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per felix il sesso era abitudine.

non l'avrebbe definito altrimenti, era ciò che meglio conosceva, l'unica cosa che riteneva essere in grado di fare effettivamente bene.
non era solo sunoo a ricordarglielo ogni volta che gli si presentava l'occasione, felix era più che consapevole delle voci che giravano su di lui tra gli studenti della loro scuola, alcune erano verità distorte, altre semplici dicerie, ma non si era mai disturbato a smentirle. la verità era che non gli importava più di tanto.

due anni prima, sunoo aveva creduto sarebbe stato umiliante per lui scrivere il suo numero sui muri nei bagni dei maschi, con sotto l'incisione 'puttana', ma lo aveva paradossalmente aiutato. nessuno dei due si era mai reso conto di quanti repressi non dichiarati infestassero south wood, e felix era assolutamente perfetto, la persona più riservata di tutta la scuola. 
da quel momento aveva cominciato a ricevere messaggi su messaggi, da ragazzi che prima non avevano il coraggio o il modo di contattarlo.

quel pomeriggio era il turno di qualcuno di cui non ricordava il nome, probabilmente neppure glielo aveva detto. capitava spesso, dopotutto non erano di certo obbligati a fare conoscenza,
l'unica cosa di cui felix si preoccupava erano i soldi. si lasciava toccare, osservare, baciare, permetteva a chiunque gli infilasse nel portafogli quei venti dollari di usarlo per realizzare i loro desideri e le loro voglie più sfrenate, o semplicemente per sfogarsi un po'.
e felix era un ottimo giocattolo, era bello e praticamente indistruttibile, era perfetto per chi sentiva il bisogno di scaricare della tensione senza alcun riguardo per lui, silenzioso e accondiscendente.

come il ragazzo che in quel momento lo teneva premuto contro il suo letto, mentre entrava e usciva da lui con spinte cadenzate e veloci, e respirava affannosamente contro le sue orecchie. felix teneva gli occhi chiusi, simulava gemiti e ogni tanto si divertiva a strafare, complimentandosi con lui nonostante la sua tecnica fosse a dir poco insulsa, e contava i secondi che lo separavano dalla fine di quella sottospecie di appuntamento.

ascoltava il suo incessante grugnire e stringeva le lenzuola tra le dita quando andava un po' troppo forte, e il ragazzo teneva con una mano la testa di felix schiacciata contro un cuscino.
non capitava quasi mai che fossero delicati con lui, nessuno ci andava piano, in fin dei conti pagavano anche per questo; per farne ciò che volevano.

c'erano giorni in cui felix non si sentiva una persona. nessuno lo trattava come tale, fatta eccezione per minho.
poi c'era hyunjin, che aveva un modo totalmente diverso di farlo. neanche lui si comportava con felix come fosse un normale essere umano, ma nel senso più positivo che potesse esistere.

hyunjin non vedeva la persona piena di difetti e problemi che era, lui vedeva un angelo, e lo adorava come tale. felix non si era mai sentito tanto adulato, era una sensazione nuova.

strinse gli occhi quando il ragazzo sopra di lui gli strinse i capelli, tirando la sua testa all'indietro senza alcun preavviso, come fosse stato una marionetta. ma durò poco, perché nel giro di qualche secondo uscì da felix e venne copioso sulla sua schiena. il biondo rabbrividì, toccando la disgustosa sostanza biancastra.

"fantastico." borbottò a bassa voce, e sentì l'altro alzarsi dal letto con un gemito, probabilmente per andare a recuperare i soldi che gli doveva.
nel frattempo felix si ripulì con un piccolo asciugamano trovato fortuitamente sul comodino accanto al matrimoniale.
"ho solo dieci." disse il ragazzo, tornato nella stanza con sguardo ora assonnato, e una sigaretta non ancora accesa tra le labbra. felix aggrottò le sopracciglia.
"bene, te ne mancano altri dieci." gli rispose, severo. non si faceva fregare facilmente, già i suoi prezzi erano stracciati, e c'era gente che voleva pagare di meno? non se ne parlava.

l'altro sospirò.
"e dai, te li porto domani. ora non li ho." mugugnò infastidito, mentre si infilava un paio di mutande nere per non essere totalmente nudo davanti felix, che intanto, fumava di rabbia.
"avevi detto di averli." sbottò.
"avrò contato male."

solitamente, felix si faceva pagare prima, o voleva come minimo accertarsi che chi lo chiamasse avesse effettivamente i soldi che gli spettavano, che non cercassero di fregarlo.
per certi versi, quindi, era quasi colpa sua.
"ora dovresti proprio andartene." disse il padrone di casa, e il biondo si accigliò maggiormente.
"no, devi pagarmi. sapevi che dieci non sarebbero bastati, non me ne vado finché non mi dai i miei soldi." si impuntò, giustamente, felix, schiacciando contro il petto le braccia conserte.

il semi-sconosciuto si passò le mani tra i capelli, con aria esasperata e mormorò parole incomprensibili tra i denti stretti, per poi sbattere un pugno contro l'armadio, seccato.
"ti ho detto che non li ho, che cazzo dovrei fare? farli apparire dal nulla? vattene e basta." sbraitò nervosamente. felix sobbalzò per lo spavento, quello era proprio un tipo strano, e nonostante quei soldi gli servissero sul serio, preferì avere il meno a che fare possibile con lui.

quindi si rivestì, e poi se ne andò, ma non prima di averlo minacciato di dire a tutti quanti a scuola di averci fatto sesso se entro il giorno dopo non avesse ricevuto i soldi che mancavano, e l'altro acconsentì, improvvisamente docile.

fuori pioveva a catinelle, e felix non aveva né un ombrello, né una macchina, ma per fortuna casa sua non era poi così lontana, sarebbe arrivato nel giro di poco più di un quarto d'ora.

e nervoso com'era probabilmente ci avrebbe messo anche di meno.













𝐩𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫'𝐬 𝐯𝐞𝐢𝐧 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora