capitolo 15

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Matteo's pov:

Valentine si sedette a cavalcioni sulle mie gambe con un test di gravidanza ridacchiando come l'oca che è, mentre mi guardava con occhi dolci e pieni di falsa speranza, cosa che non avrei mai ricambiato.

"Matteo possiamo avere un figlio insieme finalmente!" disse stringendo il test di gravidanza e mi diede un bacio che io però non ricambiai, gesto che non le piacque ma che comunque ignorò.

"se è femmina come vuoi chiamarla?" mi domandò stringendo le sue gambe attorno alla mia vita, pensando di suscitare in me qualche sensazione o sentimento, fallendo miseramente.

"voglio un maschio" mentii freddo come sempre.

"No io voglio la femmina invece!"

Sbuffai e osservai l'oggetto fra le sue mani.
Sospirai e il suo sguardo guizzò a sua volta sull'oggetto che aveva già dato un risultato.

"Cazzo é negativo!" urlò alzandosi dalle mie gambe per poi cercare i suoi vestiti, mentre io feci lo stesso.

Sospirai di sollievo, trovando i miei vestiti sotto il letto.
Mi infilai la solita giacca di pelle ma Valentine mi blocca.

"Dove pensi di andare Matt? " la guardai come la nullità che è al soprannome del cazzo che mi diede, ma lei non demorse.

"Ti ho fatto una domanda, Matt." disse guardandomi con fare infastidito, puttana.

Sbuffai guardandola di nuovo mettendomi le scarpe e avanzando verso la porta.

"Esco" risposi completamente disinteressato al suo fastidio fastidioso.

Lei ribatté parandosi davanti alla porta.

"Tuo padre ha detto che non puoi andare da nessuna parte puoi stare solo con me" disse ridacchiando.

"Quando chiami mio padre per dirgli che me ne sono andato digli che mi deve leccare il buco del culo" aggiunsi spostandola dalla scostai dalla porta e uscii iniziando a rendermi conto però di aver praticamente mancato di rispetto a mio padre e la paura iniziò a salire.

Il respiro si affannò ed iniziai a scrocchiarmi lentamente le dita delle mani nervoso.
Stavo facendo il debole solo per aver detto una cosa comunissima nel mio dizionario, solo alla persona sbagliata.
Mi morsi il labbro ed entrai in macchina sbattendo le mani sul volante spaventato da mio padre. Aveva ragione. Non ero niente altro che una pecora, un vigliacco, io non ero nessuno.
Io ero qualcuno solo quando avevo Lorenzo a fianco, solo quando riuscivo a sentire la sua voce sia il mattino sia la tarda notte, lo desideravo più di qualsiasi cosa, e quando riuscirò a imprimere il mio nome sul suo corpo fragile, solo allora sarò felice.
Lorenzo può decidere tutto di me, e io lo lascerei decidere.
Alla fine non volli fare nulla di che, andai in centro città, parcheggiai la macchina e scesi facendomi un semplice giro in mezzo ai grossi grattacieli.
Sfilai l'accendino e il pacco di sigarette rigorosamente Marlboro Red, il cui odore mi ricordava una sola persona.
Assaporai il tabacco che si espanse nella mia bocca fino ai polmoni e indietro.
Inspirai il fumo lentamente pensando a Lorenzo.
Cazzo. Lorenzo, l'unico e solo, era la mia tortura come la mia frenesia più grande.
Lo immaginavo dipendere da me e da ogni mia carenza, lo immaginavo amarmi, baciarmi, abbracciarmi, e affidarsi a me.
E nello stesso modo lo immaginavo sotto di me tremante, i fianchi stretti che combaciavano con i miei come fatti su misura, i suoi gemiti, la pelle chiara come porcellana, il sedere morbido e formoso che per quanto cercasse di nasconderlo sotto quei vestiti oversize, quel magnifico e stupendo sedere era comunque molto ben visibile, talmente che era sporgente.
Feci un altro tiro e lo immaginai sotto il mio comando in ginocchio con il viso sporco della mia essenza, e i suoi magnifici occhi che brillavano in quel modo solo per me, che volevano di più.
mi ucciderebbe se solo sapesse a cosa sto pensando. Pensai.
Continuando a pensare al mio dio e al mio tormento fino a praticamente finire il pacchetto di sigarette iniziato da molto poco, mi accorsi che piano piano il cielo si scuriva e cacciai il cellulare per chiamare Christian: ormai sapevo che Lorenzo era da suo padre ma non sapevo come aggirare il sistema di sicurezza di Sebastian, che comprendeva guardie, codici ecc, ed in questo Christian era un'eccellenza.
Non feci nemmeno in tempo però a digitare il suo numero che qualcosa mi colpì violentemente in testa facendomi cadere sull'asfalto, battendo ulteriormente la testa.
Inizia a sfocarsi tutto e riuscii a scorgere due figure che io conosco benissimo.

"B-bastar" borbottai cercando di rialzarmi ponendo le mani a terra e facendo forza sull'addome ma un potente calcio mi arrivò in testa e questo sta volta è quello che mi fece vedere tutto nero.

buio.

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Dalixdesix

The Cruel BossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora