19. Senza nome, senza volto

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Capitolo 19:
- dove viene tenuto un segreto
- dove Hotchner è in pericolo
- dove c'è un addio
>> ep. 05x01

«Hotchner, sono Tori

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«Hotchner, sono Tori. JJ ci ha chiamati per un caso. So che è il nostro giorno libero, ma... raggiungici quando puoi. Siamo al 751 di North Harney. A presto.»

[...]

«Sono sempre Tori. Volevo dirti che stiamo spostando. Puoi—puoi venire a McLean, Virginia, al 120 di Kensington Road. Ti aspettiamo lì.»

[...]

«Hotch, sono sempre io. Non capisco perché tu non stia rispondendo. Haley e Jack mi hanno detto di non essere con te, e tu non dormi mai oltre le otto del mattino. Stai—stai bene? Richiamami.»

[...]

«Aaron, per favore, sono passate ore. Non ti scoccerei se non sapessi che c'è Foyet in giro, però... per favore, richiamami. So che abbiamo discusso, che discutiamo da mesi, ma inizio a essere preoccupata.»

[...]

Tori

«Lei è più nervosa di me,» commentò il dottor Barton, guardandomi perplesso. «Siete sicuri che mio figlio sta bene?»

Emily e Reid si scambiarono un'occhiata. «I nostri colleghi si stanno occupando di Jeffrey, dottore. L'unica cosa che deve fare adesso è non perdere la calma,» gli disse la prima.

L'uomo sbuffò. «Lo dica a lei, non a me.»

Era come se il mio cervello registrasse solo parzialmente la conversazione che si stava svolgendo nella mia stessa stanza. Ero seduta sul divano del chirurgo traumatologico Tom Barton, ma era come se non ci fossi. Non riuscivo a tenere ferma la gamba, che si muoveva su e giù senza tregua, né a distogliere lo sguardo dal tavolino dove erano state piazzate le cartelle dei pazienti di Barton.

«Reid,» sentii dire da Emily, «puoi occupartene per un secondo tu?»

La sua voce si fece progressivamente più vicina, finché non mi ritrovai la mano della mia amica nella mia. Pensai volesse rassicurarmi in qualche modo, ma capii che mi stava tirando perché mi alzassi. Barton ci guardò perplesso. «Ma dove andate? Ci sono un centinaio di cartelle di cui occuparsi!»

«Inizieremo noi due,» rispose Reid con fare accomodante, battendo sul divano cosicché il medico si sedesse al suo fianco.

Appena svoltammo nel corridoio che conduceva alla porta d'ingresso, sentii la mia ansia raggiungere picchi stellari. «Gli è successo qualcosa,» proclamai, mordendomi l'unghia del pollice nervosamente.

«Adesso ti devi calmare,» fece Emily, spingendomi fuori casa e accostando la porta alle nostre spalle. Si voltò poi verso di me e mi afferrò per le braccia. «Sei in grado di svolgere il tuo lavoro?»

505 || aaron hotchnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora