23. La musica del sangue

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Capitolo 23:
- dove un'amicizia inizia a svilupparsi
- dove Tori riceve una sorpresa
- dove c'è un confronto
>> ep. 05x07

«Quindi

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«Quindi... sei sicura che l'Avvoltoio sappia che siamo usciti? Non piomberà qui all'improvviso per divorarmi, vero?»

Sbuffai una risatina, esasperata da quelle parole e dal soprannome che aveva attribuito a Hotchner. «No, Kane, puoi stare tranquillo. E comunque al momento non è neppure il mio capo.»

Il fatto che non ne fossi affatto contenta, poi, era tutt'altra storia.

«Ancora non si è abituato?» chiese, cercando di suonare casuale, lanciandomi un'occhiata furtiva da sopra la sua tazzina di caffè.

Feci spallucce. «No, ma non sono una ragazzina. Posso scegliere da sola le mie amicizie.»

«Quindi vieni con me al cinema domani?» fece con un sorrisetto furbo.

Alzai un sopracciglio, replicando il sorriso. «Non sfidare troppo la sorte.»

Lui scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di innocenza. C'era poco di innocente in Andrew Kane, lo sapevo alla perfezione; e comunque, non comprendevo per quale motivo, continuavo a uscirci. La prima volta era stato per sdebitarmi del suo aiuto nel caso affrontato insieme e per scusarmi dato il comportamento inaccettabile che avevo tenuto nei suoi confronti. Mi ero trovata bene con lui, in modo pure del tutto platonico: era divertente, gentile, rispettoso. Ogni tanto faceva qualche battuta o osservazione che mi metteva leggermente a disagio, manifestando un interesse verso di me che non era ricambiato, ma mi ero premurata subito di mettere in chiaro le mie intenzioni. Ci sarei uscita, ogni tanto, perché era una persona gradevole, ma non ci dovevano essere equivoci circa il nostro rapporto.

L'Avvoltoio non era altrettanto entusiasta della cosa, e di sicuro non potevo biasimarlo. Se lui a parti inverse avesse avuto incontri settimanali con una donna che avrebbe voluto evolvere la loro relazione, non mi avrebbe fatto piacere. Nonostante tutto, però, Hotch era un uomo adulto, e aveva accettato la situazione nel modo più maturo e responsabile: tenendomi il broncio.

La settimana precedente Andrew era venuto direttamente all'FBI per prendere un caffè visto il poco tempo che avevo, e aveva trovato Hotchner alla finestra del suo ufficio, le braccia conserte e un cipiglio così burrascoso da aver rannuvolato il cielo sopra Quantico. Andrew aveva finto di rabbrividire e mi aveva rivolto uno sguardo interrogativo, chiedendomi per l'ennesima volta che diamine ci fosse tra di noi. Io alla fine avevo ceduto, e ammesso che sì, io e Hotch stavamo insieme, e che sì, quella era proprio gelosia.

Quando squillò il mio cellulare Andrew sbuffò, guardandomi con chiaro rimprovero. «Ma insomma,» esclamò, esasperato, «è davvero così protettivo? Fossi in te, mi preoccuperei di sapere che non si fida di te,» aggiunse con tono tagliente.

505 || aaron hotchnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora