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hyunjin aveva preparato della cioccolata calda.

si erano rifugiati in quello che oramai era diventato un luogo sicuro per entrambi, e magari era l'odore di vernice, o quello delle candele profumate alla vaniglia, ma c'era qualcosa che rendeva lo studio di hyunjin la loro perfetta teca di vetro. un riparo che non li avrebbe solo tenuti asciutti mentre fuori i fulmini squarciavano il cielo, ma nel quale felix poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo e abbattere totalmente le proprie difese. poteva starsene un po' tranquillo.

sedeva sul pavimento, con la schiena adagiata contro la candida chaise-longue sulla quale era abituato a posare, e lo sguardo rivolto verso le sue stesse dita, ormai scarnificate. le aveva rosicchiate come un tarlo con il legno, in preda al nervosismo. hyunjin, nel frattempo, versava silenzioso la bevanda calda nelle stesse tazze di quella mattina, poco importava che fossero state appena lavate, e poi lo raggiunse. si sedette davanti a lui, a gambe incrociate, e gli passò cauto la cioccolata.

"grazie." sussurrò felix, afferrandola.
l'altro annuì, e prese a sorseggiare la sua, mentre nella stanza cadde un silenzio diverso da quello al quale si erano abituati. era strano.
"vuoi parlarne?" gli chiese hyunjin, a voce bassa.
era più che lecito che volesse affrontare il discorso, dopotutto si era spaventato tanto quanto felix, se non addirittura di più.
e nonostante la vergogna che divorava il biondo in quel momento, per la quale avrebbe volentieri evitato di ritirare fuori l'argomento, tentò di rispondere nella maniera più sincera.

"non saprei che dirti, non so che mi è successo." si limitò a dire, tirando su con il naso, poi strinse la tazza calda tra le mani, ancora un po' infreddolito. hyunjin annuì, comprensivo.
"mi dispiace." aggiunse poi felix. l'altro scosse la testa, aveva perso il conto delle volte in cui lo aveva sentito scusarsi, con lo stesso tono mortificato usato in quel momento.
hyunjin tentò di rassicurarlo.
"non devi scusarti, felix. va tutto bene." mormorò, riservandogli uno sguardo dolce, gentile.

"possiamo fare finta di niente?" chiese poi il biondo, decisosi finalmente a guardarlo dritto negli occhi, con coraggio, e aria supplichevole. hyunjin, seppur ancora parecchio confuso, annuì, in fondo l'importante era che stesse meglio.
"certo, come vuoi."

al che felix sospirò. voleva solo chiuderla lì, per poi non parlarne mai più, anche perché da dirsi non avevano più molto. allora studiò i suoi dintorni, alla ricerca di distrazioni, e quando le sue profonde iridi scure si posarono sulla busta del negozietto in cui avevano fatto acquisti quel pomeriggio, posò la tazza a terra e si tirò in piedi.
"posso provare il corsetto?" domandò, recuperando con successo la stessa impassibilità che lo aveva sempre caratterizzato, passandosi una mano tra i capelli arruffati.

hyunjin sbatté le ciglia con perplessità, era incredibile con quanta facilità felix fosse riuscito ad indossare quella maschera, dopo quello che era successo solo una ventina di minuti prima. non gli disse niente, si limitò ad alzarsi con lui e guidarlo verso il sacchetto argentato, acconsentendo alla proposta.

il biondo la afferrò con delicatezza, tirandone fuori quel bizzarro indumento in pizzo. lo studiò accuratamente, era color avorio e i ricami semitrasparenti ai lati avevano la forma di intricati ghirigori, i lacci erano lunghi e lisci e non aveva idea di come funzionasse, ma hyunjin era certo che avrebbe fasciato il suo busto asciutto come un nastro su un pacco regalo.

quando si tolse il maglione umidiccio che indossava, il pittore si voltò, svelto.
felix alzò un sopracciglio.
"mi hai già visto senza vestiti." mormorò, quasi come avesse voluto ricordarglielo. hyunjin scosse la testa, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, e continuò imperterrito ad osservare gocce di cera di una delle sue candele profumate sciogliersi su se stessa, consumandosi mentre ardeva sul davanzale interno della finestra.
"è diverso." puntualizzò, in un sussurro. felix non controbatté, sarebbe stato inutile, e si limitò a spogliarsi dei suoi vestiti, lasciandoli sul pavimento mentre coperto dal suo striminzito intimo nero, armeggiava con i complicati lacci del corpetto. quando pensò di aver capito come stringerlo, li tirò fino a togliersi il fiato.
"come sto?" chiese, e le mani gli caddero lungo i fianchi, spogli. non vi era uno specchio a figura intera dove potesse rimirarsi, e aspettò impaziente il giudizio del pittore.

hyunjin tornò allora a guardarlo, e per poco gli occhi non gli balzarono fuori dalle orbite. pensò di essersi addormentato nel più bello dei sogni da lui mai fatti, non c'era niente, in quel momento, che avrebbe potuto distrarlo da felix.
non si sarebbe mai stancato di definirlo un angelo, non trovava altri modi per descriverlo, avrebbero dovuto rendere il suo nome un nuovo sinonimo di magnifico. era sublime.

"sei mozzafiato." disse, avvicinandosi di qualche passo, con cautela, e lo sguardo che saettava da una curva all'altra del suo corpo. felix si portò una mano sul petto, massaggiandosi con fare nervoso le clavicole.
"questo corsetto è mozzafiato, non respiro." borbottò, tornando ad afferrare con agitazione poi con i nastri che pendevano lungo la sua schiena. hyunjin sorrise e lo fronteggiò, posando delicatamente la mano sulla sua spalla ossuta.
"è perché l'hai stretto troppo, posso?"
e quando il biondo gli annuì, lo incitò a voltarsi, in modo che potesse allentarlo.

indugiò qualche istante, prima di risolvere effettivamente il problema. ipnotizzato dalla schiena di felix e dal suo collo niveo, prese un respiro profondo e prese tra le dita i bianchi lacci.
all'altro si accapponò la pelle, quando gli soffiò contro, e rimase immobile, mentre le sue guance si coloravano di un inusuale colorito rossastro.
"meglio?" chiese. ora il corsetto calzava a pennello, e complimentava eccellentemente la sua delicata figura, era perfetto.
"molto meglio." sorrise felix, e si girò.

già, nello studio di hyunjin non c'era uno specchio a figura intera, ma gli bastò guardarlo negli occhi per sentirsi più bello che mai.
non era semplice attrazione, quella che colorava il suo sguardo perso, era qualcosa che felix mai aveva percepito nello sguardo di nessun altro.
"passerei ore a dipingerti." ammise il pittore, sfiorandogli la mano tesa lungo la coscia.

in fondo era ancora presto, qualche pennellata non avrebbe ucciso nessuno. felix improvvisò un innocente sorriso, carezzando a sua volta le lunghe dita di hyunjin con le sue.
"fallo, allora."  

in fondo, lasciarsi ritrarre era il minimo che potesse fare per lui quella sera.



𝐩𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫'𝐬 𝐯𝐞𝐢𝐧 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora