capitolo 21

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Matteo's pov:

Riaccesi e spensi il telefono almeno mille volte, non una cazzo di risposta da Lorenzo. Avrei venduto la mia anima al diavolo solo per vedere ancora una volta i suoi capelli biondi, i lineamenti perfetti, quasi femminili, che lui amava tanto, i fianchi piccoli e stretti fatti su misura solo per le mie mani e gli occhi in cui potevo perdermi per ore e ore senza neanche rendermene conto. Volevo solo sentire il calore del suo corpo accanto a me di nuovo, per questo motivo continuai ad aspettare in quella stanza che manteneva così tanti ricordi, così tante emozioni e fin troppe promesse fatte, rischiando il pericolo. Ero nella sua camera chiusa a chiave, aspettando che torni da ovunque fosse andato, mentre due uomini fuori dalla porta erano pronti a strapparmi la pelle se solo mi avrebbero visto.
Gli scrissi di nuovo 'ti prego rispondi', ma anche dopo minuti e minuti ad aspettare quelle maledette spunte rimanevano grigie.

"Cazzo!" urlai scaraventando la bottiglia che si trovava al mio fianco contro la parete, spaccandola e facendo un rumore abbastanza forte da sentirlo anche fuori dalla villa.

Mi guardai intorno in cerca di qualcuno che reagisse alla mia azione, niente, c'era troppo silenzio per una caccia all'uomo. Girai le spalle alla porta del bagno che aveva insieme alla stanza, e mi ricordai della mia coglionaggine quando sentii un tessuto accarezzarmi il naso mentre mi coprì la bocca. I miei occhi si chiusero lentamente e le mie palpebre cominciarono a cadere, mentre la ginocchia diventavano sempre più deboli, continuai a lottare inutilmente, ma il mio corpo cedette una volta per tutte.
Passarono sicuramente ore dall'accaduto e quando mi svegliai Lorenzo era davanti a me, facendo ritornare i miei riflessi in modo immediato. Non riuscivo a parlare e le parole non volevano uscire dalla mia bocca quando lui si sedette sulle mie gambe e mi abbracciò. Il mio corpo sembrava ancorato a quel abbraccio e nonostante non riuscii a far uscire un minimo suono dalla mia bocca, non osai chiedere nulla.
Eravamo rimasti così per minuti buoni, quando ad un certo punto lui si staccò dall'abbraccio, e prima che mi possa accorgere di un'altro movimento, lui avvicinò le sue labbra alle mie, dando vita ad un bacio lento ma appassionato, poggiai le mie mani sui suoi fianchi mentre lui si aggrappò alla mia camicia, e quando riaprì gli occhi verdi rimasi incantato. Il suo profumo, quelle bellissime iridi color smeraldo, il suo corpo e la sua anima, mi appartenevano.

“Matteo..” sussurrò al mio orecchio mentre mi accarezzava i capelli color carbone.

“Dimmi, cucciolo.” risposi accarezzandolo lentamente lungo la schiena.

“Torna a casa.” continuò lui, mandandomi in confusione.

“Cosa?” domandai confuso.

Un'altro bacio sulla guancia da parte sua e tutto sparì, le sue carezze, il suo profumo, tutto. Ad accompagnarmi alla realtà più una forte turbolenza che mi fece cadere dal letto in cui mi trovavo.
Guardai il tutto incredulo, cercando di dare una risposta a tutte le domande che vagavano per la mia testa, inutilmente. Non ci stavo capendo un cazzo.
Guardai fuori da una delle tante finestre presenti della stanza e quando vidi solo nuvole su nuvole, la situazione si fece molto più chiara. Ero fottuto.
Uscii dalla porta della stanza trovando ben otto uomini ad aspettarmi alla nella stanza passeggieri, dei quali solo pochi si girarono a guardarmi pronti ad essere assaliti. Solo uno era più grosso di me, ma erano tutti chiaramente ben addestrati al combattimento. Li guardai tutti con uno sguardo pieno di odio nonostante loro non si mossero di un millimetro. Analizzai la situazione intorno notando un telefono, il mio di telefono. Avanzai per andare a prenderlo quando due teste di cazzo si misero davanti a me con la convinzione che mi facessero qualche effetto. Sbuffai mentre dopo aver chiesto gentilmente di spostarsi loro non mi degnarono neanche di uno sguardo, ma erano chiaramente sotto pressione davanti alla mia presenza. Presi uno per il collo buttandolo nell'angolo opposto del divanetto con sopra il mio telefono, mentre per l'altro mi era bastato fissarlo semplicemente negli occhi per fargli capire che a me di loro non fotte un cazzo, li avrei distrutto tutti se mi avrebbero impedito anche mezzo movimento, il loro amichetto steso a terra con il sangue che colava dalla nuca era un esempio perfetto.
Mi girai verso quello che sembrava più socievole e iniziai a fargli una serie di domande.

“Dove mi stanno portando e per quanto ho dormito?” chiesi regalandogli uno sguardo più rilassato per fargli credere che ero più facile in quel momento.

“I signori Walker e Bauer hanno ordinato di spedirla in Spagna, non sono al corrente del motivo, mi scusi. Inoltre ha dormito per esattamente cinque ore” rispose cercando di non perdere la compostezza.

Bene.
Avevo dormito abbastanza per avere le energie necessarie di uccidere chiunque non osi ubbedire anche se quello significasse far tradimenti. Da ora in poi sarò io al comando, mossa stupida vecchio del cazzo.
In Spagna per quanto stretta fosse la sorveglianza avevo grandi connessioni che mi permettevano di rintracciare ognuno dei miei uomini, compreso Lorenzo, anche se lo nasconderanno come un cane, lui sarà mio. Lui è mio.

“Bene uomini, da oggi sono io il vostro capo, distruggete tutte le cimici e i microfoni, se volete tornare a casa dalle vostre famiglie puliti e in pace con voi stessi!” esclamai mettendomi al lavoro, mentre loro fecero lo stesso senza esitare, mi chiesi se quelli stronzi fossero gentili con loro tanto da non fargli conoscere la paura.

Presi il telefono ed iniziai a mandare a Christian informazioni sulla situazione attuale dicendogli che fino a quando io non sarò tornato, erano loro a capo di tutto.
‘Posso farmi Valentine?’ mi arrivò un messaggio da Viktor.
‘Facci il cazzo che ti pare, puoi anche ucciderla. E non fare il coglione adesso che sei a capo con Christian, mi rovinerai la reputazione!’ risposi semplicemente.
Pensai a come mi abbiano possibilmente portato qui, quando il pensiero di Sebastian mi attraversò la mente e la rabbia iniziò a crescere dentro di me.
L'avrei torturato in modo lento e molto dolore prima di ucciderlo, gli avrei cavato gli occhi e glie li avrei fatti mangiare, gli avrei tagliato le palle, e avrei chiamato Lorenzo per darmi ogni singolo ordine su come far soffrire quell'essere. Se mi avrebbe detto di ucciderlo in un solo colpo, lo avrei fatto. Se mi direbbe invece di tagliargli la pelle ogni millimetro, io lo avrei fatto. Non c'era cosa che non avrei fatto per il mio angelo.
Tenendo ancora il telefono in mano mi venne la tentazione di farlo, e lo feci. Chiamai il suo numero, quando la risposta fu quasi immediata, il suo tono un po' meno

“Allora ti ricordi ancora di me, eh?” domandò Lorenzo chiaramente irritato.

“Stai scherzando spero. Non c'è un fottuto giorno in cui io non pensi a te, tu sei l'unico per me, come farei mai a scordarmi di te?” chiesi a mia volta.

“Ah si? Allora perché io sono solo in questo momento a causa tua e di un'altra puttana Valentine?”

“Lorenzo, ascoltami. Io non la voglio, è il contrario. Io la disgusto.” risposi.

“E perché cazzo ci sei andato a letto?” alzò la voce.

“Ti avrebbero uccis-” cercai di difendermi con la verità, lo avrebbero ucciso veramente.

“No, non mi interessa. Non chiamarmi più, non voglio mettermi nei casini per colpa tua. Addio ancora una volta, Matteo Walker.” concluse con una voce tremante, quasi spaventata riattaccando.

No, non poteva averlo detto veramente.
Riuscii a sentire il mio cuore crepare in mille pezzetti, insieme alla mia anima. La sicurezza che avevo prima pian piano sparì, lasciandomi come un corpo morto seduto su un divano con il telefono in mano e con il cuore distrutto, mentre la sua espressione era indecifrabile.
Quando tutti si muovevano avanti e indietro io non potei, ancora una volta, alzare un dito.
Perché? Perché non poteva andare qualcosa nel modo giusto almeno per una volta? Perché dovevamo continuamente separarci? Inutile chiederselo. Nonostante lo avrei aspettato fino alla fine dei tempi e anche nell'oltretomba, era frustrante.
A interrompere quel flusso di pensieri fu uno degli uomini assunti da poco, che dandomi tre valigie da mano, iniziò a parlare.

“Siamo arrivati, la condurremo verso la sua villa.” disse.

“Certo.” risposi alzandomi e continuando a ripensare alle parole di Lorenzo per trovare qualche errore, qualche parola che lui non avrebbe mai detto, provando a convincere me stesso che non pensava veramente tutto quello che aveva citato.

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Dalixdesix

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