Capitolo 17:
- dove c'è uno scontro tra padre e figlio
- dove si rivela un segreto
- dove qualcuno litiga pesantemente
>> ep. 04x22«È ancora arrabbiato?» mi chiese JJ, seduta sul bordo della mia scrivania. Non ebbi bisogno di sollevare gli occhi dalle mia scartoffie per capire che stava fissando Hotchner, rinchiuso nel suo studio.
«Puoi giurarci,» risposi tranquilla, continuando a riempire i moduli dei referti delle autopsie del caso precedente. Se c'era una cosa di cui ero grata, era che il calcio di Foyet mi aveva costretto a mettere il gesso alla mano sinistra e non alla destra; altrimenti non sarei riuscita a fare molte più cose e non sarei potuta tornare a lavoro così presto.
JJ non replicò, ma colsi Emily rifilarle un sorrisetto. Era l'unica divertita dalla cocente rabbia che Hotch provava nei miei confronti, insieme ovviamente a quell'idiota di Kevin che aveva ricevuto la sua prima vittoria in trent'anni di vita. «Te l'avevo detto che te le avrebbe suonate di santa ragione,» aveva sghignazzato sottovoce il primo giorno in cui ero tornata alla BAU dopo la mia brevissima convalescenza, e avevo ricevuto una porta sbattuta in faccia dal capo.
Io mi ero girata verso di lui e con un singolo sguardo gli avevo fatto capire che ero sempre la stessa persona capace di spezzarlo in due, ed era tornato strisciando nel suo buco. All'inizio, dovevo ammetterlo, la mia era prevalentemente finzione, uno scherzo per passare il tempo; tuttavia, più andavo avanti e più comprendevo che Kevin Lynch non mi stava affatto simpatico. Questa era una disgrazia di proporzioni epiche, visto che Penelope era una delle mie migliori amiche.
«Da quanto va avanti così?» chiese Derek, anch'egli seduto come JJ ma sulla scrivania di Emily. Avevamo appena concluso un caso, quindi non c'era molto da fare se non lavoro d'ufficio—e noi della BAU con il lavoro di ufficio non eravamo tanto bravi da non lasciarci distrarre da gossip e caffè caldo.
Emily scrollò le spalle. Aveva i piedi sulla sedia di fronte a sé, che in genere occupava Garcia, al momento scesa in caffetteria con Kevin, e una tazza fumante in mano che sorseggiava rilassata. «Da due giorni dopo rispetto a quando siamo tornati da Boston. Quindi...» alzò gli occhi al cielo, impegnata a contare a mente.
«Ventisei giorni, undici ore, ventiquattro minuti,» risposi, dando un'occhiata al mio orologio da polso. «Più o meno.»
JJ si mise a ridere. «E tu come la stai prendendo?»
Scrollai le spalle, riponendo l'ultimo documento al sicuro nella cartella. «Gli passerà. Non potrà ignorarmi per sempre, no?» il silenzio che calò sulle nostre scrivanie fu assordante. Roteai gli occhi in direzione dei miei amici, che stavano già ghignando, e mi alzai in piedi. «Grazie, ragazzi. Divertente, soprattutto.»
«Buona fortuna,» replicò Morgan con il saluto militare. Mi sincerai che Hotch non fosse affacciato allo studio prima di rifilargli il dito medio, cosa che fece sbellicare lui e le due ragazze.
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505 || aaron hotchner
FanfictionTori Riva non voleva entrare alla BAU. Dopotutto, per quanto potesse essere prestigiosa, era un posto da matti: rapimenti, persecuzioni, omicidi, bombe, sette sataniche, episodi di piromania, e chi più ne ha ne metta. Se non fosse stato per Emily...