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'𝒶ngelo: quindici settembre."

colorano le bianche pareti di una galleria di parigi, dei dipinti dalle sfumature più variegate, dal rosso più tenue che imporpora le guance del soggetto, uguale per ogni quadro, al moro più profondo dei suoi occhi pieni.

hyunjin, elegantemente seduto su una poltroncina color avorio, sistema il largo colletto della camicia biancastra che indossa, a coprirgli le spalle, una giacca grigia decorata da righe nere. sul suo viso troneggia un'espressione fiera, sicura e gentile, e un colpo di tosse con cui si schiarisce la gola precede le sue parole.
"è la terza mostra del mese." risponde, così, ad una delle domande postegli negli ultimi dieci minuti, da quando l'intervista è iniziata.

la donna davanti a lui, una giornalista inviata da una rivista d'arte contemporanea dal nome stravagante e francese, annuisce e si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre arrossisce lievemente sotto il suo sguardo. l'avevano avvisata, circa il fascino seduttore di hwang hyunjin, ma si erano anche raccomandati di non provare a conquistarlo, sarebbe stato inutile, oltre che poco professionale.
prende appunti su un piccolo taccuino con una penna stilografica, nonostante l'intera conversazione sia registrata.

"ha avuto un notevole successo, negli ultimi anni. il suo nome è uno dei più chiacchierati tra gli artisti del momento." nota lei, alzando un sopracciglio, e lui le sorride, modesto.
"a quanto pare la mia arte piace." dice.
"e vende bene." aggiunge la giornalista.
"direi di sì."

"ma," prende nuovamente parola la donna, allungando un occhio verso uno dei tanti ritratti fissati ai muri e alle colonne cubiche.
"questi non sono in vendita, dico bene?" domanda. solitamente, nelle mostre organizzate dalle associazioni culturali che lo seguono e rappresentano, molti dei dipinti esposti sono in vendita, e si organizzano delle piccole aste, elitarie. se hyunjin approva la vendita, l'acquirente può tornare a casa con un costoso, splendido 'hwang' originale da appendere in bella vista sopra il camino del salotto.

stavolta è diverso, ha insistito lui stesso, nulla è in vendita oggi, perché nulla ha prezzo.
"dice bene." le da quindi ragione, lei si fa più curiosa di prima, e la presa attorno alla sua fidata penna nera diventa più salda.
"come mai?" chiede, pronta a scrivere.
hyunjin si guarda attorno, ridacchiando come fosse ovvio, e accavalla una gamba sull'altra.
"non mi dispiace, che la gente li osservi. tuttavia, li ritengo molto personali, troppo per permettere che qualcuno li acquisti e ci faccia ciò che vuole." spiega. i suoi occhi, attenti e vispi, si posano improvvisamente su una figura in piedi, intenta a chiacchierare con un gruppo di altri artisti che il pittore stesso ha invitato all'esibizione e ormai ritiene grandi amici.

felix risplende, i suoi capelli, freschi di una tinta bionda finalmente di marca, incorniciano un volto sereno, roseo, e allegro e risalta, in contrasto al largo completo bianco che indossa, il calice di vino rosso che tiene tra le dita. si sente osservato, e smette di partecipare alla conversazione, voltandosi nella direzione di hyunjin. gli sorride, e gli fa cenno di stare dritto con la schiena. la signorina imita il pittore (ufficialmente tale, adesso) e si volta assieme a lui, incrociando lo sguardo di quello stesso ragazzo, improvvisamente in imbarazzo; il soggetto di ogni singolo dipinto in quella stanza, nessuno escluso. primi piani, nudi, mezzi busti e figure intere, intenti nelle attività più quotidiane e in pose più sistemate, anche quelli dalle linee più astratte ne rappresentano i tratti dolci e delicati.

𝐩𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫'𝐬 𝐯𝐞𝐢𝐧 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora