Lorenzo's pov:
Riuscivo ancora in qualche modo a sentire il suo tocco delicato ma possessivo sulla mia pelle nuda, che mi accompagnava nei momenti più tristi e che mi stringeva tra le sue braccia quando l'allegria brillava nei nostri occhi, quelli che creavano una sinfonia perfetta tra di loro. Una lacrima bollente e colma di rancore scese lungo il mio viso, mentre tutti i pensieri nella mia testa mi stavano uccidendo più della situazione in cui mi trovavo.
'Sono morti tutti i bastardi che non ci lasciavano vivere felici' ero solito pensare, ma avevo torto.
Ero seduto sul letto di Matteo, con i suoi vestiti addosso fregandomene del fatto che siano molto più larghi di quello che indossavo di solito, udivo dei bussi alla porta, aggressivi."Lorenzo... Ti prego apri, non chiuderti in te stesso, siamo tutti tristi come te, ti scongiuro..." la voce di Alessia mi ricordava di come avrei dovuto agire, ma per me in quel momento era difficile anche respirare.
Matteo Matteo Matteo...
Un'altra lacrima, seguita da altre milioni versate quel giorno, anzi, quell intera settimana. Non uscivo dalla stanza, non mangiavo bene e non mi curavo bene, cosa che a lui avrebbe fatto incazzare, ma lui non c'era più. Lui, quello che consideravo come una medicina, se n'era andato, del tutto.
Scoppiai nuovamente in un pianto di dolore incapace ancora di accettare ciò vissuto, faceva male da morire, cercavo in ogni angolo della casa una sua traccia di vita inutilmente, era morto.
Mi aveva abbandonato, per colpa mia, per colpa del mio impotere, e cazzo se mi tormentava.
Mi girai su un lato immaginando di essere tra le sue braccia piangendo come un maledetto, ma che ci potevo fare?
La sua immagine inanimata tra le mie braccia che mi dava un ultimo bacio di addio non abbandonava la mia testa, e non volevo neanche che lo facesse."Lorenzo, anche quando litigavamo e anche quando credevi di odiarmi a morte, io ho promesso di morire tra le tue braccia, ed eccomi qui. Non ti dirò di continuare la tua vita dimenticandomi, perché odierei sapere di non essere nella tua testa, quindi detto questo il mio tempo è giunto, addio, ti amo."
"Cazzo!!" urlai nel cuscino, era ingiusto, era così ingiusto!
Ci eravamo promessi di non separarci mai più, ci amavamo e lo facciamo ancora anche se da due mondi paralleli.
Un'altra lacrima.
Avevo le mani e gambe gelate, la febbre a mille e condizioni da far pena, aveva senso fregarsene?
La musica su cui avevamo ballato ronzava di qua e di là nella mia mente poco lucida, le nostre mani che si intrecciavano e i nostri respiri che si mescolavano, i nostri sorrisi e le nostre risate, ogni pensiero che si cancellava quand'eravamo uno con l'altro, tutto a puttane."Finalmente il potete è nostro, i soldi, la posizione e il lavoro, è nelle nostre mani! Ci riuscite a crederci? È morto finalmente!" zitto...
"Bravo piangi! Non lo rivedrai mai più! Pensi che se ti abbiamo aiutato a sopravvivere siamo amici? Col cazzo! Dovevamo lasciarti morire nelle mani di Sebastian!" quella frase detta da uno dei fratelli mi perseguitava come uno spirito.
Per colpa loro avevo perso il mio unico amore, la mia salvezza e il mio tormento. Sapendo che Christian li aveva fatti fuori non aiutava nemmeno, uccidere loro non aveva di certo riportato in vita il mio Matteo.
Il mio.
Si cazzo, mio. Era solo mio e di nessun'altra puttana, mio!
Era...
Affondai la testa nel cuscino cercando di spegnere del tutto la testa ma soprattutto quei pensieri che non finivano più.
La testa sembrava di essere più pesante del resto del corpo, e non potei fare a meno di credere che fosse a causa del vuoto che sentivo nel cuore, erano giorni che cercavo qualcosa in fondo in fondo, ma non trovavo altro che oscurità, che Matteo era solito scacciare via con il suo sorriso e le sue battute che non facevano ridere anche se spiegate, ma a cui ridevo ogni volta solo per vedere i suoi occhi illuminarsi con il mio riflesso dentro.
Mi faceva sentire vivo, cosa che nessuno aveva mai potuto fare in vita mia, ma il destino decise di portarmi via anche l'ultima piccola fonte di felicità che mi era rimasta.
Sentii un'altra busso alla porta, Alessia sembrava così disperata per me, ma stetti zitto, incapace di riferire parola.
La mia gola era sempre più secca ma non importava, ero sicuro che se mi fossi alzato da quel letto avrei rivissuto ogni passo fatto con Matteo in quella stanza, cosa che mi avrebbe ucciso costringendomi a tornare a letto."Ehi Lorenzo... Sono io." la voce di Viktor invase le mie orecchie fuori dalla porta.
"Oggi è il giorno del suo funerale, non osare mancare, non te lo perdonerò mai. Va bene, sei più distrutto di noi, ma se per questo non andrai a poggiate un fottuto fiore sulla sua tomba, giuro sul mio nome che te li farò mangiare i fiori." parlò parlò e parlò. Non finiva mai.
Il solo pensiero di dire addio definitivamente al mio amore mi faceva stringere lo stomaco in un nodo così doloroso da farmi svenire.
Lui avrebbe voluto che io andassi avanti, ne sono sicuro! Avrei dovuto rinfacciare a me stesso, ma sembrava quasi impossibile. Lui stesso mi aveva chiesto di non dimenticarlo, cosa che ancora una volta, era impossibile da fare.
Aprii gli occhi con una fatica che costava mille parole descrivere, probabilmente avevo le occhiaie più accentuate e i segni di chi piange giorno e notte, ma non importava. Allungai la mano verso il comodino per afferrare il telefono, ma i muscoli mi facevano così male che ci dovetti pensare più di due volte se lorario mi importava davvero, alla fine lo feci.Erano le 11.42 di una giornata qualsiasi, magari nella stessa città una donna di nome Stella si era appena sposata, aveva l'umore al settimo cielo e non vedeva l'ora di mettere su famiglia. Oppure un uomo di nome Vince avrà appena avuto il consenso di visitare i suoi bambini due volte alla settimana dalla prigione mentre cercava di rimediare agli errori del passato per la sua figlia di 6 anni e il figlio ormai adolescente di 17. O forse nella stessa città, nello stesso letto, esisteva un'altra persona esattamente come me, distrutta in mille pezzettini che a nessuno interessava veramente raccogliere e metterli insieme di nuovo, come un puzzle.
Tutto inutile, che senso avrebbe alzarsi dal letto dove Matteo insieme a me avevamo trascorso così tante notti felici? "Vai a fare una passeggiata, svuota la mente nella natura e con una buona sigaretta." avrebbe potuto tranquillamente dire Christian, ma a quale costo? Solo per vedere Stella felice nella sua vita perfetta? Per vedere Vince per mano con sua moglie e i due bambini? Manco morto.
Oggi seppelliscono Matteo, non posso davvero assentarmi. Ma come mi vedranno Stella e Vince nei loro occhi per strada? Si immagineranno tutta la storia della mia vita come ho fatto io con loro? Spero vivamente di no, non meritano di scoprire quel lato delle persone.
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The Cruel Boss
RomanceDue migliori amici che si separano da adolescenti per colpa dei genitori. Matteo, che da quando aveva sedici anni ha preso una cattiva strada, lavorando per grandi mafiosi, e Lorenzo, ragazzo che gli è stato portato via dai suoi parenti. Cosa succe...