16.Perchè mi guardo allo specchio e non sono piú la stessa?

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Il capitolo sarà un po' 🔴
come sempre vi invito a non urtare la vostra sensibilità, leggendo temi pesanti.

SKY
7 anni prima

Essere educata.
Rispettare gli adulti e non essere arrogante. Era ciò che mi avevano insegnato i miei genitori.

Dovevo fare la brava bambina, perché mamma mi comprasse la casa delle bambole che volessi, affinché papà giocasse con me e non fosse sempre arrabbiato.

Dovevo essere paziente.
Dovevo aspettare che i miei genitori vedessero che fossi degna di ricevere il loro affetto, proprio come facevano gli atri genitori con i miei amici di scuola. Anche se quando ad un tema, avevo scritto questo, la maestra aveva convocato la mamma a scuola.

Chissà perché. Non avevo scritto nulla di male.

Non avevo capito bene la loro conversazione , perché ero fuori la porta nel corridoio ad aspettare.Mentre tutti gli bambini giocavano nel cortile. Avrei voluto farlo anche io.Ma la mamma si sarebbe arrabbiata, diceva che non dovevo dare confidenza agli altri bambini.

L'unica cosa che mi ricordo e che la mamma era uscita dalla presidenza arrabbiata, aveva sbattuto la porta e non appena mi aveva vista saltellare da una piastrella all'altra, mi aveva guardata con rimprovero.

Non avevo neppure avuto il tempo di aprire bocca, perché lei mi aveva afferrata il braccio con forza e mi aveva trascinata fuori di lì.
Con tutti gli sguardi dei maestri...

Compassionevoli?

Non avevo avuto il tempo di salutare i miei amici, che neanche si erano accorti che io quel giorno ci fossi, come tutti gli altri giorni, per loro ero solo la bambina strana che se ne stava per conto suo e non giocava mai.Salii in macchina e allacciai la cintura.

La mamma fece lo stesso e le vidi stringere e affondare le mani al volante.

Perché la mamma era così arrabbiata?

Non lo capivo. Ma la mia attenzione fu catturata da un camioncino dei gelati fermo sul ciglio della strada, gli stavamo passando a fianco.

Avrei voluto chiedere alla mamma di accostare.

«Mamma, possiamo prendere un-»

Un colpo sordo al cruscotto.

«Sta zitta! Zitta cazzo!» esclamò con la rabbia che le si leggeva in faccia. Le vene della fronte le si erano rigonfiate, così come il suo petto che si abbassava e alzava in continuazione.

Mi zittii, magari l'avrei preso un'altra volta il gelato insieme a lei. Così appoggiai la testa al finestrino e osservai le altre macchine passare e le persone sorridere sul marciapiede.

Una volta arrivate nel vialetto di casa, aver chiuso la porta come ogni volta mi tolsi le scarpe subito.

Dovevo far sorridere la mamma.

Magari avrei apparecchiato la tavola, oppure avrei spazzato il camino.Ma l'avrei fatta sorridere.

Così speranzosa voltai il capo verso di lei e aprii la bocca, ma prima che avessi l'occasione di farlo, la mamma mi tirò uno schiaffo in pieno viso.Uno schiaffo così carico di forza, che mi aveva fatta girare di poco la testa di lato.

𝟐𝟒 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐢 ||Tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora