Capitolo 10:
- dove la squadra vola a New York
- dove Tori si scopre gelosa
- dove Hotch rischia la vita
>> ep. 03x20, 04x01Capii subito che quel caso era particolare, e che c'era qualcosa che non andava, da come Hotchner non mi porse la mia tazza di tè. Nell'ultimo anno e mezzo questo gesto era passato da essere inesistente a raro, sporadico, frequente, fino a divenire una assoluta certezza: era da novembre che non c'era stato un singolo caso con jet che non iniziasse con lui che preparava i nostri tè, e lo portava con un sorriso obliquo che mi faceva sciogliere.
Stavolta era troppo impegnato a informare tutti del caso: cinque omicidi in due settimane, tutti a mezzogiorno, nelle stazioni della metro di diversi quartieri di New York. Anche se non erano i dettagli delle indagini a renderlo così impaziente di arrivare—tanto da dire a una adombrata JJ di dire al pilota di partire il più in fretta possibile—bensì la menzione di qualcuno di particolare.
«È una indagine coordinata tra FBI e il dipartimento di polizia di New York?» chiese Morgan alla fine di una serie infinita di domande che non avevano condotto ad alcuna risposta.
Per quella, invece, Hotchner la risposta ce l'aveva eccome: «Kate Joyner dirige le indagini nell'ufficio di New York. È a capo del caso e mi ha chiamato personalmente. Sta iniziando a scontrarsi con i detective incaricati e vuole occhi nuovi.»
Morgan annuì. «Joyner... la conosco. È inglese, vero?»
«No, ha la doppia cittadinanza,» lo corresse Hotch. «Il padre è inglese, la madre americana. Era un pezzo grosso a Scotland Yard prima di venire qua al Bureau.»
«So che è una vera rompiscatole,» aggiunse Morgan. Sbuffai: non vedevo l'ora di lavorare gomito a gomito con una persona del genere. Se poi andava così d'accordo con Hotch, allora doveva essere davvero insopportabile.
«Non direi,» replicò il capo, e lo fece in modo così freddo che bloccai di getto la preparazione del mio tè e lo guardai, perplessa. Un brivido percorse la mia spina dorsale di fronte una reazione tanto inaspettata da parte sua.
«La conosci?» fece allora Emily, altrettanto stranita dalla sua risposta.
«Abbiamo lavorato a stretto contatto quando era ancora a Scotland Yard.»
«Ed è brava?» chiesi io, ponendo l'unica domanda che veramente contava ai fini delle indagini. Lui voltò appena la testa quel tanto che serviva per guardarmi, e vide cosa stavo facendo; mise su una smorfia lievemente corrucciata, come a rendersi conto dell'anomalia che costituiva il mio essere lì al banco delle bevande, ma di fatto non fece o disse nulla a riguardo.
«Siamo fortunati ad averla,» rispose soltanto, ritornando ai suoi fascicoli. Non l'avevo mai sentito parlare così di un collega, uomo o donna che fosse, e questo mi provocò una sensazione di disagio che non mi abbandonò finché non arrivammo davanti all'ufficio di Kate Joyner.
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505 || aaron hotchner
FanfictionTori Riva non voleva entrare alla BAU. Dopotutto, per quanto potesse essere prestigiosa, era un posto da matti: rapimenti, persecuzioni, omicidi, bombe, sette sataniche, episodi di piromania, e chi più ne ha ne metta. Se non fosse stato per Emily...