Capitolo 20:
- dove Hotch torna a lavoro
- dove la situazione è tesa
- dove c'è un lieto fine
>> ep. 05x02Trentaquattro giorni.
Ecco quanto Aaron Hotchner era stato via dalla BAU, isolato nel suo monolocale, lontano da tutto e da tutti. Lontano da me.
«Sarà che io non posso ancora farlo, ma vederti muoverti così mi sta uccidendo,» sbottò Reid, riferendosi al mio ginocchio che non la smetteva di andare su e giù alla velocità della luce, manifestando tutta la mia agitazione. Gli rivolsi un'occhiataccia: il fatto che non potesse ancora usare la gamba che lo costringeva a servirsi delle stampelle non voleva dire che anch'io dovessi essere immobilizzata.
«Sta' zitto.»
«E tu sta' ferma.»
«Bambini,» ci ammonì Garcia, prima di rovistare nel suo cassetto e tirare fuori un contenitore pieno di lecca-lecca. «Tenete e fate i bravi.»
«Che c'è qua dentro?» chiesi, curiosa, vedendo una scatola metallica circolare dal colore rosso scuro. Non faceva parte del solito set di confezioni che popolavano l'ufficio di Garcia e che in genere contenevano le nostre scorte di dolci. Avevamo iniziato a tenerle da lei per sfuggire a Hotchner, un segugio che le avrebbe scoperte e confiscate subito se le avesse trovate sulla mia scrivania.
Garcia mi intercettò e prese la scatola prima che ci potessi mettere le mani sopra. «No, no, no!»
«Perché?» fece Spencer, confuso quanto me. Penelope aveva sempre offerto di tutto e mai negato niente; una delle qualità che più apprezzavo di lei.
«Sono per Hotch,» spiegò la donna, spingendosi gli occhiali viola sul naso, coordinati con il maglione.
Reid sospirò con fare melodrammatico. «Mi hanno sparato alla gamba e non ho diritto ai biscotti?»
Roteai gli occhi. «Tu sai che lui odierà tutte queste attenzioni,» le dissi, le braccia al petto e i piedi sollevati su una quarta sedia, quella in genere sfruttata abusivamente da Kevin.
«Farà finta che non sia successo niente,» concordò Reid, ripiegando sui lecca-lecca e iniziando ad aprirne uno che poi mi passò, vedendo che era alla pesca, il mio gusto preferito.
«Non per questo dobbiamo fingere anche noi,» obiettò Garcia, scuotendo la testa così che i suoi codini svolazzassero da una parte e dall'altra.
Mi venne da sorridere di fronte la sua bontà d'animo, ma di riflesso alzai le spalle una volta metabolizzata l'informazione. «Forse dovremmo. Per non metterlo in difficoltà.»
«In difficoltà?» ripeté lei, sorpresa. «In che modo cercare di consolarlo per quanto è successo e sta ancora succedendo può metterlo in difficoltà?»
Spencer si dedicò a scartare una seconda caramella, stavolta per se stesso, che si mise poi in bocca. «Ci ho pensato molto. Da quando conosco Hotch, non l'ho mai visto battere ciglio. Tipico del maschio alfa.»
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505 || aaron hotchner
FanfictionTori Riva non voleva entrare alla BAU. Dopotutto, per quanto potesse essere prestigiosa, era un posto da matti: rapimenti, persecuzioni, omicidi, bombe, sette sataniche, episodi di piromania, e chi più ne ha ne metta. Se non fosse stato per Emily...