Le giornate passarono più lentamente per Ivee, certo era felice che tutto era finito per il meglio ma qualcosa le mancava, facendola sentire irrimediabilmente sola, sapeva cosa o meglio chi era che le mancava, eppure non voleva fare niente per cambiare la sua situazione attuale, era ancora molto delusa e nonostante tutto sapeva che non sarebbe riuscita a perdonarlo completamente.
In quel momento si trovava nella sua camera e stava dormendo tranquillamente, forse quella era una delle poche notti senza incubi e ne era veramente grata, poi sentì un rumore incessante, un picchiettio alla sua finestra, quando finalmente si alzò lo vide, era arrampicato nella parte esterna del suo davanzale.
"Billy?!" Esclamò lei, aprendo la finestra e aiutandolo ad entrare.
Anche nella luce fioca la ragazza vide delle macchie violacee nascoste a stento dalla canotta bianca.
"Billy?" Domandò la giovane nuovamente, la rabbia, i discorsi e la delusione che aveva costruito nei giorni erano scomparsi.
"I-io..." Disse lui, le mani tremavano così come le gambe, la ragazza lo abbracciò e lui nascose il viso nel suo collo.
"Billy cos'è successo?" Domandò la ragazza staccandosi, lui la guardò semplicemente e si tolse la canotta, macchie violacee contornavano il suo petto solitamente perfetto che tremava, scosso dai suoi veloci respiri.
"Possiamo solamente bere una cioccolata calda?" Domandò il ragazzo semplicemente, evitando lo sguardo di lei.
"Vieni, tanto i miei non ci sono, abbiamo campo libero." Rispose lei, cerca di sorridere anche in quel momento.
I due scesero in completo silenzio e sempre in silenzio lei preparò la cioccolata e gliela diede.
"Billy, cosa ci fai qua?" Domandò lei.
"È la quarta volta che dici il mio nome in pochi minuti." Rispose lui, cercando di scherzare.
"Sono seria, che cosa ci fai qua?" Domandò Ivee.
"Avevo bisogno di andare via." Rispose Billy.
"È tuo padre che..." Domandò lei, venendo interrotta dal suo annuire, in quel momento molte cose si fecero più chiare.
"Hai... Hai qualcosa per medicare?" Domandò lui, continuando ad evitare il suo sguardo.
"Saliamo in camera mia." Rispose la ragazza, trascinandolo nuovamente nella sua stanza e facendolo sedere sul letto, entrò poi nel bagno e uscì fuori con garze e pomate.
"Posso...?" Domandò Ivee, facendolo annuire, la ragazza quindi iniziò a spalmare la pomata sui suoi lividi, alcuni erano grandi e altri piccoli, alcuni vecchi altri più recenti, ma l'effetto era lo stesso, stonavano con la carnagione dorata e la inorridivano, avendo capito la storia dietro di loro.
La luce fioca illuminava i loro volti che in quel momento trasmettevano tutto tranne le emozioni gioiose che conoscevano, la solita elettricità che solitamente si creava tra di loro non venne e nessuno dei due venne tentato dalle labbra dell'altro, lei poi sfiorò il suo zigomo, toccando sangue fresco che prima non aveva notato.
"Dio Billy, come ti sei potuto ridurre così!" Esclamò quindi, iniziando a tamponare il graffio con il cotone, facendolo sussultare.
"Aveva un anello, mio padre voglio dire." Rispose il ragazzo, cercando di non parlare più del graffio.
Ivee scosse la testa mentre metteva i cerotti sulla sua ferita, non potendo fare a meno che guardarlo tristemente.
"Smettila." Disse il ragazzo.
"Si fare cosa esattamente?" Rispose lei, assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia.
"Se volevo compassione mi facevo medicare da Susan, non ho bisogno che tu mi guardi in quel modo, non cambia quello che lui mi ha fatto." Rispose lui, la solita rabbia stava riaffiorando.
"Sono pur umana no? Se ti presenti in queste condizioni è ovvio che mi preoccupo!" Esclamò lei, iniziando a gesticolare, il ragazzo si avvicinò lentamente, mentre il solito mezzo sorriso spuntava sulle sue labbra.
"Quindi ti preoccupi ancora per me, piccolo cerbiatto?" Disse lui, i loro nasi erano a pochi millimetri, i loro caldi respiri si univano, i loro battiti erano sincronizzati mentre si guardavano negli occhi.
"Billy..." Mormorò lei, prima che il ragazzo annullasse le distanze, baciandola con passione, un bacio che era mancato ad entrambi.
"Hai detto così tante volte il mio nome..." Mormorò lui sulle sue labbra, la voce era roca.
"Rimani qua, non voglio che ritorni da tuo padre." Rispose lei, andandosi a coricare nuovamente nel letto, il ragazzo la seguì, coricandosi accanto a lei, abbracciandola e addormentandosi poco dopo.
Sembravano una coppia felice.
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Not my decision
FanfictionIvee non si poteva reputare una brava ragazza, non si poteva nemmeno reputare una ragazza popolare, per lei avevano creato una categoria sociale, era semplicemente diversa. Era semplicemente la cattiva ragazza del liceo, quella che tutti temevano pe...