9.Bello senza alcuna salvezza

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«Cugina, ho preso uno dei voti più alti della classe!» mi sventolò un foglio davanti agli occhi Drew con aria eccitata.

«Bravo, quando hai imparato a copiare così bene?» chiesi in un sorrisetto cinico.

«Ehi! Perché pensi che abbia copiato! Ti ricordo che ho una mente fuori dal normale e questa si chiama una vera e propria accusa!» sbottò fingendo la parte della vittima che gli riusciva anche al quanto bene per il modo in cui si imbronciava.

«Io mi limito ad essere realista.» obiettai mettendo una mano sotto al mento.

«Essere realisti fa schifo, meglio vivere nell'ignoto. Meglio vivere da idioti a volte sai?» inclinò il capo prendendo una sedia dal banco di fronte al mio, capovolgendola e sedendosi sopra.

«Caspita! Allora tu sicuro vivrai secoli...Dato che sembri spegnere il cervello quando le cose si fanno complicate.»  a constatai in una punta di sarcasmo. La verità era che non avevo intenzione di trattare male Drew, solo che ero su di giri per tutto in quei giorni.

Papà portava a casa la sua fidanzata, non avevo stretto particolarmente amicizia con nessuno e mi sentivo più sola che mai. Non volevo confidarmi troppo con mio cugino, perché sapevo che anche lui aveva una vita piena di impegni, tra sport, scuola e amici. Non me la sentivo proprio di aggiungere ulteriori fardelli alle sue spalle.

Anche se avrei voluto qualcuno con cui parlare, con cui sfogarmi perché mi tenevo tutto dentro e faceva male. Faceva male quando non potevi confidarti con nessuno, quando eri costretta a ingoiare a fatica bocconi amari, che avresti voluto sputare. ( il se e il condizionale dopo, sono giusti, in alcuni casi esprimono un periodo ipotetico!)

Faceva male. Ma non potevo fare altrimenti. Una volta che si incominciava a chiudersi a riccio, una volta che si capiva di essere da soli e nessuno intorno...Si smetteva di essere triste e si cresceva.
Non c'era altra scelta.

«Sky.» provò ad attirare la mia attenzione, ma sapevo che se avessi alzato il capo per guardarlo, sarei scoppiata in un pianto isterico.
I miei sentimenti erano molto altalenanti, non li accettavo, non li capivo proprio. Io non mi capivo, forse non l'avevo mai fatto. Chi ero diventata?

Strinsi il pugno.
«Ti dispiace se vai a prendermi un po' d'acqua, per favore? Ho mal di gola...» domandai a condizione che mi desse tregua e si allontanasse per un secondo, per potermi riprendere e non essere così patetica. Per di più Drew sapeva che quando mi comportavo così, c'era sempre di mezzo la mia famiglia.

Non volevo che mi facesse altre domande.
Annuì e si allontanò pensieroso.

Chiusi gli occhi e smisi di pensare troppo. Forse aveva ragione lui, pensare troppo faceva male.

«L'espressione depressa non ti si addice.»spalancai subito le palpebre trovandomi di fronte Josh. Era seduto sulla sedia accanto alla mia e aveva la testa poggiata sul banco, a pochi centimetri dalla mia. Il suo respiro era talmente vicino...

«Oddio, cos'è un incubo?» sbottai sospirando forte. Da quando ci eravamo lasciati quel giorno alla festa, Josh non aveva fatto altro che starmi intorno. Costantemente. Era nei paraggi, dovunque mi spostassi, a lezione si faceva vedere più spesso e in mensa si sedeva nel mio stesso tavolo. Cosa che suscitava le indiscrezioni degli altri.

Strano, perché la prima volta che l'avevo incontrato sembrava avesse voluto uccidermi. Quel cambio repentino mi metteva solo più in allerta. Si divertiva a prendermi in giro.

«Non hai di meglio da fare?»

«Dai, non ti screditare così.» affermò sarcastico «Sei molto divertente mentre cerchi di aprire l'armadietto.» aggiunse trattenendo una ghigno al ricordo.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora