Un piano pericoloso

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"Dolcissima Sognatrice, le pene d'amore sono sempre le più complicate...chi sono io per poter dire cosa sia giusto o sbagliato? Ci siamo conosciuti perché ero alla ricerca del mio disperato amore, che poi forse tale non era. Però sì, per amore ne vale sempre la pena, che sia corrisposto, che sia platonico, che sia duraturo, intenso oppure breve, combattere per ciò che si prova, è sempre la scelta migliore. Se poi restiamo delusi, va bene lo stesso: meglio pentirsi di averci provato, che vivere con il rimorso di non averlo fatto.
Con affetto, il tuo Lupin"

Uscendo da casa di Riccardo ho trovato la mail del mio confidente di rete e devo ammettere che questo suo supporto mi dà tanta forza. So che mi sto infilando in un grosso casino, ma se voglio finalmente riavere la mia felicità, non devo avere paura di lottare per ciò a cui tengo. La parte difficile, ora, sarà convincere Luca ad aiutarmi, ad assecondare il mio folle piano e soprattutto, evitare di coinvolgere Jacopo. Alla fine è lui ora quello che rischia di più, semmai dovessi fallire, non
cadrebbe a picco con me.

"Mio caro Lupin, le tue parole sono una vera dose di coraggio, hai proprio ragione, lotterò fino all'ultimo stremo delle mie forze per ottenere verità e giustizia. Questa volta sono davvero decisa, spero solo di riuscire nel mio intento. Grazie, tua Sognatrice"


Pov Luca

Vorrei proprio sapere cosa le frulla per la testa, spero che abbia una spiegazione valida al suo comportamento che, in venti anni, è la prima volta che fatico a comprendere. Ho chiamato Jacopo, gli ho detto che l'ho trovata e sta bene, non so
quanto ho dovuto insistere affinché non la chiamasse e soprattutto non venisse qui. Gli ho promesso che lo avrei fatto chiamare il prima possibile.
Finalmente è arrivata, vado alla porta, la apro e me la trovo difronte.
Sembra quasi irriconoscibile, ha gli occhi spenti contornati dal nero di chi non li ha chiusi per tutta la notte. Il suo sguardo è triste, sofferente, ma leggo una flebile fiamma di rabbia. È successo qualcosa, ma non riesco a capire cosa.
Mi guarda, la guardo, poi si tuffa sul mio petto e io non posso fare altro che stringerla a me e darle tutto il calore di cui ha bisogno in questo momento. Scoppia in un pianto disperato, le accarezzo i capelli e le bacio la testa, ma stavolta non sembra funzionare. Chi diavolo l'ha ridotta così?

«Gloria, calmati ti prego...»

Ma lei non si ferma, piange tutte le sue lascrime e tra un singhiozzo e l'altro mi chiede di lasciare che si liberi.
Siamo rimasti così, in piedi davanti la porta di casa da quando è arrivata, saranno passati venti minuti. Comincia pian piano a calmarsi, si asciuga le lascrime e lentamente si stacca da me.

«Scusami non volevo...avrei dovuto controllarmi.»

La guardo per un attimo e poi la tiro di nuovo al mio petto e l'abbraccio forte. Ora rispetto a prima la sento tesa, ma non mollo la presa. Non voglio che non si senta libera di abbracciarmi, di venire da
me ogni volta che ne ha bisogno.

«Non dire sciocchezze! Seresti dovuta venire prima, invece di scappare.»

La prendo per mano e la porto in cucina

«Vieni, ti preparo la tua tisana preferita.»

«Zenzero e limone?»

«Con un cucchiaino di miele.»

«Ti adoro, lo sai vero?»

E un sorriso appena accennato spunta sul suo viso. Non è nulla se lo si confronta a quello che si delinea da parte a parte, mostrando quelle meravigliose fossette, ma almeno è qualcosa.

«Allora, mi dici che succede?»

Quel piccolo accenno scompare, il suo sguardo si perde e come se sempre fa, quando è agitata, comincia a mordicchiare le unghie.

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