Capitolo 11:
- dove viene trascorsa una piacevole mattinata
- dove Emily e Reid sono in pericolo
- dove Tori ha i nervi a mille
>> ep. 04x03«Quando tornerai?» chiesi, a gambe incrociate sul divano. Davanti a me, Emily stava preparando il suo borsone, con un cambio di vestiti, scarpe comode, portafogli e altri effetti personali.
«Penso entro stasera,» rispose lei, chiudendo la borsa e abbandonandola con un tonfo per terra. Si venne a sedere vicino a me, e mi sorrise. «Non ti preoccupare, non ci presenteremo nemmeno come agenti dell'FBI. Sarà una cosa veloce.»
Abbassai lo sguardo sul mio tè. «Non sono preoccupata, ma in più di un anno e mezzo alla BAU non siamo mai state separate per un caso.»
Em corrugò le sopracciglia. «Tori, questo non è un caso, è praticamente un consulto.»
«Lo so. È solo che non sono più abituata.»
«Tornerò da te prima che ti accorga della mia assenza,» mi promise, abbracciandomi e posando il mento sulla mia spalla. «E poi tu hai una giornata impegnativa quanto la mia, o sbaglio?»
Sorrisi al pensiero della mattina che mi aspettava. «Sì, è vero.»
Hotch e Jack stavano per passare sotto casa a prendermi per andare al Parco Zoologico Nazionale dello Smithsonian, come il bambino mi pregava di fare da mesi e mesi. Con il periodo che Hotch aveva trascorso senza poter volare per il problema all'orecchio, aveva avuto più tempo libero da dedicare a Jack, che spesso e volentieri aveva richiesto anche la mia presenza. Eravamo andati al parco, al cinema, all'acquario, a un parco divertimenti con i suoi amici di scuola, dove avevo approfittato della compagnia degli altri genitori per costringerlo a fare le montagne russe—cosa che non aveva molto apprezzato. Ero stata persino avvicinata dalla madre di un amico di Jack, la quale conosceva pure alla perfezione Haley, che mi aveva chiesto da quanto tempo io e Hotch stessimo insieme. Avevo ringraziato ogni dio che lui fosse troppo lontano per sentirla.
«Andrà tutto bene,» disse la mia amica, e non c'era nessun motivo per non crederle. La mia era semplice paranoia, subentrata dopo quanto avvenuto a New York con Kate Joyner. Vedere la sofferenza di Hotch nell'aver perso una amica e collega mi aveva ricordato quanto probabile fosse che nel nostro lavoro le cose andassero storte, e quanto strette dovevamo tenerci le persone che amavamo. Quel caso aveva avuto su di me un impatto ben peggiore dei temporanei incubi su Hardwick e Goehring, ma era stato anche il primo che mi aveva portata a rivalutare tutto ciò che possedevo e a cui tenevo. Emily era senz'altro la prima in lista, la persona più importante della mia vita; subito dopo c'erano mia madre, i miei familiari, gli amici, i compagni di squadra.
Trascorrere la mattina con Jack e Hotch mi aiutò a ricordarlo. La prima volta che ero uscita da sola con loro ero stata un po' sulle spine al pensiero, ma non c'era mai stato un momento in cui non fossi stata del tutto a mio agio o annoiata, per cui era diventata ormai una routine. Era ormai fine maggio, un mese e mezzo da New York, e almeno una volta a settimana finivamo per combinare qualcosa insieme. Camminammo per tutto il tempo, guardando gli animali e leggendo i pannelli per sensibilizzare i bambini nel loro rapporto con la natura; mangiammo zucchero filato e pure il gelato, e persino Hotch decise di spegnere il cellulare e godersi quelle ore di libertà prima che arrivassero le tre del pomeriggio, quando saremmo dovuti tornare alla BAU per metterci a lavoro.
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505 || aaron hotchner
FanfictionTori Riva non voleva entrare alla BAU. Dopotutto, per quanto potesse essere prestigiosa, era un posto da matti: rapimenti, persecuzioni, omicidi, bombe, sette sataniche, episodi di piromania, e chi più ne ha ne metta. Se non fosse stato per Emily...