Un aiuto dall'esterno

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Uscendo dall'ascensore raggiungo la mia postazione e, sbuffando rumorosamente, butto tutto sulla scrivania.

«Ci siamo alzate male stamattina?»

«A dire il vero, Adele, stamani avevo deciso di cominciare la giornata con il
mio adorato krapfen alla crema.»

«Beh allora dovresti avere l'umore alle stelle, perché quella faccia?»

Neanche finisce di chiedermelo che già le si illumina il viso come dovette illuminarsi quello di Archimede quando, trovando la soluzione, urlò " Eureka!"

«No, non dirmelo solo due persone hanno la capacità di farti irritare a tal punto e, dato che Valentina non la senti da anni ...»

«Mister simpatia ha deciso di fare una trasferta per colazione!»

Interrompo la sua più che evidente deduzione e le racconto tutto o meglio, le racconto quello che è accaduto al bar tralasciando volutamente l'episodio del parcheggio, pregandola di non farne parola con Luca.

«Oggi puoi stare tranquilla. Riccardo ha appuntamento fuori sede, con un web designer.»

«E come mai, non si vedono in agenzia?»

«Perché è un vecchio amico di Riccardo. Frequentavano la stessa università, si vedono in maniera informale per fare due chiacchiere, su un'eventuale collaborazione con il progetto LUNA.»

«Capisco. Ma come mai è la prima volta che si collabora con lui, visto il rapporto tra i due?»

«Perché vive a Venezia. Pare che stia prendendo in considerazione l'idea di
trasferirsi e quindi ci sono ottime possibilità che lavori in questo
studio, sempre se il progetto vada in porto.»

«Bene. Almeno oggi potrò lavorare serenamente. E Luca? Non ho visto né
l'auto né la moto?»

«Gloria, non sei tu la sua segretaria?»

Chiede ridendo per poi rispondere al mio quesito.

«Comunque... ieri, quando stavamo andando via, ci ha detto che sarebbe
venuto in ritardo.
Passava allo studio di Roy per visionare le foto. Sai quanto sia pignolo, questo progetto servirà a far conoscere lo studio a livello internazionale, quindi è diventato ancora più scrupoloso!»

«Non dirlo a me, sapessi quante notti insonni passate a lavorare.»

«A lavorare?»

Mi chiede in modo malizioso. È sempre la solita, si è proprio fissata
con questa storia. Possibile che non si renda conto che è normale avere
complicità? Siamo cresciuti assieme, come due fratelli.

«Si Adele, a lavorare e basta. Piuttosto, ieri Riccardo è andato via prima?»

«No, siamo andati via insieme. Si è allontanato un attimo dopo che te ne
sei andata, ma poco dopo è rientrato. Come mai me lo chiedi?»

Il suono dell'ascensore ci fa distogliere dai nostri discorsi e per fortuna direi! Non so proprio che scusa avrei potuto inventare.
Voltandoci verso il corridoio, vediamo avanzare Riccardo seguito da
qualcun altro.

«Adele, non avevi detto che non sarebbe venuto oggi?»

«È quello che ha detto ieri, se poi ha cambiato i suoi piani che colpa ne ho io?»

Un breve scambio di battute a denti stretti prima che si avvicinino.
Come di consueto abbasso
lo sguardo per sfuggire a ogni tipo di contatto e dopo l'amaro buongiorno, ho proprio intenzione di evitarlo.

«Buongiorno. Adele, cambio di programma, saremo qui in ufficio oggi. Puoi provvedere a preparare il materiale?»

«Certo, lo faccio subito Riccardo.»

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