Capitolo 39: - 38 -

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Draco teneva lo sguardo fisso sul piano del tavolo.
Questa volta non era seduto accanto alla Granger, ma tra Potter e la Weasley. Blaise era seduto di fronte a lui e per la prima volta sembrava davvero esausto. A quanto pareva, il Rospo lo tormentava non meno di quanto avesse tormentato Draco.
Draco provò una leggera soddisfazione, anche se sapeva che probabilmente era più che ingiusto. Qualche settimana fa sarebbe stato opportuno rallegrarsi del fatto che Blaise stesse sperimentando in prima persona la pressione di essere il capo della Squadra di Ricerca. Ma ora Blaise si era assunto un doppio onere. Dopotutto, non solo era presumibilmente ul responsabile di ricerca di Potter, ma era anche una spia.
"Qualche idea su come posso far sapere alla Umbridge che Draco non tornerà al Ministero?" Chiese Blaise, stringendo le mani intorno alla tazza di caffè che era sul tavolo di fronte a lui.
La Granger fu la prima a rispondere, ma Draco le lanciò solo una rapida occhiata. Non l'aveva vista per tutto il giorno, soprattutto perché non era uscito dalla sua stanza. Naturalmente nemmeno lei era venuta da lui: un'ulteriore conferma del fatto che era riuscito a persuadersi di qualcosa tra loro che non esisteva nemmeno.
"Pensiamo che dovresti far finta di non sapere molto. Non puoi dare alla Umbridge un indizio preciso su dove possa essere Draco. Può controllare una cosa del genere troppo in fretta e noi abbiamo bisogno di più tempo. Dille solo che da settimane si comportava in modo strano con te. Questo va a braccetto con quello che le hai detto quando hai preso il suo posto".
Blaise annuì lentamente.
Potter si schiarì la gola. "Hermione ha ragione. L'unica cosa che potresti darle sarebbe un suggerimento sul fatto che una volta ha menzinato di andare all'estero per schiarirsi le idee. Non è nemmeno necessario che si tratti di un paese specifico. Probabilmente solleverà il sospetto che Malfoy abbia intenzione di cambiare schieramento, ma dimostrerà comunque la tua lealtà. La Umbridge non sa che siete così amici".
"Cosa ne pensi, Draco? La conosci bene quanto me. Pensi che se la berrà?" Chiese Blaise.
Adesso stava guardando Draco dritto negli occhi. Le sue sopracciglia erano leggermente sollevate e la sua fronte era corrugata dalla preoccupazione. Draco ricambiò intensamente lo sguardo di Blaise.
"Francamente, non me ne frega un cazzo. Se iniziano a cercarmi e nel frattempo si avvicinano troppo al cottage, mi costruirò".
Non aveva intenzione di dirlo ad alta voce, ma gli era uscito spontaneamente. Tuttavia, Draco sapeva che era la verità. Se il piano fosse fallito e la Umbridge avesse mandato gli Auror, non avrebbe rischiato che trovassero il nascondiglio di Potter per colpa sua. Inoltre, soprattutto dopo la debacle con la Granger, non riusciva a sopportare la situazione nel cottage, e questo gli aveva fatto pronunciare quelle parole cpn noncuranza.
"Sei impazzito, Malfoy?" Era la Weasley, ovviamente. "Qui ci stiamo dando tutti da fare. Tra l'altro, per salvare anche la tua patetica vita! E a te non frega un cazzo?", strillò, e quando lui la guardò, lei lo fulminò con rabbia.
Ebbene, questo fu utile. La frustrazione che si era accumulata dentro di lui per giorni ebbe finalmente il suo giusto sfogo. Draco si chinò in avanti e guardò la Weasley dritto in faccia.
"E come pensi di salvare la mia patetica vita, Weasley? Non hai assolutamente idea di quanto sei patetica se pensi davvero di poter fare qualcosa contro la Umbridge", ringhiò con rabbia.
Cosa ne sapeva lei? Non ne sapeva assolutamente nulla ed era anche incinta di un bambino che la Umbridge avrebbe eliminato senza battere ciglio. Il figlio di un traditore del sangue. La Weasley non avrebbe avuto nemmeno una possibilità.
Il suo viso era ora dello stesso colore dei suoi capelli.
"Allora perché non te ne vai e ci lasci in pace, Malfoy? Ci risparmierebbe qualche preoccupazione". Draco strinse la bacchetta. "Sei solo incazzato perché è la prima volta che sperimenti cosa vuol dire avere qualcuno che si preoccupa per te. La cosa ti confonde totalmente perché mamma e papà non l'hanno mai fatto, dico bene?"
Draco saltò in piedi.
"Chiudi quella cazzo di bocca, Weasley", ruggì.
Ora puntava davvero la bacchetta contro la strega. Anche Blaise si alzò dalla sedia. Potter, invece, si limitò a puntare con disinvoltura la propria bacchetta contro di lui, cosa che fece infuriare Draco ancora di più perché il ragazzo dai capelli neri non sembravano affatto prenderlo sul serio. Cosa stesse facendo la Granger, Draco non lo sapeva. Non riusciva comunque a guardarla.
"Calmati, Draco. Ginny non intendeva dire questo", disse Blaise, alzando una mano pacificatrice.
"Oh, io intendevo esattamente questo!" sibilò la Weasley.
Continuarono a fissarsi odiosamente per qualche altro secondo prima che Draco abbassasse la bacchetta. Le mani gli tremavano e il petto si sollevava rapidamente, ma cos'altro avrebbe potuto fare? Era chiaramente in inferiorità numerica e aveva anche fatto il Voto Infrangibile, rendendo praticamente impossibile prendere una decisione sciocca o affrettata. Non poteva tornare a casa sua, perché probabilmente era sotto osservazione. Non poteva nemmeno andare al Ministero, perché la Umbridge lo avrebbe inevitabilmente interrogato sotto l'effetto del Veritaserum.
Così Draco fece l'unica cosa che gli venne in mente in quel momento.
"Di alla Umbridge quello che vuoi. Poi decideremo", disse con voce rauca a Blaise.
Poi girò sui tacchi, lasciando il salotto con passi energici, e si affrettò a salire le scale. Sbatté la porta della sua stanza con una forza tale da far scricchiolare i cardini.
+.+.+
Hermione giaceva nel suo letto e non sapeva cosa pensare.
Lo sfogo di Draco in salotto le aveva fatto male. Solo pochi giorni prima era così convinto di fare la cosa giusta e che forse avevano la possibilità di fare la differenza. Oggi, invece, sembrava che avesse già rinunciato a se stesso. E per qualche motivo, Hermione era sicura che fosse colpa sua.
La situazione del giorno prima in bagno l'aveva completamente spiazzata. Mentre aveva appena ceduto al desiderio che era cresciuto dentro di lei fino a non poterlo più ignorare, sembrava aver offeso mortalmente Draco facendo questo. Da allora si era scervellata su questo punto, e nel frattempo credeva di capire.
Lui aveva interpretato male tutto. Solo che non era sicura che lui fosse a suo agio nel vederla comparire in camera sua tutte le sere, quindi si era data un contegno. Inoltre, non avevano quasi detto una parola da quando erano rimasti bloccati insieme nel cottage.
Hermione sapeva che c'erano altre cose di cui avrebbe dovuto preoccuparsi di più, ma non riusciva a smettere di pensare a Draco.
Si ricordò di Harry e delle parole che le aveva sussurrato quella sera, mentre lasciava il giardino d'inverno. Sarebbe stato davvero così grave se avesse dato retta al suo cuore? Se avesse dimostrato a Draco che non era l'unico a sentire il bisogno di vicinanza? E Harry l'aveva quasi incoraggiata. Non significava qualcosa?
Hermione si ricompose e guardò l'orologio. Era mezzanotte passata, ma se non l'avesse fatto ora, non l'avrebbe fatto mai più. A parte il fatto che non sarebbe riuscita ad addormentarsi con questi pensieri che le frullavano per la testa.
Si alzò, uscì dalla camera da letto e percorse in punta di piedi il corridoio buio fino a trovarsi davanti alla porta dietro cui Draco si era nascosto da quando era uscito di corsa dal salotto.
Le sfuggì un sospiro di sollievo quando riuscì a girare la maniglia e ad aprire la porta. Non avrebbe saputo cosa fare se Draco si fosse chiuso dentro. Dopotutto, non poteva certo andare da Harry a chiedergli la bacchetta senza spiegargli cosa intendeva fare con essa.
Ma non era un buon segno? Non significava forse che Draco sperava segretamente che lei si presentasse nella sua stanza? Altrimenti avrebbe certamente preso le opportune precauzioni per impedirle di farlo. Dopotutto, Draco sapeva benissimo che, senza la sua bacchetta, difficilmente sarebbe stata in grado di aggirare le protezioni.
Si infilò con cautela attraverso la fessura della porta, ma dopo averla richiusa ed essersi voltata, si rese subito conto che non aveva motivo di fare piano.
Draco era sdraiato sulla schiena, con un braccio dietro la testa. Era ancora completamente vestito e i suoi occhi grigio scuro erano fissi su di lei. Grazie alla luce della luna che cadeva sul letto attraverso la finestra, riusciva a distinguere chiaramente il suo volto nonostante l'oscurità della stanza. La sua espressione non lasciava intendere cosa stesse pensando, ma Hermione pensava di saperlo comunque. Si avvicinò lentamente a lui, si fermò un attimo davanti al letto e fece un respiro profondo prima di sprofondare finalmente accanto a lui.
Rotolò su un fianco e si limitò a guardarlo. Non sapeva se fossero secondi o minuti. Ma alla fine anche lui girò il corpo verso di lei e, come se non potesse resistere, allungò una mano sulla sua guancia. Hermione chiuse gli occhi e si appoggiò dolcemente alle dita di lui, che le accarezzarono prima la mascella e poi si posarono sulle labbra.
"Draco", sussurrò, baciandogli la punta delle dita. Il suo corpo tremò.
Era stata sicuramente la decisione giusta quella di essere coraggiosi, perché ora sul volto di Draco c'era un'espressione che faceva capire a Hermione che l'aveva davvero aspettata. Mentre lo osservava con tanta attenzione, riuscì improvvisamente a leggere tutto nei suoi occhi. Tutta la sua insicurezza, il desiderio, l'incomprensione per la situazione in cui erano incappati insieme.
La prese tra le braccia mentre lei si avvicinava a lui. Si accoccolò contro il suo corpo, ma contrariamente alle sue aspettative non sentì il calore che di solito la inondava immediatamente quando lui la toccava. Invece, il suo abbraccio le sembrò incredibilmente familiare. Sicuro. Giusto.
Sospirò dolcemente, piegò il collo e posò delicatamente le labbra sull'angolo sinistro della sua bocca. Anche Draco sospirò. E quando lui non si allontanò, lei si chinò e lo baciò di nuovo, ora con più decisione. Lui ricambiò immediatamente il bacio.
Con un rapido sguardo, lei si assicurò che gli occhi di lui fossero chiusi. Poi salì su di lui e gli fece sentire il suo peso mentre si abbassava completamente sul suo corpo. Si accoccolò contro di lui così strettamente che nessun foglio di pergamena sarebbe entrato tra loro.
Si baciarono per minuti, lentamente, assaporando, teneramente, e il cuore di Hermione batteva così forte contro le sue costole che pensava che il petto stesse per scoppiare. Quando finalmente sentì le mani di Draco percorrerle i fianchi, lo fermò.
"Non farlo", sussurrò, incontrando di nuovo il suo sguardo.
Draco capì e le posò le mani sulla schiena. La guardò con affetto e il suo cuore ebbe un altro sussulto quando le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso.
Merlino, quanto era bello quando lo faceva.
Era tutto quello che aveva bisogno di sapere. Era giusto così com'era. Voleva solo stare con lui e non sentiva il bisogno di interrompere la situazione con un nuovo rapporto fisico. Lui le aveva detto che gli andava bene così.
Ed era molto più intimo di qualsiasi cosa fosse mai accaduta prima tra loro. Gli occhi di Draco lampeggiarono per le emozioni che lei stessa provava, e Hermione gli riempì il collo e la mascella di baci leggeri, finché lui non si rilassò completamente e chiuse lentamente gli occhi.
Forse era così che doveva andare.



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