Capitolo 21:
- dove spunta fuori una vecchia conoscenza
- dove qualcuno è geloso
- dove si litiga e si fa pace
>> ep. 05x04La fila era infinita, e la mia pazienza stava raggiungendo il suo limite.
«Non è normale sperare che JJ ci chiami per un caso, vero?» chiesi, sentendo la schiena a pezzi dalle ore che avevamo trascorso in piedi nello stesso punto. Mi massaggiai le spalle con le mani, soprattutto l'incavo del collo, che sentivo pulsare dal dolore.
«No, non lo è,» rispose Morgan, prima di fare una smorfia. «Ma ti capisco benissimo.»
«Come fate a non essere emozionati?» chiese Reid, che letteralmente non riusciva a stare fermo sul posto dall'agitazione che lo muoveva. «Io non vedo l'ora di entrare!»
«Anch'io non vedo l'ora di entrare, almeno poi ce ne potremo tornare a Quantico,» sbuffai, spostando il peso da una gamba all'altra per riattivare la circolazione. «È dalle sei di mattina che stiamo qui. Le sei, Reid.»
Reid ci guardò con chiaro disappunto. «Ti ho comprato un cornetto e il tuo amato tè. Posso sapere di cosa ti stai lamentando? Io ho anche le stampelle!» fece, stupefatto, agitando le sue bacchette di legno, impaziente.
Mordicchiai la cannuccia del mio tè d'asporto. «Sono stanca.»
«Cos'hai, ottant'anni, forse? E menomale che dovresti essere giovane e atletica,» mi rimbeccò Morgan.
Alzai le sopracciglia. «Assurdo che sia proprio tu a dirlo, visto che stai cercando di rimediare una sedia da tre ore.»
Lui mi rivolse una smorfia e mi fece il verso, poi incrociò le braccia e volse altrove lo sguardo, fingendosi offeso.
«La fila sta muovendo!» esclamò Reid con un gridolino emozionato, riferendosi alle fortunatissime due persone su centocinquanta che erano riuscite a entrare nel negozio.
Il bambino che ci ritrovavamo come compagno di squadra aveva letteralmente buttato me e Morgan giù dal letto prima dell'alba per farsi accompagnare a un evento a sua detta sensazionale: quel giorno si festeggiavano i dieci anni dall'uscita di uno dei diecimila film della saga Star Wars. Questa occasione aveva attirato tutti i nerd di Washington, i quali erano strisciati fuori dai loro buchi per dirigersi verso i negozi che per questo avevano messo a disposizione una serie di gadget in edizione limitata. Era per questo preciso motivo che avevo nemmeno cinque ore di sonno sulle spalle e la reattività di un oritteropo. L'unica cosa buona che Reid aveva fatto era stata sdebitarsi comprandoci la colazione da Starbucks.
C'erano due cose che non avrei mai ammesso, neanche sotto tortura: che anch'io avevo visto tutti i film della saga di George Lucas, e che li adoravo, e soprattutto che per me trascorrere quattro ore con quegli idioti era un regalo anziché un peso. Costituivamo un trio strano, un tridente fatto di sarcasmo, bontà d'animo e solarità che finiva per permetterci di passare insieme una quantità di tempo allucinante senza stancarci mai. Certo, era pur sempre meglio con una nottata di sonno intera, ma non si poteva chiedere troppo. Inoltre, il sorriso a trentadue denti di Reid nell'attesa di comprare la sua roba era una ricompensa sufficiente per quella fatica.
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505 || aaron hotchner
FanfictionTori Riva non voleva entrare alla BAU. Dopotutto, per quanto potesse essere prestigiosa, era un posto da matti: rapimenti, persecuzioni, omicidi, bombe, sette sataniche, episodi di piromania, e chi più ne ha ne metta. Se non fosse stato per Emily...