Capitolo 41: - 40 -

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Erano passate alcune settimane. Il Rospo aveva accettato la storia della scomparsa di Draco, ma non ne era stata esattamente entusiasta.
Quando Blaise riapparve al cottage una settimana dopo la sua ultima visita, disse loro che la Umbridge aveva detto che d'ora in poi si sarebbe occupata personalmente del "problema". Tutti si chiesero che cosa avesse voluto dire.
Blaise alla fine ipotizzò che probabilmente avrebbe mandato alcuni Auror a rintracciare Draco senza coinvolgere Blaise stesso nella ricerca, per sicurezza.
"Dopo tutto, non è il mio campo di responsabilità", disse con un'alzata di spalle. "E probabilmente non si fida del tutto nemmeno di me a questo proposito".
Nei giorni successivi, Draco continuò a chiedersi se Blaise avesse ragione o se ci fosse dell'altro nella criptica dichiarazione del Rospo. Ma a un certo punto dovette ammettere che si trattava solo di speculazioni azzardate. Finché al Rospo non fosse venuta l'idea di dare la caccia anche a Blaise, il custode segreto della casetta, per il momento erano al sicuro.
A parte questo, non fecero alcun progresso. Trovare un modo per avvicinarsi al Signore Oscuro abbastanza da ucciderlo sembrava un'impresa quasi impossibile. Persino Hermione, su cui Draco aveva riposto tutte le sue speranze, stava diventando sempre più disperata.
"Come può funzionare se nemmeno Blaise sa dove si trova? Non si fa quasi vedere! Lascia che la vecchia strega si occupi di tutto", sibilò frustrata un giorno, lanciando per la stanza un rotolo di pergamena che conteneva una mappa dettagliata del Ministero.
Draco dovette sorridere. Trovava attraente che lei fosse così irascibile.
Eppure, aveva ragione. Il tempo volava e sembrava che a nessuno dei due sarebbe venuta un'idea brillante a breve.
Ma cosa si aspettava? Potter era in fuga da quattro anni. I problemi non si sarebbero dissolti nel nulla nel giro di quattro settimane solo perché lui e Hermione si erano presentati al cottage. Se fosse stato davvero così semplice, l'Indesiderabile avrebbe trovato una soluzione molto prima.
La Weasley, dal canto suo, non veniva più così spesso. Con Blaise che si trovava meno spesso a Berwick-upon-Tweed perché era troppo rischioso non essere disponibile come capo della Squadra di Ricerca, non sembrava più sentire il bisogno di far loro visita quotidianamente. Inoltre, la gravidanza stava gradualmente facendo sentire il suo peso, come Draco aveva notato. Si sforzava di nasconderlo, ma ogni giorno che passava, con il crescere del pancione, crescevano anche le ombre sotto gli occhi.
Non era difficile indovinare le paure che probabilmente covava, anche se non era del tutto sola. Aveva già detto loro che sua madre l'aveva coccolata da quando era incinta, il che era perlomeno una magra consolazione. Draco aveva un ricordo nitido della signora Weasley, che gli era sempre sembrata l'esatto contrario di sua madre, ed era contento che qualcuno si preoccupasse della rossa.
Ma comunque. Blaise non poteva starle accanto, il che probabilmente era piuttosto difficile per lei. E la Weasley sapeva che se qualcuno al Ministero avesse scoperto che era incinta e che non c'era nessun fidanzato o marito in vista, avrebbe dovuto stare più che attenta. Tanto più che, se Draco non si fosse sbagliato, il bambino sarebbe nato con i capelli corvini, grazie a Blaise. Solo Merlino sapeva come la Weasley avrebbe spiegato questa cosa al Ministero. La relazione tra lei e Potter non era mai stata un segreto, nemmeno tra i Mangiamorte.
Perciò Draco cominciava a provare una sincera simpatia per la giovane strega.
Ma lei si comportava coraggiosamente. Ogni volta che entrava in casa, assumeva un'espressione determinata e chiedeva agli altri tre nuove idee, anche se né Potter né Hermione né Draco riuscivano a darle risposte soddisfacenti.
La Weasley non era più nemmeno così dura con lui. Non parlavano molto, soprattutto quando si ritrovavano da soli in una delle stanzette, ma una volta lei lo sorprese a bloccare Hermione contro il muro del corridoio e a baciarla a lungo, e Draco avrebbe potuto giurare che lei avesse borbottato "traditroredel sangue" mentre gli passava accanto, con un sorriso sul viso arrossato.
Adesso la situazione er ape rlo più transuilla e Draco gliene era grato. Non voleva che Hermione si preoccupasse del fatto che lui e la Weasley fossero di nuovo ai ferri corti, quindi avrebbe fatto di tutto per evitare che accadesse.
E all'improvviso, mancavano pochi giorni a Natale e Potter ebbe la brillante idea di usare la bacchetta per decorare un abete in giardino.
Draco pensava che fosse una sciocchezza, ovviamente, ma lasciò che lo Sfregiato si divertisse.
Ora erano entrambi in piedi sulla terrazza e fissavano il sempreverde decorato con espressioni facciali del tutto diverse.
"Non ti sembra un po' eccessivo?" Chiese Draco e Potter alzò le spalle.
"Credo che a Hermione e Ginny piacerà. Dopotutto, quest'anno devono passare entrambe il Natale al cottage", rispose con leggerezza.
"Hermione deve farlo, ma i Weasley potrebbero festeggiare alla Tana", suggerì Draco con un sospiro.
Naturalmente capiva perché la Weasley voleva essere qui il 25 dicembre. Blaise sarebbe venuto. Probabilmente era l'unico giorno libero che il Rospo gli avrebbe concesso nel prossimo futuro, e Blaise voleva usare quel poco tempo in modo saggio: per parlare con loro e per avere tra le braccia la donna che amava per più di qualche minuto.
Per Draco era ancora strano vederli insieme. Tuttavia, i sentimenti che aveva sviluppato per Hermione lo facevano entrare in empatia con Blaise più di quanto avrebbe voluto.
Potter sbuffò, strappandolo dalle sue riflessioni.
"Giusto, perché non te ne fregherebbe niente se, per esempio, tu fossi qui da solo mentre Hermione festeggia il Natale al Baton Rouge".
Draco sorrise, anche se non era un paragone esattamente appropriato. E all'improvviso si chiese quando avesse cominciato a divertirsi con Potter.
"Stai zitto, Potter", disse a mezza voce, e Potter si zittì, storcendo le labbra.
Quando Draco si allontanò dall'abete per tornare in salotto arrancando nella neve, ebbe un improvviso sussulto. Un forte dolore all'avambraccio sinistro lo aveva colto così inaspettatamente che dovette stringere i denti. Sussultò e premette l'altra mano sul punto.
"Che succede, Draco?"
Potter si dimenticò persino di chiamarlo per cognome quando riapparve nel campo visivo di Draco. Fissò preoccupato il braccio di Draco e i suoi occhi si allargarono leggermente.
Draco gemette e cadde in ginocchio. I suoi pantaloni furono subito inzuppati dalla neve fredda e poteva già sentire il bagnato sulla pelle, ma ora aveva altri problemi.
Doveva finire. Il suo braccio sembrava andare a fuoco.
"Che cos'ha?"
La voce della Weasley, in preda al panico, arrivò a Draco a malapena, mentre il battito gli martellava all'impazzata nelle orecchie. Aveva sentito il suo Marchio bruciare o pizzicare innumerevoli volte, ma non era stato nulla in confronto a quello che gli stava accadendo ora.
"Chiama Hermione, Ginny", disse Potter.
Era già inginocchiato nella neve accanto a Draco e lo stava aiutando a liberare il braccio dalla giacca perché le dita di Draco stesso tremavano troppo per farlo.
"Sta dormendo, credo. È appena salita di sopra".
"Allora svegliala!"
Draco smise di ascoltare. Riuscì a tirare fuori il braccio dalla camicia che indossava sotto la giacca e si fissò il braccio. Il Marchio Oscuro spiccava nettamente sulla sua pelle chiara. In effetti, il contrasto non era mai stato così netto. Il serpente che era stato marchiato a forza sul suo avambraccio si contorse violentemente e Draco gemette di nuovo. Riportò l'altra mano sul Marchio e sentì quanto la pelle fosse calda.
"Cosa significa Malfoy? Parlami".
Potter premette una manciata di neve sull'avambraccio di Draco in un impeto di disperazione, ma alleviò solo leggermente il dolore. Draco sollevò la testa e guardò dritto negli occhi verdi, le cui pupille si erano contratte per la tensione. Anche tra le sopracciglia di Potter si era formata una ruga netta. Si guardarono senza fiato per qualche istante.
"Mi sta chiamando. E solo me". Draco lo capì istintivamente. "Ed è incredibilmente arrabbiato, Potter".
+.+.+
C'era una mano gentile tra i suoi capelli.
Draco sentì anche delle voci sommesse, ma non riuscì a distinguere direttamente le parole.
Era andata avanti per ore e aveva pensato che non sarebbe mai finita. Il dolore era stato insopportabile ed era persino aumentato quando Potter lo aveva aiutato a rientrare in casa.
Hermione aveva assistito impotente al suo contorcersi, cercando con le ultime forze di soffocare i gemiti di dolore. A un certo punto non ci era più riuscito.
Non voleva che lei lo vedesse così e si preoccupasse per lui, ma era stato inevitabile. Anche a lei aveva causato dolore, lo aveva visto nei suoi occhi.
Weasley aveva recuperato un po' di Essenza di Dittamo, ma naturalmente non era servito a nulla, come tutti gli altri incantesimi che i tre avevano provato su di lui. In effetti, ogni tentativo infruttuoso di aiutarlo aveva solo mandato un'altra ondata di dolore caldo in tutto il corpo. Alla fine aveva urlato loro di togliergli quelle cazzo di mani di dosso.
Ma non queste mani.
Draco deglutì, con la gola secca, mentre Hermione gli passava le dita tra i capelli, che erano appiccicati alla fronte dal sudore. Sbatté le palpebre e si rese conto di essere sdraiato sul divano del salotto. Si sentiva assolutamente esausto e non poté fare a meno di chiedersi per quanto tempo fosse rimasto intrappolato nella spirale del dolore e le tre paia di occhi preoccupati si fossero posate su di lui.
Fuori era già buio.
Potter e la Weasley, seduti dall'altra parte della stanza, tirarono un sospiro di sollievo mentre lui si stiracchiava cautamente.
"Merlino, stai bene?" Hermione sussurrò, con le labbra che le tremavano, mentre notava i suoi occhi aperti.
"Sono svenuto?", chiese rapidamente lui senza risponderle, e arrossì quando lei annuì.
Beh, splendido. Come se non bastasse, che a Potter e alla Weasley venisse costantemente offerta la sua vita interiore su un piatto d'argento solo perché lui e Hermione non avevano privacy in quella cazzo di casa, ora probabilmente pensavano anche che lui fosse una femminuccia.
Tuttavia, Draco sapeva di avere preoccupazioni più grandi dei pensieri dei suoi ex compagni di classe. Non aveva mai provato un dolore così intenso e costante prima di allora, e non poteva essere quello che la Umbridge intendeva quando aveva detto che si sarebbe occupata del problema. Piuttosto, il bruciore del suo Marchio Nero indicava che il Signore Oscuro si stava occupando del compito in prima persona, il che significava che d'ora in poi era giustificata la massima cautela.
L'avambraccio pulsava ancora, anche se la maggior parte del dolore si era attenuato.
"Abbiamo davvero bisogno di un piano dopo Natale", disse a bassa voce mentre si metteva seduto.
Sul volto di Hermione c'era ancora un accenno di preoccupazione, ma ora sollevò il mento con fare bellicoso. Gli mise una mano sul braccio e gli accarezzò la pelle irritata in modo lenitivo.
"Ci inventeremo qualcosa, Draco".
Lui si accigliò.
Dalle labbra di lei alle orecchie di Merlino.



nota di traduzione

Dalle labbra di lei alle orecchie di Merlino: espressione per augurare buona fortuna.

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