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quando hyunjin entrò nella sua nuova scuola, non aveva idea di dove dovesse andare, con chi dovesse parlare e cosa dovesse fare.

perciò, decise di rivolgersi a quella che sembrava essere una segreteria improvvisata all'ingresso dell'edificio, dove una donna dai tratti occidentali e ricci capelli bordeaux stava sistemando una pila di scartoffie.

"buongiorno." la salutò, avvicinandosi impacciato.
lei alzò lo sguardo, arricciando le labbra e aguzzando la vista, mentre si sistemava un paio di pacchiani occhiali violacei sul naso.
"buongiorno, il nuovo studente immagino." sbadigliò annoiata, continuando imperterrita a catalogare i suoi documenti.
"hwang hyunjin, vero?" chiese, e hyunjin annuì.
"aspetta qui, ti mandiamo qualcuno per fare un giro. siediti pure." disse poi lei, indicando con una biro nera due sedie di legno accanto a un distributore automatico, per poi afferrare il telefono sulla scrivania e fare una chiamata.

la ringraziò sbrigativamente e si sedette in attesa che qualcuno venisse in suo soccorso, e approfittò per darsi un'occhiata attorno.
era una normalissima scuola, ma il metro di paragone di hyunjin era l'accademia privata che frequentava in città, dove i muri erano pieni di quadri e ci si poteva specchiare sui pavimenti.

quella di south wood era tutta un'altra realtà, molto meno borghese. la pulizia lasciava a desiderare, c'era parecchia polvere, le pareti erano verdognole e scolorate, e a decorarle vi erano solo delle bacheche in sughero con dei volantini o gli orari dei professori.

l'ingresso era deserto, tutti erano nelle rispettive classi, tutti tranne hyunjin e un ragazzo che stava scendendo le scale in quel momento.
"eccolo qui. lui è han jisung, ti mostrerà la scuola, e ti accompagnerà in classe." lo informò la segretaria, per poi tornare a farsi gli affari suoi.

hyunjin si alzò e raggiunse jisung, che lo guardava con un sorriso incoraggiante.
era un ragazzo dall'aria simpatica, bassino, e aveva addosso una grossa giacca blu e rossa.
"sono hyunjin." gli disse, tendendo una mano.
"piacere! dai, vieni con me." rispose l'altro, stringendola con decisione. cominciò poi a camminare verso le scale per dare inizio a quello che sembrava essere un piccolo giro turistico.
in realtà, jisung voleva solo allontanarsi dalla donna dai capelli rossi, e perdere più tempo possibile. non aveva molta voglia di tornare in classe.

"allora, hyunjin, abbiamo cinque piani, uno per ogni anno. in ogni piano ci sono quattro aule, e per tua fortuna sei in classe con il sottoscritto." si indicò con i pollici, facendogli l'occhiolino. hyunjin sorrise di rimando, guardandosi attorno, pigramente. era una scuola così spoglia.
"sezione a, quarto piano. è la prima aula, non puoi sbagliare, dopo ti ci porto." aggiunse poi.

jisung era castano e leggermente abbronzato, era molto colorato, in generale. sembrava parecchio amichevole, al contrario, hyunjin era un ragazzo di poche parole. si rendeva conto dell'impressione che era solito dare a primo impatto, quella di un maleducato menefreghista.
ma non sapeva mai come rispondere, come iniziare una conversazione.
nonostante ciò, all'occorrenza, hyunjin ci sapeva fare con la lingua. conosceva termini aulici, parole complesse che gli permettevano di fare ottima figura alle interrogazioni o nei temi, il problema stava nel confronto con altri adolescenti.

"al primo piano ci sono anche il laboratorio di informatica e quello di scienze, però non sono niente di che. la palestra è sotterranea, ma la maggior parte delle volte facciamo educazione fisica all'aperto, quindi non è importante. che altro, al piano terra ci sono l'infermeria, l'aula professori e quella per i ricevimenti, e anche l'ufficio del preside."
jisung parlava molto velocemente, ma hyunjin riuscì a stare sul pezzo e seguire per filo e per segno tutto quello che gli diceva, annuendo attento tra una frase e l'altra. si fermarono al secondo piano, accanto ad un altro distributore.

il più basso tirò fuori dalla tasca dei jeans scuri un paio di monete, infilandole nella macchina per poi digitare il numero di una sottomarca di qualche merendina al cioccolato.
"vuoi qualcosa?" chiese, hyunjin scosse la testa.
"no, grazie." l'altro annuì.

"allora, sei uno di città città, vero? si vede." ridacchiò jisung, chinandosi per afferrare famelico la barretta. hyunjin alzò un sopracciglio.
"città città, cioè?"
"città vera, città con i grattacieli e tutti quei negozi strani. città non tipo south wood." spiegò, e l'altro sghignazzò, annuendo sommesso.
"si, ci siamo trasferiti ieri." replicò, adagiandosi contro il muro, e jisung fece lo stesso, affiancandolo con un amichevole sorriso.
"forte. qui le cose sono un po' diverse, ma non è così male, ti troverai bene."

hyunjin era sorpreso da quanto bene stesse andando quella giornata, aveva aspettative completamente diverse, ma magari suo padre aveva ragione. magari, un nuovo inizio era quello di cui aveva davvero bisogno, peccato solo per un particolare, di vitale importanza per un artista come lui.

"ci sono dei corsi di arte qui?"







𝐩𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫'𝐬 𝐯𝐞𝐢𝐧 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora