ai nati babbani. Rimase confuso quando si rese conto che un po' di rabbia era esplosa in lui. Accigliandosi, allentò le mani che aveva inconsciamente stretto a pugno.
Smettila. Scosse la testa e si richiamò all'ordine. Non era qui per pensare a una cosa del genere e dubitare del suo regime, ma per rilassarsi, cazzo, e forse per far arrabbiare un po' di più la Granger. Al pensiero della sua faccia scioccata della sera prima, gli venne da sorridere di nuovo. Non pensava di avere ancora un tale effetto su di lei dopo tutti questi anni.
"Posso portarle qualcosa, signore?" Una cameriera poco vestita gli si parò davanti e Draco decise di ordinare almeno una Burrobirra. Qualsiasi altra risposta sarebbe stata probabilmente scortese e non vide nessuno intorno a lui che non avesse un drink in mano.
" Una burrobirra", disse bruscamente, allungando due Falci alla cameriera per sbarazzarsi di lei il più rapidamente possibile. "Tenga il resto", mormorò, e lei sembrò soddisfatta, ringraziandolo abbondantemente e girandosi tra i tavoli verso il bar.
Ormai tutti i posti erano occupati e Draco diede un'occhiata all'orologio. Ancora qualche minuto e sarebbero state le nove. Se non si sbagliava, lo spettacolo stava per iniziare.
Gettò un'occhiata alle teste di tutti e si sorprese a cercare una certa chioma riccioluta. Finora non era riuscito a individuare la Granger. Non era né al bar, come ieri, né a uno degli innumerevoli tavoli con un potenziale spasimante. Draco non sapeva perché lo infastidisse. Se l'aspettava sicuramente qui anche stasera. Le puttane potevano anche prendersi dei giorni di riposo? Aggrottò le sopracciglia e diede la colpa della sua irritazione al fatto di non avere nessuno a cui causare una serata imbarazzante.
In quel momento l'intera sala si oscurò e il palco fu immerso in una luce misteriosa. Draco si sistemò comodamente sul divano e fissò gli occhi sulla scena, ma all'improvviso una figura minuta entrò nel suo campo visivo e lui alzò lo sguardo infastidito.
Era la cameriera e lui le prese rapidamente la burrobirra. La ragazza sparì in pochi secondi: buon per lei.
Il breve tempo in cui la cameriera gli aveva bloccato la visuale era stato sufficiente per fargli perdere l'inizio dello spettacolo. Tre ragazze avevano preso posizione sul palco e ora scuotevano i loro ventagli colorati dando le spalle al pubblico. Draco stava giusto pensando che non sembrava poi così male quando il suo sguardo fu catturato dai lunghi riccioli castani della strega di mezzo.
La Granger! Sul palco.
Si alzò di scatto e strizzò gli occhi per vedere meglio. Era preparato a tutto, ma non a questo. Tuttavia, non avrebbe mai creduto che la Granger fosse in grado di ballare. O che si sarebbe mai avventurata su un palco illuminato davanti a un pubblico. L'aveva sempre considerata solo un topo di biblioteca, ma in questo momento il suo fondoschiena sembrava davvero attraente.
La Granger indossava un corsetto di paillettes e aveva un boa di piume nere avvolto come una stola intorno al busto. I capelli erano lucidi e si arricciavano in modo seducente lungo la schiena. Per i gusti di Draco era ancora troppo magra, ma sul sedere indossava solo una piccola mutandina di pizzo nero e dondolava così graziosamente che lui dimenticò per un attimo tutti i suoi piani di umiliarla.
Con un abile movimento, lei si sfilò il boa di piume dalla parte superiore del corpo, lo fece roteare in aria e poi si girò con un unico movimento fluido. Draco non poté fare a meno di guardarla incredulo. Non era truccata in modo pesante, ma era sufficiente a renderla così misteriosa che per un attimo dimenticò che era ancora la Granger che stava guardando. Non aveva mai visto su di lei nemmeno un accenno di mascara. Per non parlare della pelle nuda, che ora stava mostrando generosamente. Non indossava collant e le sue lunghe gambe chiare erano infilate in tacchi neri molto alti, notò subito Draco prima di tornare a guardarla in viso.
I suoi lineamenti gli sembravano ancora duri, ma stasera le conferivano uno sguardo seducente e implacabile. Notò che non era l'unico a essere inconsapevolmente incantato dal suo carisma. Con una rapida occhiata agli uomini accanto a lui, si assicurò che tutti gli altri la stessero fissando incantati come lui. Ma gli sembrava comunque sbagliato.
Questa era la Granger. Era stata infilata in un costume e indossava un po' di rossetto, sì, ma questo non la rendeva una persona diversa.
Draco deglutì quando lei cominciò a muoversi. Ballava come se lo facesse da anni, e forse era così. Cercò di sedersi, di rilassarsi e di sembrare indifferente, perché era solo questione di tempo prima che lei lo notasse. E a quel punto non avrebbe dovuto assolutamente beccarlo con il volto eccitato.
La guardò gettare indietro i riccioli, muovere le labbra sulle parole della canzone, poi stringersi a uno dei pali d'argento e muovere il sedere a tempo di musica.
Poi si girò e Draco visse il momento al rallentatore.
La Granger girò la testa, i capelli volarono in aria, e poi lo guardò dritto in faccia. Involontariamente lui trasalì e per lei non fu diverso. Lei inciampò, riuscì a riprendersi, ma i loro sguardi rimasero fissi finché Draco non alzò la sua burrobirra e ne bevve un lungo sorso.
Lei non poteva sapere quanto fosse difficile per lui anche solo deglutire. E che l'altra mano, chiusa intorno al bracciolo del divano, aveva cominciato a tremare leggermente. Invece, lei distolse lo sguardo, ballò il suo numero a malincuore fino alla fine e poi sparì dal palco più velocemente di quanto Draco avrebbe potuto dire "Cazzo".
Ed era quasi sollevato di non doverla più guardare.





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