30. Sindrome abbandonica

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Capitolo 30:
- dove si va in Alaska
- dove Tori e Reid hanno un pigiama party
- dove Hotch prende una decisione
>> ep. 05x21

Serata tra ragazze

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Serata tra ragazze.

Io adoravo la BAU come unità, adoravo i miei cari maschietti e compagni di squadra, ma se c'era una cosa che amavo, era proprio la serata tra ragazze. Era forse una delle cose più belle che avevo guadagnato dal mio ingresso in squadra, e qualcosa su cui ormai facevo estremo affidamento—soprattutto in momenti come quelli, in cui Emily aveva bisogno di una bella tirata d'orecchie da qualcuno che non fossi io.

«Allora, lo chiamerai?» insistette JJ, girandosi a guardare Emily.

La mia amica rispose con una smorfia, muovendo i cartoni di caffè che aveva in mano per minimizzare la situazione. Io sbuffai, prendendo un sorso del mio tè chai. «Grazie, JJ. Grazie, voce della ragione. Finché sono io a dire queste cose, lei non mi darà mai retta. È questo che ottengo in cambio del mio impegno nel sopportarti tutti i giorni?» inveii, fintamente infastidita da una faccenda che in realtà mi faceva divertire moltissimo.

«Oh, stai zitta, tu. Non mi hai dato tregua da quando siamo tornati da San Francisco,» borbottò. Si girò poi verso JJ e scrollò le spalle. «Ehm... magari...»

JJ alzò gli occhi al cielo. «Emily!» esclamò, incredula ed esasperata come Hotch quando mi vedeva inzuppare le caramelle nel tè alle sette di mattina—cosa che era successa solo una volta e con due ore di sonno alle spalle, per la precisione.

«Mick Rawson è un arrogante, un fissato col sesso, è un egocentrico...» iniziò lei, a mo' di difesa.

«È uno schianto, un britannico con l'accento sexy, pistola e distintivo,» proseguì imperterrita JJ.

«Un britannico che ti ha salvato la vita e che è anche un tiratore scelto,» terminai. «Esattamente il tuo tipo!»

Emily mi rifilò un'occhiataccia. «Basta, tu. Mi stai facendo scoppiare le orecchie.»

«Magari ti posso instillare un po' di buonsenso in quel cervello testardo che ti ritrovi,» ribattei.

JJ si mise a ridere. «Ragazze, non litigate. Volete tutte la stessa cosa, no?»

Io ed Emily ci guardammo in cagnesco per esattamente cinque secondi prima di scoppiare a ridere. La mia amica mi avvolse il collo con un braccio, agitando pericolosamente il cartone davanti al mio viso. «Ah, Tori, Tori... ammettilo, tu vuoi soltanto iniziare a uscire con Hotch e il mio eventuale ragazzo.»

«Effettivamente, non potrei pensare a un incubo peggiore di costringere Hotch a partecipare a un appuntamento a quattro. Grazie per aver sbloccato una nuova forma di trauma,» risposi, facendole scoppiare a ridere di gusto.

Incontro a noi, dall'altro lato della strada, emerse Penelope Garcia. Già di per sé non era esattamente una persona che riusciva a passare inosservata; se al suo vestiario fantasioso si aggiungeva anche una tinta rosso scuro e almeno dieci buste di vari colori affastellate sui suoi avambracci, allora era letteralmente impossibile non notarla—e noi la amavamo per questo.

505 || aaron hotchnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora