Little Dove: 18

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Ivee correva per le stradine di Hawkins, ormai era scesa la sera e i suoni che solitamente alimentavano la cittadina si stavano zittendo, riusciva a sentire i suoi passi mentre correva sulle foglie scricchiolanti, poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Un brivido percorse tutto il suo corpo, facendole addirittura venire la nausea, qualcosa era sbagliato, stava succedendo qualcosa di veramente brutto, lo sentiva, sentiva dentro di lei lo stomaco che si rigirava, il cuore mancava di un battito.

Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, perchè sapeva che non sarebbe stata di nessun aiuto se avesse perso la calma. Quando li riaprì riconobbe perfettamente il terreno morente del sottosopra.

Le particelle bianche vorticavano per l'aria e i tralci che mesi prima l'avevano quasi uccisa riposavano placidamente nel terreno, dei ruggiti provenivano da lontano, solitamente sarebbe scappata da quei versi terrificanti, eppure fu qualcos'altro a farla tremare, il cielo nero lampava con fulmini rossi, quella poca luce le permetteva di distinguere una figura scura, la stessa figura che aveva visto giorni prima e che non sembrava per niente interessata a lei.

La vide estendere i suoi tentacoli verso un posto, un posto che aveva imparato a conoscere, non era l'ospedale dove lavoravano i suoi genitori, era il laboratorio, lo stesso laboratorio dove aveva affrontato delle sedute con un dottore particolare: il buon dottore lo chiamava Hopper.

Si chiamava Sam Owens ma il soprannome dato dal poliziotto era assolutamente perfetto per lui, era un ometto curioso, con la sua pallina anti-stress l'aveva ascoltata per ore e ore.

Così corse, corse verso l'ombra, corse verso i ruggiti, corse anche se inciampò, anche se rischiò di cadere non si fermò, perchè aveva un brutto presentimento, il brivido che aveva provato prima era diventato un caldo formicolio che sembrava volerla avvertire.

Poi, quando stava per arrivare un'immagine attraversò velocemente la sua testa, facendola piegare in due per il dolore, lo vedeva chiaramente, provava quello che lui stava provando, sentiva le voci, vedeva la luce che in quel posto era raro, sentiva l'odore di disinfettante.

Si premette le mani contro le orecchie mentre si rannicchiò per terra pregando ad alta voce per far smettere tutto il dolore che sentiva in quel momento, ma non era il suo dolore, lo sapeva e questo la distruggeva ancora di più. Perchè sapeva a chi apparteneva tutto quel dolore, come sapeva che nessuno poteva sopportarlo.

La testa pulsava e sembrava dover scoppiare e ogni parte del corpo sembrava andare a fuoco, come se stesse bruciando viva, chiuse gli occhi, tirando un ultimo urlo sfinito e pieno di dolore, quando riaprì gli occhi due braccia forti avevano circondato la sua vita e la tenevano ferma, nonostante lei si muovesse e scalciasse, provando a liberarsi.

"Sono io ragazzina, sono Hopper." Diceva l'uomo che la teneva ferma, era spaventato anche se la voce non lo dimostrava. "Sei al sicuro ora." Continuò non appena lei smise di muoversi.

Tutti guardavano quella scena attoniti, David e Harrington, Dustin, Lucas e Max guardavano la ragazza spaventati e ne avevano tutte le ragioni. Ivee era completamente pallida, i lunghi capelli erano totalmente bagnati dal sudore e gli occhi erano rossi.

"Ivee, sei veramente tu?" Chiese quindi il suo migliore amico avvicinandosi guardingo, era stato gettato in quel mondo inquietante ore prima, eppure sembrava essere a suo agio con Steve al suo fianco, la ragazza lo guardò semplicemente stranita, non capendo quello che voleva dire.

"E' lei, lo posso dire, ma ora ci dobbiamo sbrigare." Affermò Hopper, ed era vero, sapeva che quella era la sua ragazzina, la stessa che aveva già salvato e che prima di tutto aveva arrestato varie volte per alcune azioni, la conosceva, l'aveva quasi vista crescere e si era affezionato ancora di più nell'ultimo periodo, era andato ad ogni seduta con il dottor Owens, aveva imparato a memorizzare ogni piccolo dettagli di Evelyn Sprouse, il battito che accelerava, lo sguardo perso e puramente terrorizzato, il respiro pesante mentre cercava di riprendere il controllo...

"Ben tornata." Disse quindi David abbracciandola felice, aveva avuto paura quando l'aveva vista minuti prima, eppure era un ragazzo intelligente, sapeva che in quel momento doveva mantenere la lucidità mentale.

"Rimandate i sentimentalismi, dobbiamo sbrigarci." Intervenne l'uomo, David gli lanciò quindi delle chiavi e salirono tutti su un'auto, arrivando quindi a casa Byers.

Not my decisionWhere stories live. Discover now